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Le dernier métro. L’Italia Qualunquemente al capolinea

La notte dell’ultimo metro può anche finire a Roma come è successo a Lorenzo R. e ad altri tre viaggiatori rimasti intrappolati come in un incubo dentro la stazione Flaminia, sprangata dai dipendenti dell’Atac senza neanche controllare se ci fosse qualcuno che aveva appena finito la corsa e doveva ancora uscire, perché questa è l’Italia del pubblico impiego e della burocrazia, l’Italia ministeriale che è trasversale a tutto il Paese, e che trovi anche nel privato, persino alla Fiat, se devi comprare una macchina e ti guardano come uno scocciatore, costretti a parlarti dopo averti fatto aspettare magari due ore in fila: «Desidera?», mentre in realtà ti stanno chiedendo che cazzo vuoi.

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E’ l’Italia dove devi stare sempre dalla parte giusta, mai da quella del cliente o dell’utente, perché se ti capita è come prendere una malattia: devi aver pazienza. Se sei da quella parte della barricata, può succedere di tutto, anche che ti sprangano dentro una stazione del metro, perché chissenefrega, io so’ io e tu non sei un cazzo, come diceva il marchese del Grillo.

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Ma è il giorno dopo che non dovrebbe finire come sta finendo: nessuno che paga e appuntamento alla prossima volta.

Come è successo con i vigli assenteisti la notte di capodanno, sempre a Roma: 767 dipendenti pubblici in malattia tutti insieme, con tanto di giustificazioni tarocche, il Campidoglio che minaccia fuoco e fiamme e poi di tutto quell’esercito 30 indagati che al massimo pagheranno una multa sotto i 4mila euro o saranno sospesi dal servizio «per un periodo inferiore ai 15 giorni». Una breve vacanza senza bisogno del certificato medico.

Tutto questo è il segnale che l’Italia peggiore è intoccabile, quella degli evasori fiscali che ti fanno massacrare di tasse e dei dipendenti pubblici che possono fare tutto quello che vogliono, figli entrambi del grande patto stabilito dalla Democrazia Cristiana con i suoi elettori.

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Lorenzo R., studente di Scienze Politiche, di 22 anni, raccontando al Corriere la sua disavventura, ha detto che per fortuna è successo a lui e non a un turista: «Come si sarebbe salvato». E’ accaduto sabato sera, ore 1 e 55 minuti, quando alla stazione Flaminio è arrivato l’ultimo metro della linea A, partito alle 1 e 30. I 4 viaggiatori sono scesi e sono rimasti chiusi dentro. Si sono attaccati ai cellulari.

Il 112: «nessuna risposta, anzi riattaccavano». Il 113: «Niente. Eravamo disperati. Pensavamo di dover restar lì tutta la notte. Abbiamo riprovato la Polizia. Finalmente hanno risposto. L’operatore della Questura non credeva alle sue orecchie. Sono arrivati subito dei vigilanti e ci hanno liberato».

E’ solo l’inizio. L’assessore ai Trasporti, Stefano Esposito, commenta così: «passo la giornata a fare solleciti e rimproveri. D’altronde questa è l’azienda dei trasporti che c’è a Roma. Neanche fanno attenzione per vedere se c’è qualcuno prima di chiudere».

Come se lui non fosse, appunto, l’assessore dei trasporti. Invece, il Codacons è insorto: ha presentato un esposto in Procura per i reati di sequestro di persona e omissione di controllo e vigilanza: «E’ un episodio scandaloso che non può non avere conseguenze», ha tuonato Carlo Rienzi, il presidente: «Si cominci a far cadere delle teste licenziando i responsabili della stazione Flaminio. Bisogna punire con provvedimenti severi chi crea disagi all’utenza».

In effetti, se fossimo in un altro Paese funzionerebbe così. Qui da noi, a Bologna, il dipendente pubblico Ciro Rinaldi ha denunciato i suoi colleghi per assenteismo, sei anni fa, nell’aprile del 2009: da allora l’indagine della Procura non si sa che fine abbia fatto. Invece, lui è stato sospeso. E quando è tornato al lavoro trasferito. A scanso di equivoci. I sindacati ovviamente hanno fatto muro a favore degli assenteisti. Ma questo è il suo funesto e terribile ruolo, ormai: difendere strenuamente tutti i privilegi rimasti.

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E non è solo il sindacato. La nostra politica ha ereditato consenziente tutti gli accordi sottobanco lasciati dalla vecchia dc. Così, l’assessore ai trasporti allarga le braccia come a dire «che ci posso fare io?», adesso farà un altro rimprovero, portate pazienza che ci pensa lui.

E Grillo, addirittura, Beppe Grillo, l’eroe dei vaffanculo, lancia l’hasthag forza vigili, per difendere gli assenteisti di Roma: quello contro di loro è stato «un accanimento mediatico» per distogliere l’attenzione da Mafia Capitale, «criminalizzare una categoria e agire con misure sempre più restrittuive nei confronti di una parte del pubblico impiego».

Difatti: sono gli unici che non hanno nemmeno la spada di Damocle del jobs act. La verità è che questo Paese ormai è andato così, e l’unica fortuna sarebbe stare dalla parte buona. E se non ci sei, almeno non denunciare gli assenteisti o gli evasori fiscali. E, soprattutto, non viaggiare di notte con la metropolitana.

Dai retta a Razzi e Laqualunque: fatti li cazzi tua.

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