Arriva in Italia Nerve, fra tecnologia e bullismo partecipativo. Sei un giocatore o uno spettatore?
Check-in sui social quand’è mattina con una tazza di caffè fumante accanto alla tastiera. Scegliamo la playlist su Spotify per entrare nel giusto mood mentre iniziano ad arrivare e-mail che potrebbero cambiare il nostro futuro, messaggi, tag sulle foto, snapchat e videochiamate dall’amica del cuore.
Nerve, in uscita nei cinema italiani questa settimana, si apre così, come una mattina qualunque, facilmente declinabile a tutte le latitudini. Qui però siamo di fronte allo schermo di Venus “Vee” Delmonico -interpretata da Emma Roberts ( Palo Alto e Scream Queens)- diplomanda di Staten Island, good good girl con il sogno di diventare un’artista visiva e una fotografa. È lei la protagonista di questa storia.
Nerve apre il suo racconto in quella twilight zone piena di paure e grandi aspettative che è l’ultimo anno di liceo, quando tutto può accadere e si rimane in attesa, convinti che un segno, un evento memorabile deflagri e ci catapulti, fra mille fuochi d’artificio, nell’età adulta.
Così la giovane Vee tergiversa nel confessare alla madre Nancy (Juliette Lewis) di aver fatto domanda alla CalArts per paura di abbandonarla dopo la morte del fratello maggiore, segue con l’obiettivo della macchina fotografica il ragazzo che le piace senza mai dichiararsi e si limita a fare da spettatrice alla vita dell’amica sopra le righe Sydney (Emily Meade).
A scuotere gli eventi arriva il social game segreto Nerve, che divide gli utenti in giocatori e spettatori, secondo le semplici regole del gioco questi ultimi decidono a quali prove sottoporre i giocatori, che riceveranno un premio in denaro ogni volta che ne supereranno una.
Un meccanismo non dissimile da quello del Blue Whale, il caso montato di recente attorno a un fantomatico social club con una serie prove estreme finalizzate al suicidio finale.
Nerve è la riduzione cinematografica dell’omonimo romanzo di Jeanne Ryan (Newton Compton) ma Henry Joost e Ariel Schulman, registi della pellicola, vi hanno mutuato l’esperienza come produttori e autori del memorabile programma di MTV Catfish: false identità, che a fianco di alcuni giovani utenti risaliva il fiume social per raccontare le verità e le bugie delle relazioni online.
>> L’identità celata, l’uso fluido e pervasivo della tecnologia, il bullismo partecipativo, i black hoodie, ci ricordano poi che l’immaginario di riferimento di Nerve è quello condiviso con Gossip Girl e Pretty Little Liars, anch’essi nati da trasposizioni narrative simili.
La giovane eroina Vee, stanca di una vita da spettatrice si lancerà nel gioco, fra luci al neon, l’incontro con il giocatore Ian –Dave Franco, fratellino dell’amato James Franco– e scorribande sempre più vertiginose. Mentre l’arena mediatica si stringe intorno a Vee e Ian e la tensione sale, pronta a deflagrare nell’orrore e nel sangue, le relazioni personali dei diversi personaggi maturano e sembrano avviarsi alla consueta risoluzione.
Il film parte bene e nella prima parte regala qualche trovata più che riuscita (la prova ai grandi magazzini, la folle corsa in moto), complice anche l’ottima intesa tra i due protagonisti, Dave Franco sexy ma creepy e Emma Roberts bella ma tignosa, tende a perdere brio ed efficacia nella seconda parte, quando tutti i nodi vengono al pettine. Nerve è la visione bubblegum che rinfrescherà le nostre serate d’inizio estate e di cui continueremo a riascoltare la colonna sonora, un delizioso mix che accosta MØ a Roy Orbison e le Icona Pop, Halsey e Holy Ghost! a The Skyliners.