Il caso Weekend: a chi interessa la distribuzione? È la Chiesa a decidere quali film arrivano in sala? Non proprio, anche se…
Weekend è il secondo lungometraggio di Andrew Haigh, un film del 2011.
Andrew Haigh è il regista di 45 anni, con Charlotte Rampling, arrivato -dopo un crescente consenso di critica- anche agli Oscar – con una candidatura proprio a Charlotte Rampling dopo l’Orso d’Oro a Berlino come migliore attrice.
Con Weekend, per intenderci, siamo dalla parti di Looking, serial TV della HBO di cui Andrew Haigh è stato produttore. Serial TV durato 2 stagioni e soppresso per mancanza di ascolti, ma con in arrivo un film per accontentare il pubblico, scarno ma affezionato.
Ora Weekend -dopo 5 anni- è uscito anche in Italia, in 10 sale. Il distributore italiano, Teodora, di fronte alle sole 10 sale incolpa la concorrenza, ma soprattutto la CEI. La Conferenza Episcopale Italiana difatti ha una commissione incaricata di recensire e valutare i film in uscita dando indicazioni in merito alla programmazione dei cinema aderenti all’ACEC (Associazione Cattolica Esercenti Cinema): le Sale della Comunità (1126 sale, pare -per Avvenire sarebbero meno di 700- tra cinema dell’oratorio e quelle del circuito d’eccellenza).
>> Il film è stato valutato da questa commissione come “sconsigliato/inutilizzabile/scabroso”, causa le tematiche proposte quali omosessualità e droga. Un mix letale insomma. Quella di Weekend sembra diventare esempio e immagine di quell’Italia mai uscita da quella sorta di neo Medioevo culturale di cui Costanza Miriano e Mario Adinolfi sono perfetti paladini. Quest’ultimo già si è scagliato contro Kung Fu Panda 3: lavaggio del cervello gender (!?) ai bambini, dice. Boh.
Dando un’occhiata alla storia del film però, nel resto del mondo non sembra aver avuto un destino troppo dissimile… In Inghilterra -ovvero in patria- sempre nel 2011, nella prima settimana il film è stato distribuito in 10 sale, per poi arrivare a un massimo di 20. La regina Elisabetta!, famosa omofoba?! In America, nel 2011, Weekend nella prima settimana è stato distribuito in 1 sala, per passare a 6 nella seconda, arrivando a non più di 26.
Nel 2013 in Spagna apre in 7 sale e arriva a un massimo di 10.
>> In Italia il film invece arriva solo ora, con cinque anni di ritardo, e solo grazie a 45 anni. E questo già la dice lunga sul tipo di pubblico che siamo. Sarebbe stato un peccato, in effetti, non approfittare del successo di Charlotte Rampling per distribuire un film vecchio di un lustro – che per assurdo in Italia risulta quanto mai attuale -in stile e tematica- ma non per un valore suo quanto più per un disvalore nostro.
Viene da chiedere dove fossero 5 anni fa i distributori -Teodora compresa, ma non solo- mentre il target di riferimento il film lo guardava in streaming.
Quando sei in vetta prendi tutti i venti, ricorda la filosofa di Chivasso, Simona Ventura, è così è stato; ma la CEI ha detto no, questo film non ci piace. Sia chiaro, quella della CEI è una critica pastorale, che analizza i film in base ai dettami del catechismo. Per definizione è quindi una critica senza nessun valore critico: vuota. Ne resterà probabilmente memoria in quanto curioso caso antropologico sul rapporto tra critica culturale e indottrinamento.
Da una pagina dell’Avvenire arriva pronta la risposta alle accuse di Teodora in cui viene fatto notare come non tutti i film mal accolti dalla CEI abbiamo avuto una cattiva distribuzione – tra le righe dell’articolo un velo di amarezza per questa mancanza di potere e una chiosa che ben sottolinea la caratteristica mancanza del senso del ridicolo propria di parte del clero.
A ben vedere, è vero: molti tra i titoli della lista nera hanno avuto ottime distribuzioni. Tra gli “inammissibili” per la CEI ricordiamo, sempre parlando di settimana d’apartura: Austin Powers in Goldmember (Eagle) distribuito in 259 sale, Closer –inaccettabile/scabroso (Sony) 212 sale; Constantine – inaccettabile e farneticante (Warner Bros) 324 sale; Nymphomaniac (Good Films) 130 sale; Le streghe di Salem (Notorious Pictures) 196 sale; Brokeback Mountain (BIM) 202 sale. Perfino E alla fine arriva Polly risulta essere pellicola vietata (volgarità!), ma fu distribuito da UIP in ben 248 sale.
Tra i “non utilizzabili” troviamo I Ragazzi stanno bene (Lucky Red) 124 sale; Jennifer’s Body (Fox) 196 sale e Spring Breakers (BIM) 236 sale.
La Vita di Adele poi -per tornare in ambito “gay”- molto più scabroso di Weekend, aveva aperto in 140 sale distribuito da Lucky Red, forte di una Palma d’Oro, certo, ma i premi da Festival non sono mai una garanzia per una buona distribuzione. Il Leone d’Oro del 2005, Still Life (Lucky Red), è stato distribuito in non più di 23 sale (e no, non era una storia gay). The Assassin, Miglior Regia a Cannes 2015, non pervenuto.
>> Inaccettabili per la CEI poi anche Almodovar (ovviamente) e Scorsese (troppo violento!), ma in sala non hanno mai avuto problemi. Dracula di Coppola? inaccettabile e malsano.
I grandi nomi comunque non sono sempre una garanzia per una buona distribuzione (al di là della critica pastorale s’intende): Passion di De Palma in America è stato distribuito al massimo in 14 sale. In Italia mai. Eisenstein in Guanajuato, distribuito (?) in Italia sempre da Teodora, in pratica risulta non pervenuto (scabrosità anche in questo caso però, per la CEI).
Esiste poi, sì, tutta una serie di film “vietati” a cui è stata riservata una cattiva distribuzione, di questi casi stupisce però che nessuno abbia mai sollevato lamentele, trattandosi spesso di film anche migliori di Weekend.
Stroncato dalla CEI e mal distribuito ad esempio El Club, Orso d’Argento alla Berlinale 2015. Nessuno polemica; un distributore, Bolero Film, sicuramente poco furbo. Love di Gaspar Noè non è e né mai, probabilmente, sarà distribuito, ma tranquilli, alla CEI nemmeno lo hanno mai visto. È un film molto bello e nessuno purtroppo si è lamentato del mancato arrivo in sala. Scaricatelo (o aspettate almeno 5 anni, non si può mai sapere).
Un altro caso di film, purtroppo, distribuito in poche copie è quello che riguarda Lo sconosciuto del lago: in America al massimo in 16 sale e in Italia, distribuito sempre da Teodora, 17. Lì qualche pisello in bella vista c’era e forse per questo nessuno si è sentito in dovere di denunziarne la scarsa diffusione.
Forse, visto l’andazzo generale (al netto della critica pastorale e di quella conseguente forma di censura sottaciuta) supporre che 10 sale in apertura, per un film di 5 anni fa, non sia un numero così ingiusto non sembra essere poi così fantascientifico. È corretto sostenere che la CEI abbia così tanto potere? Sicuramente è giusto sostenere che ne abbia troppo. Sarebbe auspicabile, su questioni di tal genere, non ne avesse proprio .
>> La strategia di Teodora (l’attacco alla CEI s’intende) ha avuto però i suoi frutti. Nella prima settimana di proiezione Weekend ha avuto, in media per sala, l’incasso migliore. Che il vittimismo paghi sempre? Le sale pronte a proiettarlo ora passano da 10 a 21. Quelle 11 in più settimana scorsa avevano paura della scure pastorale e ora non più?
Gli aspetti positivi di questa storia sono due. Da una parte si è fatta chiarezza sul meccanismo -di per sé abbastanza losco- con cui la CEI manipola una parte fin troppo ampia della distribuzione cinematografica (non tanto -e non solo- con le sue raccomandazioni ma con un circuito che nei suoi elenchi vanta molte più sale di quante si potrebbe immaginare); dall’altra la gente si sta interessando e sta andando a vedere un bel film.
L’aspetto negativo è che, ancora una volta, la promozione di un prodotto non è passata dalla sua qualità ma dall’aspetto scabroso che porta con sé (in questo caso non certo il contenuto o la forma del film, ma la storia della sua distribuzione), in uno strascico infinito di qualunquismo in cui si fa confusione tra campagna promozionale e battaglia morale.