“Quando sono arrivato a Napoli dovevo passarci una notte. Ci sono rimasto dieci anni: una ricchezza enorme”
Jean Noel Schifano
Non è la prima volta che vengono decantate le glorie di una città come Napoli, a volte si ha l’impressione che ce ne sia proprio bisogno a causa dei suoi difetti, che mettono in ombra i suoi innumerevoli pregi. Eppure le parole di Jean Noel Schifano sono dense di significato, quando a pronunciarle è uno straniero, uno scrittore che ha scelto di rimanere a Napoli per capirla e riconoscere i suoi reali valori. Questa scelta di Schifano ed il suo impegno costante lo hanno condotto, da convinto meridionalista, ad occuparsi anche di un’iniziativa culturale davvero unica: la creazione della collezione Creator Vesevo.
L’iniziativa dello scrittore e del comune di Ercolano ha condotto alla costituzione di una collezione unica nel suo genere, in cui dieci sculture, commissionate ad artisti di spicco internazionale e realizzate in pietra lavica, si susseguono sulla via che conduce al Vesuvio. La collezione è stata inaugurata nel 2005 alla presenza dell’allora presidente della repubblica Carlo Azeglio Ciampi: le opere realizzate dai dieci scultori, con la collaborazione di artisti locali specializzati nel taglio della pietra, rappresentano un riuscito connubio tra l’arte contemporanea ufficiale e il linguaggio artigianale, necessario per entrare direttamente in contatto con l’essenza della materia.
“Non c’è nessun altro vulcano al mondo, nessun altro luogo di montagna per il quale sia stata pensata una cosa del genere, un intervento che coniuga bellezze naturali – che non hanno bisogno di parole tanto il Vesuvio è conosciuto, un’icona mondiale – con il genio degli artisti che hanno apportato al fascino del vulcano il soffio della loro arte”
Jean Noel Schifano
La realizzazione di queste opere in pietra lavica determina una rivalutazione della lava, l’elemento che è spesso associato alla distruzione si fa forza creatrice. Collocarle proprio sul Vesuvio crea un legame indissolubile con il loro luogo di creazione, non solo per materialità ma anche per i soggetti scelti, un legame che, per quanto riguarda le opere d’arte contemporanee, spesso viene interrotto per interesse di mercato.
Gli autori di questi pezzi unici sono di varie nazionalità: l’olandese Mark Brusse, Dimas Macedo, portoghese, l’architetto franco-jugoslavo Vladimir Velickovic, il tedesco Johannes Grutzke, Rùrì, unica artista donna del gruppo, lo spagnolo Miguel Berrocal, l’arista e violinista Denis Monfloeur, Antonio Seguì di origini italiane, il greco Alexandros Fassianos e l’unico artista italiano Lello Esposito.
Ciò che accomuna queste opere oltre la materia è anche la scelta del soggetto. Sono una sorta di guardiani ed alcuni è come se richiamassero una forma primitiva, probabilmente per creare un legame con la materia stessa. Osservano il passante come se fossero delle guide, che conducono verso il cratere del vulcano che dorme.
In alcune opere la componente dello sguardo è molto forte come la creazione di Mark Brusse, Ascoltando con gli occhi, in cui questo gigante, composto di un materiale naturale e apparentemente non lavorata, scruta il viaggiatore che incomincia il suo viaggio.
L’opera di Lello Esposito, Gli occhi del Vesuvio, è una maschera di Pulcinella di 45 tonnellate in pietra lavica. Il soggetto è l’elemento che contraddistingue la produzione dell’artista napoletano, che ha rappresentato Pulcinella in diverse sembianze e contesti, ma, in questo caso, la maschera ha due enormi fori che incorniciano la vista mozzafiato, che si gode sulla sommità del vulcano.
In questo caso la tradizione diviene contemporaneità, la maschera, simbolo della città di Napoli si affaccia sull’immenso panorama e lo fa traghettando essa stessa lo spettatore, chiedendogli forse di guardare la città attraverso i suoi stessi occhi, andando oltre innumerevoli luoghi comuni.
Altri artisti invece, stimolati dal soggetto e dalla materia, guardano al passato, come per esempio Dimas Macedo, che col suo Totem si connette con una tradizione primitiva e mitologica.
Lo stesso avviene con Icaro, un’opera di Antonio Seguì, che rappresenta il protagonista del mito, che con le sue ali si avvicinò troppo al sole, la cera che le componeva, si sciolse e rispetto alla tradizione, che vuole il personaggio cadere in mare, l’artista lo rappresenta con le gambe sagomate che fuoriescono dalla pietra lavica. Il Vesuvio è custode di storia e connesso con la tradizione mitologica.
Il percorso verso il Vesuvio si trasforma così in una passeggiata densa di riflessioni e spunti, in cui la materia si connette con la natura, con la storia, la tradizione e la mitologia. Il vulcano dormiente è da sempre considerato un punto di riferimento per i suoi abitanti, una sorta di stella polare da guardare quando si vuole tornare o si lascia la propria casa, ma è anche emblema della potenza della natura, che minaccia ma in realtà trasmette protezione alla sua popolazione.
La lava materiale che fuoriesce, distruttiva, questa volta si manifesta all’esterno del Vesuvio, diviene portatrice di un messaggio contemporaneo, che si distacca dalla tradizionale idea di elemento dirompente, che colpì Pompei ed Ercolano, per ricongiungersi con gli uomini.
L’arte, attraverso questa collezione, dimostra che può essere elemento di congiunzione con la storia, la natura e l’identità cittadina, che non è più chiusa in se stessa ma è letta e interpretata da artisti internazionali in forma di linguaggio contemporaneo.
INFORMAZIONI UTILI
Sulla collezione: http://www.vesuvioinrete.it/e_creatorvesevo.htm