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LA CAMERA. Sulla materialità della fotografia a Bologna

Attila Csörgö, ‘Semi-Space’, 2001 Attila Csörgö, ‘Semi-Space’, 2001
Attila Csörgö, ‘Semi-Space’, 2001
Attila Csörgö, Semi-Space, 2001. Stampa in b/n all’interno di una cupola in plexiglas (Ø34 cm), tavolo luminoso

LA CAMERA. Sulla materialità della fotografia è il terzo episodio di un progetto espositivo più ampio, a cura di Simone Menegoi, che indaga il rapporto fra scultura e fotografia, il cui titolo complessivo è The Camera’s Blind Spot. I primi due episodi del progetto (The Camera’s Blind Spot I e II) hanno avuto luogo rispettivamente al MAN – Museo d’Arte della Provincia di Nuoro (2013) e ad Ex-tra City Kunsthal di Anversa (2015).

La mostra presenta le opere di un gruppo di artisti internazionali: Dove Allouche, Paul Caffell, Elia Cantori, Attila Csörgő, Linda Fregni Nagler, Paolo Gioli, Franco Guerzoni, Raphael Hefti, Marie Lund, Ives Maes, Justin Matherly, Lisa Oppenheim, Johan Österholm, Anna Lena Radlmeier, Evariste Richer, Fabio Sandri, Simon Starling, Luca Trevisani, Carlos Vela-Prado.

Franco Guerzoni, Dentro l'immagine, 1975, polvere di zolfo su fotografia originale, cm 18x24
Franco Guerzoni, Dentro l’immagine, 1975. Cristalli di zolfo su fotografia originale, 18 x 24 cm

Le mostre sul rapporto scultura-fotografia si fermano spesso a una concezione “classica” di esso, secondo la quale la fotografia documenta e rivisita opere tridimensionali già esistenti. Una formula che è nata con la fotografia stessa, e ha conosciuto una straordinaria svolta creativa quando scultori come Medardo Rosso e Costantin Brancusi, fra la fine del XIX e il principio del XX secolo, imbracciarono la macchina fotografica e incominciarono a fotografare le loro stesse opere in condizioni mutevoli di luce e di spazio.

Il ciclo The Camera’s Blind Spot ambisce non solo a documentare i più recenti sviluppi di questa tendenza, ma anche a dar conto di altre possibilità, non meno impor-tanti; in primo luogo, quella che vede la materialità dell’immagine fotografica spingersi a tal punto da trasformare quest’ultima in oggetto. Una sfida a ciò che costituisce sin dal principio il “blind spot” della tecnica fotografica, il suo limite: l’impossibilità di rendere un oggetto tridimensionale su una superficie piana.

Dove Allouche, Les Pétrifiantes, 2012_4
Dove Allouche, Les pétrifiantes, 2012. 18 ambrotipi su vetro, 20,5 x 20,5 x 0,5 cm ciascuno; teca in vetro e acciaio, 85,5 x 67 x 253 cm (Collezione FRAC Bretagne, Rennes)

Il terzo episodio della serie, intitolato LA CAMERA. Sulla materialità della fotografia sposta il bari-centro della ricerca verso il medium fotografico. All’interno di un contenitore espositivo costruito dentro la sala maggiore di Palazzo De’Toschi (la “camera”del titolo; ma naturalmente c’è un gioco di parole con il senso della parola in inglese, ovvero“macchina fotografica”) saranno presentate opere realizzate con le tecniche fotosensibili più insolite e rare fra quelle attualmente in uso oggi presso artisti visivi e fotografi: dai dagherrotipi di Evariste Richer alle stampe al platino di Paul Caffell, dalle scansioni fotografiche sferiche di Attila Csörgő ai “monotipi a getto d’inchiostro” di Justin Matherly.

Linda Fregni Nagler, #0376, da The Hidden Mother (2006-2013)
Linda Fregni Nagler, #0458, #0376, #0185, #0632, #0187 da The Hidden Mother (2006- 2013). (Anno di stampa: 2013). Stampe al platino-palladio, 42,5 x 30,5 cm ciascuna (Courtesydell’artista e Galleria Monica De Cardenas, Milano)

Una rassegna di eccentricità, arcaismi, hapax legomena fotografici il cui scopo è quello di spiazzare le aspettative comuni dello spettatore rispetto alla fotografia, e di fargli sperimentare di nuovo, almeno per un istante, la meraviglia del suo avo ottocentesco di fronte a un’invenzione che ha rivoluzionato la cultura visiva e il rapporto stesso con la realtà.

Non è una sfida al digitale (le tecniche digitali, del resto, dalla scansione alla stampa 3D, sono alla base di alcune delle opere in mostra) quanto alla sua egemonia assoluta; all’idea che, dopo l’avvento della ripresa digitale, ogni altra tecnica fotografica sia diventata obsoleta, e non possa che essere abbandonata.

Paolo Gioli, Pugno stenopeico, 1989
Paolo Gioli, Pugno contro me stesso, 1989. Stampa fotografica in b&n da negativo realizzato con pugno stenopeico, cm 18 x 13, e fotografia di documentazione

Infine, la scultura. L’altro protagonista del progetto The Camera’s Blind Spot non è assente dal terzo episodio della serie. Riemerge nei soggetti: le sculture romane fotografate da Paolo Gioli con un procedimento di sua invenzione, che comprende una pellicola fosforescente, oppure le stalattiti e stalagmiti, vere e proprie sculture naturali, fissate su vetro da Dove Allouche con la tecnica ottocentesca dell’ambrotipia.

Più spesso, la scultura si ripropone nella presenza fisica di opere basate su tecniche fotografiche, e che tuttavia si stenta a chiamare “fotografie”: ad esempio, la Structure for Moon Plates and Moon Shards (2015) di Johan Österholm, una costruzione realizzata con i vetri di una vecchia serra per fiori, spalmati di emulsione fotosensibile e poi esposti alla luce della luna. In tempi di smaterializzazione dell’immagine fotografica, i singolari “oggetti fotografici”in mostra si propongono come sculture vere e proprie.

Anna Lena Radlmeier, Table, 2010
Anna Lena Radlmeier, Table, 2010. Collimatografia, assemblaggio di 24 stampe a contatto, 148 x 78 cm
Franco Guerzoni, 6 Archeologia, 1973, fotografia ritoccata e stampa serigrafica su gesso, cm 12x17
Franco Guerzoni, Archeologia, 1973. Fotografia ritoccata e stampa serigrafica su gesso, 70 x 50 cm (Collezione privata, Bologna)
Evariste Richer, Nuages au iodure d'argent 2005_1
Evariste Richer, Nuages au iodure d’argent, 2005. Dagherrotipi, 6 x 9 cm ciascuno (Courtesydell’artista)

INFORMAZIONI UTILI

The Camera’s Blind Spot III
LA CAMERA. Sulla materialità della fotografia

Lista degli artisti:

Dove Allouche
Paul Caffell
Elia Cantori
Attila Csörgő
Linda Fregni Nagler
Paolo Gioli
Franco Guerzoni
Raphael Hefti
Marie Lund
Ives Maes
Justin Matherly
Lisa Oppenheim
Johan Österholm
Anna Lena Radlmeier
Evariste Richer
Fabio Sandri
Simon Starling
Luca Trevisani
Carlos Vela-Prado

Sede:
Palazzo De’Toschi
piazzaMinghetti 4/D Bologna

Inaugurazione:
29 gennaio, ore 18.30

Date:
29 gennaio-28 febbraio 2016

Orari di apertura:
(durante ART CITY Bologna):
venerdì29 gennaio, 12.00-20.00
sabato 30 gennaio, 12.00-24.00
domenica 31 gennaio, 12.00-20.00

1-28 febbraio 2016
da martedìa domenica
10.00-13.00 / 16.00-19.00. Chiuso il lunedì
ingresso libero

Luca Trevisani, Notes for dried and living bodies, 2015
Luca Trevisani, Notes for dried and living bodies, 2015. Stampa UV su foglia secca, plexiglass,184 x 79 cm (Courtesy Galleria MehdiChouakri, Berlino)

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