Prato, 16/17 /18 aprile 2015
Le due vendite all’asta di antiquariato organizzate da Farsettiarte nel 2014 hanno fatto registrare un volume d’affari complessivo superiore del 12% a quello del 2013. Per il prossimo appuntamento, tra il 16 e il 18 aprile, gli esperti e i responsabili del settore hanno potuto raccogliere opere di grande interesse artistico e storico e di notevole valore, così da offrire agli appassionati italiani e stranieri una scelta di primo piano.
Una rara scultura del XIII secolo
Tra le opere di maggior rilievo spicca una rara e importante scultura in marmo bianco dell’inizio del XIII secolo, opera di un maestro romanico dell’Italia meridionale (stima: 40.000/60.000 Euro). L’opera è costituita da tre formelle in altorilievo, a fregio continuo, raffiguranti, da destra, “Giuseppe calato nel pozzo”, “La tunica insanguinata di Giuseppe viene mostrata al padre e alla madre”, “Giuseppe venduto agli Ismaeliti”.
Le tre scene sono inquadrate da una cornice in foglia di acanto, spartita da un fregio a forma di vite. La scultura, attendibilmente un pluteo (parapetto istoriato per limitare un recinto) o una architrave, è un importante esempio di scultura romanica della metà del XIII secolo. Il motivo iconografico della “Vita di Giuseppe” è assai frequente nell’arte paleocristiana e in quella dei secoli seguenti. Un esempio sono i rilievi della Cattedra Eburnea dell’Arcivescovo Massimiano del Museo dell’Arcivescovado di Ravenna, già assegnata a maestri alessandrini del VI secolo.
Il modo di inquadrare una delle scene, quella della tunica, in un edificio con due timpani a cornice baccellata, posti su colonne a duplice ordine di foglia, sembra rimandare ai fronti dei sarcofagi paleocristiani, come il “Sarcofago del Prefetto Giunio Basso” (Roma, Grotte Vaticane), il “Sarcofago con scene della Passione” del VI secolo (Roma, Mausoleo di San Sebastiano) e a quello dello stesso tema del IV secolo (n. 164 del Museo Lateranense Cristiano), nonché ai rilievi del “Sarcofago di Adelfia”, del IV secolo (Siracusa, Museo Archeologico Nazionale).
Questi elementi denoterebbero la persistenza dell’influsso di modelli classici, rilevabili anche nelle fattezze delle teste, nei capelli e nelle pieghe ripetute delle vesti. Inoltre l’uso esteso del trapano è tipico della scultura tardo antica. Tuttavia i caratteri formali, la tendenza al narrativo e certe angolosità nei volumi rinviano allo stile romanico dell’Alta Garonna e del sud della Francia, di cui le sculture dell’Abbazia e della Chiesa di Moissac sono la testimonianza più alta.
Rispetto ai centri del Romanico in Italia, la scultura mostra strette affinità non solo con esempi di Palermo, quali il “Candelabro pasquale” della Cappella Palatina e con i capitelli del Chiostro del Duomo di Monreale, ma soprattutto con i “Plutei” di Santa Restituita a Napoli, opere dell’inizio del XIII secolo di maestri provenienti dalla Sicilia.
Il Maestro della Madonna Lazzaroni
Non meno significativo il dipinto eseguito dal Maestro della Madonna Lazzaroni, attivo nel XIV secolo. Si tratta di un elaborato “Trittico” su tre tavole cuspidate raffigurante, nell’anta di sinistra: “Angelo Annunciante” e “Natività”; in quella centrale “Madonna col Bambino, tra Sant’Antonio Abate, un Santo, due Angeli con la palma e due reggicartina”; in quella di destra “Vergine Annunciata” e “Crocifissione, con Maria, Giovanni e Maria Maddalena ai piedi della Croce” (tempera su tavola a fondo oro, cm 70×54,5, stima: 60.000/80.000 Euro).
Nella sua comunicazione scritta a commento dell’opera, Mina Gregori segnala le ascendenze orcagnesche e le affinità con lo stile di Andrea di Bonaiuto (Andrea da Firenze), avvicinando la Crocefissione di questo trittico con quella di un altro trittico, già presso l’Historical Society di New York.
Due “Natività” del XV secolo
Alla fine del Quattrocento può essere collocata l’esecuzione dello splendido dipinto raffigurante la “Natività”, opera tipica della produzione del Maestro del Tondo Lathrop (Michelangelo di Pietro Mencherini o Membrini, artista documentato tra il 1485 ed il 1525 (tempera su tavola, cm 39×28, stima: 65.000/85.000 Euro).
L’opera è corredata da una comunicazione scritta di Federico Zeri, datata 31 ottobre 1989, in cui, tra l’altro, lo storico dell’arte afferma: “A mio avviso questa Natività va datata verso il 1490: essa mostra, molto intenso, il riflesso di Filippino Lippi, che fu operoso a Lucca nel 1482-1483, assieme a quello di Domenico Ghirlandaio”.
Altrettanto pregevole la “Natività” dipinta intorno al 1480 da un artista attivo tra il 1470 ed il 1500, noto alla critica come Pseudo Pier Francesco Fiorentino (tempera su tavola a fondo oro, cm 35,5×40,2, stima: 40.000/60.000 Euro). Questo dipinto possiede infatti molti elementi in comune con le opere di Pier Francesco di Bartolomeo, o Pier Francesco Fiorentino (Firenze 1444/1445 –b 1497) e mostra evidenti affinità stilistiche con i modelli di Filippo Lippi e del Pesellino.
Dipinti del XVI e XVII secolo
Si segnala inoltre una piacevole “Adorazione dei magi” di Scuola fiamminga del XVII secolo (smalto su rame, cm 31×24,2, stima: 15.000/20.000 Euro) e un superbo “Davide” di Scuola Napoletana del XVII secolo, ottima testimonianza dell’influenza caravaggesca in Campania (olio su tela, stima: 25.000/30.000 Euro)
Sabato 18 sarà la volta dei Dipinti e Sculture del XIX e XX secolo. Tra i nomi di spicco in catalogo Fattori, Sorbi, Panerai, Mancini.
Importanti arredi e dipinti antichi
Asta: 16/17 aprile 2015, ore 15.00
Dipinti e sculture del XIX e XX secolo
Asta: sabato 18 aprile 2015, ore 15.00
Esposizione:
A MILANO (selezione): da mercoledì 1 Aprile a martedì 8 Aprile 2015
Orario: 10.00-13.00 e 15.00-19.00 (esclusi domenica 5 Aprile e lunedì 6 Aprile)
A PRATO: da sabato 11 a sabato 18 Aprile 2015
Orario: 10.00-13.00 e 16.00-19.30 (festivi compresi)
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