È finalmente arrivato anche in Italia Fury, il nuovo film di David Ayer (Sabotage, Tolleranza Zero) con Brad Pitt e Logan Lerman.
L’uscita di Fury per il mercato italiano era prevista per gennaio 2015, ma a seguito del fallimento della Moviemax, che avrebbe dovuto distribuirlo, il film ha visto la luce – o meglio- il buio delle sale solo questo giugno e già si è piazzato in testa alla classifica dei film più visti della settimana, anche se nel frattempo tutti lo hanno già visto su internet.
Germania, aprile 1945. Mentre gli alleati sferrano l’attacco decisivo in Europa, il sergente dell’esercito americano Don Collier, da tutti chiamato “Wardaddy” -interpretato da Brad Pitt-, guida un’unità di cinque soldati in una missione mortale dietro le linee nemiche a bordo di un carro armato Sherman, chiamato, appunto, Fury.
Una missione temeraria ed eroica nel cuore della Germania nazista, ormai al collasso. In inferiorità numerica, quasi disarmati e con una recluta giovane e inesperta nel plotone -Logan Lerman- Wardaddy e i suoi uomini dovranno ricorrere a tutto il proprio coraggio per sopravvivere con onore agli orrori della guerra.
Fury più che un film di guerra sembra un film dell’orrore, nero e soffocante, riprende la strada intrapresa da Salvate il soldato Ryan e poco risparmia allo spettatore. I protagonisti di Fury sono uomini che combattono con loro stessi per non diventare bestie, hanno più pietà per i cavalli che per gli altri uomini e sanno che una via per tornare a casa forse nemmeno esiste.
Perché vedere Fury al cinema? Per Brad Pitt: non avrà l’istrionismo di Joacquin Phoenix, il talento sfacciato di Daniel Day Lewis o quell’aspetto gigione e rassicurante di Tom Hanks, ma ha una faccia che riempie il grande schermo alla perfezione. Per i detrattori probabilmente è solo una mera questione di aspetto estetico, ma Norma Desmond (A.K.A. Gloria Swanson) in merito avrebbe qualcosa da dire: «A noi non occorrevano i dialoghi, bastava il volto. E dove, dove sono i volti di un tempo?… Forse uno, la Garbo». Ecco, in estrema sintesi, potremmo dire che Brad Pitt è la nostra Greta Garbo.Shia LaBeouf: dopo quel pasticciaccio di Nymphomaniac e una capatina nel mondo del videoclip per Elastic Heart di Sia torna, in grande forma, la star di Transformers. Ha quella faccia da ex bambino indisponente e un po’ viziato a cui è difficile resistere; una testa calda che al cinema non guasta mai, soprattutto se -come nel suo caso- di comprovato talento. Da recuperare: Charlie Countryman (2013), La regola del silenzio – The Company You Keep (2012) e Disturbia (2007).Logan Lerman: qualcuno di voi forse si ricorderà del bambino de Il Patriota, il film di Emmerich con Mel Gibson e Heath Ledger. Ecco, da allora Lerman è diventato Percy Jackson, D’Artagnan (al fianco di Orlando Bloom e Milla Jovovich in un sottovalutassimo I tre moschettieri del 2011) e soprattutto il Charlie di The Perks of Being a Wallflower (Noi siamo infinito), film cult del 2012 con Emma Watson (ex star di Harry Potter) che è subito diventato il masterpiece di un’intera generazione di young adults (ma, non solo). Con Emma Watson poi si è ritrovato anche nel biblico Noah, grande scult di Aronofsky.
Con una carriera già così ben avviata non ci dovrebbe nemmeno essere il bisogno di dirlo ma, segnatevi il suo nome.
E poi, Fury è un film girato in pellicola! Solo per questo una medaglia al merito gli va concessa.