Ecco cosa succede quando si chiede a cinque artisti di interpretare una decade dell’ultima metà del Novecento. DECADES: il progetto nasce dall’incontro tra Filippo Rotundo, fondatore della libreria antiquaria, casa d’aste e galleria Philobiblon, e Federico Sordi, appassionato di street art romana. I cinque artisti chiamati in causa, per accompagnarci in questo viaggio temporale, sono alcuni tra i più affermati della scena Capitolina ma non solo: Beetroot, Solo, Diamond, Lucamaleonte e GÔMEZ.
Dalla loro reinterpretazione delle rispettive decadi prende forma una mostra del tutto innovativa presso gli spazi dell’ex caserma Guido Reni.
Proprio così, un luogo dove un tempo venivano fabbricate armi di precisione e che oggi si presenta con una veste tutta nuova, pronta a restituire qualcosa di bello alla comunità.
Restituire alla comunità e riqualificazione appunto, tutti aspetti che accomunano i suddetti artisti, i quali, ognuno con il suo stile e il suo linguaggio, hanno dato molto ai muri delle nostre città.
DECADES si apre con un potentissimo Beetroot, che con la sua tecnica a bassorilievo ci da il benvenuto negli anni Cinquanta.
Immediatamente, saltano all’occhio alcune icone come l’inconfondibile Marilyn, Mina e il volto di Charlot di Tempi Moderni, ma anche alcune immagini che riportano alla mente le lunghe migrazioni di cui, proprio noi fummo protagonisti, e di cui forse troppo spesso ci dimentichiamo.
A seguire gli anni Sessanta e Settanta interpretati da Solo e Diamond, il primo con il suo stile ormai inconfondibile, fa una rivisitazione delle copertine dei fumetti, come ad esempio il primo numero di Spiderman, che, gli estimatori ben sanno, vide la luce per la prima volta proprio negli anni Sessanta; il secondo invece, contraddistinto da uno stile Liberty, molto decorativo, si concentra sulla scena musicale, cinematografica e politica.
Ad accompagnarci negli anni Ottanta ci pensa Lucamaleonte, che in quegli anni è nato e ha vissuto la sua infanzia, infatti le sue opere sono un concentrato di ricordi reso con un pulito tratto descrittivo. Come lui stesso ha affermato:“Gli anni Ottanta per me sono gli anni della plastica, delle pubblicità, dei videogiochi, delle icone cinematografiche. Tutto quello che ora guardo con nostalgia, e i contenuti di cui ancora spesso fruisco nascono proprio negli anni Ottanta.”
Con GÔMEZ lo spettatore viene immerso negli anni Novanta, tra le note dei Nirvana, degli Iron Maiden, Eminem, 2Pac, De Andrè, i Soundgarden, giusto per citare alcuni dei protagonisti che hanno accompagnato l’artista durante gli anni della sua adolescenza, negli anni Novanta appunto, e che GÔMEZ omaggia dando vita ad opere del tutto innovative.
La sua bulimica sperimentazione, infatti, l’ha portato a lavorare su lastre di plexiglass, creando immagini dalla sovrapposizione di queste in più livelli. Le sue figure sembrano fluttuare nell’ambiente e dissolversi quasi con esso.
A concludere il percorso un’opera vivente. GÔMEZ ha scelto di interagire con la natura stessa, inserendo in un cubo di plexiglas da lui precedentemente lavorato, una tarantola, viva, che giorno dopo giorno, tessendo la sua tela, mantiene in vita la magia stessa della creazione artistica, in continuo divenire.