“Light On Autism! Accendi una luce sull’Autismo!” è il progetto, nato inizialmente dall’incontro di Luca Mannino con l’associazione “Teacch House Onlus” e “NeuroTeam” di Palermo e ora supportato anche da “Vivi Sano Onlus”.
Il progetto ha l’obiettivo di diffondere e sensibilizzare una platea sempre più vasta sul mondo delle disabilità intellettive e di mettere in piedi la produzione e la commercializzazione della lampade Low-budget design nate dalla mente creativa di Luca Mannino e realizzate assemblando i tappi delle bottiglie.
Quello che all’inizio era il laboratorio d’arte, tenuto da Luca Mannino, all’interno del campus e della colonia estiva 2015, organizzata per “il Laboratorio dei Talenti” dall’associazione “Teacch House Onlus” con il supporto scientifico di “NeuroTeam”, è diventato l’occasione per sperimentare e trasformare la realizzazione della lampada in un’attività in grado di essere eseguita, in tutte le sue fasi, da persone affette da sindrome autistica.
Il progetto è maturato e oggi rientra in un’esperienza più ampia, promossa da “Vivi Sano Onlus” con la collaborazione di “Teacch House Onlus” e di “NeuroTeam”. Racchiude al suo interno varie attività di potenziamento di autonomie personali, abilità sociali e percorsi di crescita, verso l’inclusione lavorativa sia di minori che di giovani adulti affetti da disturbi dello spettro autistico.
Il laboratorio di design “Light On Autism”, cominciato a ottobre 2015, ha l’obiettivo sia di diffondere e sensibilizzare il pubblico sul mondo delle disabilità intellettive sia di mettere in piedi la produzione e la commercializzazione della lampade. I ragazzi e i giovani adulti, all’interno di ambienti opportunamente strutturati, si occuperanno della produzione della stessa, realizzando la sostenibilità delle attività e la futura occupazione.
Per saperne di più abbiamo parlato del progetto con Luca Mannino.
Raccontami di come nascono le tue lampade, partiamo dalla cosa che salta di più all’occhio, almeno a prima vista: il materiale utilizzato, perché i tappi, sono solo dei rifiuti?
Si, mi interessano i rifiuti come materiale di facile reperimento e a costo quasi nullo.
Tu però eri partito dalla pittura, cosa è successo dopo?
Vero, ma ho lasciato la pittura, come ambito di ricerca, dedicandomi all’assemblaggio, ovvero la tecnica che permette di mettere insieme oggetti e linguaggi differenti tra loro. Ho condotto per diversi anni un collettivo artistico con l’obiettivo di sperimentare l’interazione tra arte e percezione attraverso la tecnologia; ho provato anche ad unire le due esperienze all’interno di uno stesso elaborato.
Le tue opere non seguono regole, sono accattivanti e articolate, per certi versi mostruose e figlie dell’horror vacui, vuoi spaventare chi le vede?
Amo produrre mostri, le mie sono opere ibride che non possono essere collocate in alcuna categoria; la mia ricerca si è evoluta colonizzando lo spazio: dalla tela mi sono spostato verso la scultura pittorica e poi la scultura, o meglio qualcosa che assomiglia alla scultura.
Qual è il passo che ti porta alle lampade?
Le lampade, invece, nascono per gioco, un’amica mi chiese di realizzare una lampada, e io pensai di scimmiottare i lumi di legno che si trovavano in casa delle nonne utilizzando altri materiali. Inizialmente impilavo oggetti che trovavo nel mio laboratorio, poi ho deciso di utilizzare prevalentemente tappi di detergenti, perché la varietà delle forme e dei colori permette di realizzare sequenze sempre nuove e divertenti.
Come sono state accolte dal pubblico?
Ho cominciato ad esporle nei negozi ottenendo un discreto riscontro e ne ho prodotte in questi anni diversi esemplari.
Come sei arrivato a far incontrare le tue lampade con i ragazzi autistici?
L’idea di proporre questo tipo di attività ai ragazzi autistici nasce da Miriam Bisagna che, oltre ad essere la mia compagna è un’insegnante di sostegno; in questi anni ha lavorato con diversi ragazzi autistici e mi ha consigliato di testare questa attività con loro.
Quando si è realizzato questo incontro?
Questa estate. Michele Scarpa, presidente di “Teacch House Onlus”, mi ha invitato a condurre un laboratorio d’arte per “Il Laboratorio dei talenti”. Da lì abbiamo pensato di proporre la realizzazione della lampada, e grazie alla professionalità di Laura Pipitone e degli altri psicologi abbiamo tradotto l’attività in sequenza operativa.
Come è andata?
L’esperimento è andato oltre le nostre aspettative, e abbiamo potuto constatare che i ragazzi erano in grado di eseguire tutte le fasi del processo costruttivo in autonomia. Questo ci ha spinto ad approfondire questa esperienza nel laboratorio di “Ligh on Autism” che è partito in questi giorni, e che ci servirà come banco di prova per testare processi operativi e spazi lavorativi in ambienti adeguatamente strutturati.
Una bella soddisfazione, ma anche una bella responsabilità, non credi?
Siamo felici di affrontare questa esperienza all’interno del contenitore proposto da “Vivi Sano Onlus” con Daniele Giliberti e “Teacch House Onlus” che, oltre gli spazi, ci offrono la presenza di operatori specializzati e il supporto scientifico di “NeuroTeam”.
Dove volete arrivare con questo laboratorio?
Il nostro obiettivo è quello di avviare una vera e propria produzione, commercializzare i prodotti creando un laboratorio inclusivo in grado di dare lavoro vero ai ragazzi.
Che idea ti sei fatto della disabilità?
La disabilità è un “mostro sociale” e porta con sé le caratteristiche dell’ibrido, non è facile collocarla in un posto facilmente riconoscibile. L’esperienza che stiamo affrontando serve a dimostrare che la disabilità può avere un posto all’interno delle nostre comunità, oltre ad essere una grande opportunità di crescita sociale culturale, e anche economica.
Insomma, l’arte può tutto?
L’arte è un mezzo potentissimo per trasformare il mondo e questa esperienza ne è la prova.
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