I, Tonya, in arrivo il biopic su Tonya Harding candidato a 3 Premi Oscar. Dal 29 marzo.
I, Tonya (Craig Gillespie), biopic in uscita nelle sale italiane a partire dal 29 marzo, non dice niente di nuovo sul riscatto possibile attraverso lo sport. Il film ripercorre la parabola discendente di una delle promesse del pattinaggio statunitense – Tonya Harding (interpretata da Margot Robbie, candidata come Migliore attrice protagonista ai prossimi Oscar) – che dopo aver per prima eseguito perfettamente un triplo axel nel 1991 durante i campionati nazionali scivola in quarta posizione solo un anno dopo in occasione dei Giochi Olimpici di Albertville.
Che cosa significa essere sportivi? Fin dove si dilunga la genuinità della competizione nello sport?
>> La biografia agonistica si scontrerà con i contorni della cronaca nera quando la Harding e l’ex-marito, Jeff Gillooly (Sebastian Stan), verranno coinvolti come responsabili dell’incidente accaduto alla rivale della stessa Harding, Nancy Kerrigan (Caitlin Carver).
Tonya Harding diventa personaggio, come lo diventano tutti quelli che sentono di avere un credito con la vita, ma che la povertà costringe a divenire affamati di tutto. Soprattutto di avere un nome riconosciuto e una platea. Tonya cresce con una madre-imprenditrice-della-figlia (LaVona Golden, interpretata da Allison Janney), convinta delle sue capacità di farsi largo con la scaltrezza di chi non deve avere mai niente altro da perdere. Si può affermare l’inesistenza dell’amore, dell’amore tra madre e figlia, surclassato dalla magnificenza dell’ambizione: “Ti ho resa una campionessa”, risponde la Golden alla figlia quando questa le chiede se le avesse mai voluto bene.
Cosa c’entra l’amore quando si riesce a girare perfettamente sul ghiaccio con un triplo axel? La madre non gode delle vittorie della figlia, sembra solo sempre cosciente del fatto che finiranno.Il pattinaggio come riscatto dell’ignoranza e dall’ignoranza, Tonya Harding lo ripete a uno dei giudici che l’avrebbe sottovalutata dopo una gara anche in virtù del suo comportamento fuori dal campo di ghiaccio: “Non si può badare solo a come pattino?”. Ma lo ripete anche ad uno dei giudici che – dopo l’incidente a Nancy Kerrigan – non le consentirà più di gareggiare: “Io non ho un’istruzione, so solo pattinare”.
Presa a schiaffi e prende a schiaffi l’ex-marito la Tonya Harding di Carl Gillespie, in un tentativo di rendere quasi rock e “paritario” il racconto della violenza di genere. Forse che la violenza di classe rende impossibile vedere queste differenze? Forse che la Harding – a dispetto degli occhi azzurri e della coda bionda – è sempre più maschia delle sue rivali? Perfino della fredda e calcolatrice madre?
La portata criminale di Tonya Harding resta l’aspetto più controverso dal punto di vista biografico e documentaristico, come lo stesso Gillespie non nasconde e non rivela.
“Ognuno ha la sua verità”, dice alla fine del film l’ex-pattinatrice.
E quella che tiene a rivelare oggi è la sua maternità. Chi si merita, in fondo, di non essere ricordata come una buona madre?