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L’arte di ritrovarsi tra I labirinti del cuore. Giorgione e le stagioni del sentimento

Giorgione. Due amici Giorgione. Due amici, 1502 (particolare)
Giorgione. Due amici
Giorgione. Due amici, 1502 (particolare)

L’arte di ritrovarsi tra I labirinti del cuore. Giorgione e le stagioni del sentimento tra Venezia e Roma

Intitolare una mostra I labirinti del cuore evoca immediatamente una indagine su emozioni, ricordi, desideri e struggimenti che, spesso, esso custodisce. Ma perché specificare Giorgione e le stagioni del sentimento tra Venezia e Roma? E qual è il motivo per estendere l’allestimento da Palazzo Venezia a Castel Sant’Angelo?

Quella di Giorgione è una figura particolarmente sfuggente e complessa nella storia dell’arte: non ha mai firmato alcuna sua opera e i significati simbolici contenuti nelle sue tele, così come quelle a lui attribuite, sono oggetto di discussioni ancora aperte. La sua pur brevissima carriera, perché morto di peste a Venezia nel 1510, ha però donato a chi è venuto dopo di lui un lascito incalcolabile: un’eredità artistica che questa esposizione vuol ricordare e contribuire a diffondere. Giorgio da Castelfranco – questo il suo vero nome – è stato il primo a sottolineare e riassumere in un ritratto gli stati d’animo causati dall’amore. Fino ad allora, infatti, la raffigurazione era sempre stata ideale, distaccata, infinitamente meno umana. Grazie a I due amici, invece, si assiste a una vera e propria rivoluzione estetica: i giovani rappresentati mostrano due diversi atteggiamenti, seppure li unisce un chiaro affetto reciproco. Quello in primo piano porta una mano alla guancia e, non bastasse l’aria trasognata a denunciarne lo stato malinconico, tiene in mano un arancio amaro detto anche melangolo in un gioco di assonanza e simbologia certamente efficace. Il secondo è vicino all’amico, quasi a voler far sentire anche fisicamente la sua prossimità, ma il suo sguardo è sereno e luminoso: come di chi non è ancora stato colpito da amore.

Giorgione
Giorgio da Castelfranco detto Giorgione (Castelfranco Veneto, 1477 c. – Venezia, 1510) Due amici, 1502 c. – olio su tela, cm 77 x 66,5 Roma, Museo di Palazzo Venezia

I due amici è un quadro fondamentale non solo per le novità stilistiche ed espressive che riassume ma anche per il legame tra Venezia e Roma che incarna: un rapporto privilegiato, magnificamente rappresentato proprio da quel Palazzo Venezia che lo custodisce. Ed è proprio dalle sue stanze che parte una mostra che vuol essere occasione per conversare visivamente sul tema dell’amore: per farlo, una serie di opere e capolavori che ne indagano le varie fasi e sfumature, arrivando fino a Castel Sant’Angelo. Si parte da un’indagine sulle vicende politiche ed economiche che uniscono la Città eterna alla Repubblica marinara per antonomasia – anche attraverso due figure fondamentali come Pietro Barbo, futuro Paolo II, e Domenico Grimani – per arrivare a quel meraviglioso stravolgimento iconografico causato dal Giorgione. Ulteriormente suggestionati dalle opere del Petrarca, tanto in voga all’epoca e che tradurranno il tema dell’amor cortese in chiave decisamente più moderna rispetto ai precedenti medievali, ma anche da quei pittori che ne proseguiranno l’intuizione, come dimostra il seducente Ritratto di musicista di Tiziano Vecellio.

Tiziano Vecellio
Tiziano Vecellio (Pieve di Cadore, 1488-90 c. – Venezia, 1576) Ritratto di musicista, 1513-14 c. – olio su tela, cm 99 x 81,8 Roma, Galleria Spada

Da qui si arriva a Castel Sant’Angelo, dove il tema dei labirinti del cuore è tradotto dai corridoi e dalle scale che occorre attraversare per giungere alle stanze dove, attraverso pregiati quadri e antichi volumi cinquecenteschi, si son volute individuare le diverse fasi del sentimento: tutto inizia dal pensiero d’amore, inevitabilmente intrecciato ai libri, di chi inizia a vagheggiare perché colpito da Eros. Si prosegue con la musica come strumento di espressione emotiva e con un approfondimento di quegli oggetti e di quei gesti che indicano la propria disponibilità all’unione. Si arriva, dunque, allo spogliarsi di fronte al sentimento, in una nudità che spesso significa un arrendersi e svelarsi alla bellezza, giungendo fino agli abbracci sotto simboli beneauguranti e alla nascita dei bambini. Infine si vuol celebrare l’assenza e la memoria, il dolore di chi resta: eternato da un’opera che lo rappresenta o che raffigura chi non c’è più.

Paris Bordon
Paris Bordon (Treviso, 1500 – Venezia, 1571) Ritratto d’uomo con lettera, 1548-1552 c. – olio su tela, cm 110 x 83 Genova, Galleria di Palazzo Rosso
Tiziano Vecellio
Tiziano Vecellio (Pieve di Cadore, c. 1485-90 – Venezia, 1576) L’Imperatrice Isabella di Portogallo, 1548 – olio su tela, cm 117 x 98 Madrid, Museo Nacional del Prado

I labirinti del cuore. Giorgione e le stagioni del sentimento tra Venezia e Roma si pone certamente degli obiettivi ambiziosi: parlare d’amore, celebrare un pittore fondamentale eppure – per certi versi – ancora poco conosciuto, approfondire il rapporto che legava due tra le città potenti e influenti della Penisola, interrogarsi su sensazioni e turbamenti che, nonostante le diverse modalità di espressione, oggi come allora riguardano tutti noi.

E lo fa schierando come curatore Enrico Maria Dal Pozzolo, uno tra i massimi specialisti di pittura veneta fra l’età rinascimentale e barocca, un prestigioso comitato scientifico composto da Lina Bolzoni, Miguel Falomir, Silvia Gazzola, Augusto Gentili e Ottavia Niccoli e un percorso espositivo che vanta 45 dipinti, 27 sculture, 36 libri a stampa e manoscritti, oltre a numerosi altri oggetti dislocati in due tra i più esclusivi luoghi museali non solo di Roma ma del mondo.

A ciò bisogna aggiungere tutta una serie di materiali ideati per permettere al visitatore di immergersi nel tema dei sentimenti e, insieme, vivere un’esperienza istruttiva di grande coinvolgimento: oltre ai soliti pannelli in due lingue, il cui contenuto è espresso in maniera tanto esaustiva quanto chiara, sono state previste un’audioguida e un’app – dotata dell’avveniristico sistema e Beacon – con testi e voce del curatore.

Ma la vera sorpresa è la selezione filologica di brani musicali del tempo che entrambe contengono: uno di essi è stato identificato grazie a uno dei quadri in mostra, il Ritratto di gentildonna con lira da braccio – prestito della Galleria Spada – e registrato appositamente per la prima volta. Queste suggestioni, insieme a due diversi video tutorial realizzati per i rispettivi spazi espositivi e all’impressionante installazione video sonora della Sala delle Battaglie di Palazzo Venezia – realizzata da Luca Brinchi e Daniele Spanò con musiche di Franz Rosati per unire idealmente questo a Castel Sant’Angelo – mostrano la precisa volontà del Polo Museale del Lazio, presieduto da Edith Gabrielli, di aprirsi sempre di più al pubblico per sedurlo e conquistarlo. Stavolta mettendoci il cuore.

Domenico Tintoretto
Domenico Tintoretto (Venezia, 1560 – 1635) Ritratto di donna che mostra il petto, Nono decennio del XVI secolo – olio su tela, cm 61 x 55,6 Madrid, Museo del Prado

Labirinti del cuore. Giorgione e le stagioni del sentimento tra Venezia e Roma

Dal 24 giugno al 17 settembre 2017

◊ Roma, Palazzo Venezia
Martedì/domenica 8:30 – 19:30 (chiuso il lunedì)
La biglietteria chiude un’ora prima

◊  Roma, Castel Sant’Angelo
Tutti i giorni 9:00 – 19:30
La biglietteria chiude un’ora prima

Possibilità di biglietto unico per Palazzo Venezia e Castel Sant’Angelo valido 3 giorni
Ingresso gratuito la prima domenica di ogni mese

museopalazzovenezia.beniculturali.it
castelsantangelo.beniculturali.it

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