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Maria Lassnig, Woman Power. Ricerca della propria interiorità e metamorfosi del corpo

Doppio autoritratto con aragosta, 1979. Prestito a lungo termine da collezionista privato, Austria. Schiacciapatate, 1989. Courtesy The Albertina Museum, Vienna. The Batliner Collection. Musicista, 1988. Courtesy The Albertina Museum, Vienna. The Essl Collection Doppio autoritratto con aragosta, 1979. Prestito a lungo termine da collezionista privato, Austria. Schiacciapatate, 1989. Courtesy The Albertina Museum, Vienna. The Batliner Collection. Musicista, 1988. Courtesy The Albertina Museum, Vienna. The Essl Collection
Doppio autoritratto con aragosta, 1979. Prestito a lungo termine da collezionista privato, Austria.  Schiacciapatate, 1989. Courtesy The Albertina Museum, Vienna. The Batliner Collection. Musicista, 1988. Courtesy The Albertina Museum, Vienna. The Essl Collection
Doppio autoritratto con aragosta, 1979. Prestito a lungo termine da collezionista privato, Austria.
Schiacciapatate, 1989. Courtesy The Albertina Museum, Vienna. The Batliner Collection.
Musicista, 1988. Courtesy The Albertina Museum, Vienna. The Essl Collection

Palazzo Pitti rende omaggio a Maria Lassnig (1919 – 2014), una delle artiste più importanti del XX Secolo e Leone d’Oro alla carriera alla Biennale di Venezia del 2013, con una retrospettiva organizzata grazie alla collaborazione tra la Galleria degli Uffizi, l’Albertina di Vienna e la Fondazione Maria Lassnig. La mostra Maria Lassnig – Woman Power, curata da Wolfgang Eschler, comprende una selezione di 25 opere che vanno dagli anni 60 fino ai primi anni del 2000 e sarà visitabile fino al 25 giugno 2017.

Power, 1979. Courtesy The Albertina Museum, Vienna. The Essl Collection
Power, 1979. Courtesy The Albertina Museum, Vienna. The Essl Collection

Maria Lassnig se ne è andata all’età di 94 anni, all’apice del riconoscimento artistico, lasciando alle sue spalle una vasta produzione composta da opere legate prevalentemente ad un unico soggetto: il suo corpo. Attingendo da diverse espressioni artistiche (surrealismo, realismo, arte informale, automatismo), l’artista ha sviluppato un linguaggio del tutto personale, che le ha permesso di fare del corpo il fulcro del proprio lavoro, un vero e proprio strumento di auto analisi con cui indagare i luoghi più profondi e nascosti della propria persona. Come si percepisce dagli autoritratti selezionati per la mostra, l’artista non è interessata a dipingere l’aspetto esteriore del proprio corpo nella sua esattezza, ma il suo intento è quello di andare oltre la superficie. É interessata a rappresentare ciò che esperisce interiormente, senza fermarsi alla percezione esteriore. Per farlo, Maria Lassnig lavora sul proprio corpo con la perizia di un chirurgo. Lei stessa definisce il suo lavoro “meditazione e applicazione di un bisturi chirurgico su di un soggetto volontario, l’io. Infatti, le sue membra vengono messe a nudo, private di qualsiasi orpello o abbellimento: l’artista compone e scompone la sua figura deformandola per cercare di raggiungere la Körpergefühlsbildern, ovvero la coscienza del corpo.

Senza titolo (stampelle, gamba rotta), 2005. Courtesy The Albertina Museum, Vienna. The Essl Collection. Spirito della montagna con donnola, 1996. Courtesy The Albertina Museum, Vienna. The Essl Collection.
Senza titolo (stampelle, gamba rotta), 2005. Courtesy The Albertina Museum, Vienna. The Essl Collection.
Spirito della montagna con donnola, 1996. Courtesy The Albertina Museum, Vienna. The Essl Collection.

Questo metodo le ha permesso di dipingere il proprio io dall’interno verso l’esterno, prestando estrema attenzione alle sensazioni provate da ogni singola parte del corpo. Lassnig ha sempre affermato di dipingere solo ciò che provava in un preciso istante, ovvero nell’atto del dipingere, omettendo le parti del corpo che non riusciva a percepire. In alcuni suoi autoritratti è possibile vederla senza occhi, senza naso oppure senza testa. Nel dipinto Woman Power (1979), l’artista rappresenta sé stessa come un essere giunonico che incombe sulla città calpestandone gli edifici; il suo volto è quasi privo di una fisionomia propria, i tratti sono lievemente accennati, mentre sembra essere del tutto assente la parte posteriore della testa. Inoltre, come è possibile osservare dai diversi dipinti esposti, una delle pratiche ricorrenti per l’artista era quella di ricorrere anche a metamorfosi inconsuete, oppure di aggiungere parti meccaniche o di animali al proprio corpo. In Autoritratto come mostro(1964) e Autoritratto come elefante (1991), la figura dell’artista risulta completamente alterata: nel primo dipinto il suo viso ha assunto le sembianze di un essere informe, con la pelle quasi incandescente e molle, nel secondo, Lassnig sparisce dal dipinto lasciando il posto ad una proboscide scarlatta che domina la tela.

Autoritratto come elefante, 1991. Courtesy The Albertina Museum, Vienna. The Essl Collection.
Autoritratto come elefante, 1991. Courtesy The Albertina Museum, Vienna. The Essl Collection.

Il percorso espositivo, ospitato all’interno delle stanze dell’Andito degli Angiolini, sebbene sia  purtroppo carente di sufficienti supporti informativi che guidino l’osservatore nel labirinto degli stati d’animo dell’artista, permette di intraprendere un viaggio visivo attraverso i frammenti della sua interiorità, esaminando ogni singola parte del suo corpo e delle sue metamorfosi.

Maria Lassnig – Woman Power, mette in luce il rapporto tra esteriorità ed interiorità presente nell’opera dell’artista austriaca, che è riuscita a dare una nuova interpretazione alla relazione tra la dimensione esteriore del corpo e quella interiore, l’io. Gli autoritratti di Maria Lassnig non sono selfie auto celebrativi in cui far mostra della propria apparenza, bensì sono la materializzazione della propria interiorità in tutte le sue sfaccettature. L’artista non opera narcisisticamente sul proprio corpo, lo disseziona; non lo celebra, bensì lo storpia. Il corpo qui non è soggetto, ma diventa strumento grazie al quale dare forma alla vasta gamma delle sensazioni interiori, mettendo completamente a nudo il proprio essere.

Autoritratto come mostro, 1964. Courtesy Maria Lassnig Foundation
Autoritratto come mostro, 1964. Courtesy Maria Lassnig Foundation

Informazioni utili

Maria Lassnig. Woman Power

Dal 25 Marzo al 25 Giugno 2017

Palazzo Pitti – Andito degli Angiolini

Piazza de’ Pitti, 1, 50125 Firenze

http://www.uffizi.it

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