Gallerie degli Uffizi, Palazzo Pitti e il Giardino di Boboli: “una programmazione ricca di mostre di alta caratura scientifica e grande impatto sociale”, dichiara il direttore Eike Schmidt
Alcune sono in corso, altre verranno. Sono le mostre che di qui al 2019 animeranno tre luoghi che non avrebbero bisogno di ulteriori attrattive: le Gallerie degli Uffizi, Palazzo Pitti e il Giardino di Boboli. Invece a Firenze hanno deciso di esagerare: “Se l’anno nuovo è iniziato con l’inaugurazione dell’Auditorium Vasari e di tutta una serie di nuove sale espositive, da quelle dedicate alla storia degli Uffizi a quelle di Caravaggio e del Seicento, fino alla Donazione Contini Bonacossi – ha dichiarato il direttore Eike Schmidt – ci siamo comunque messi al lavoro per preparare, in parallelo, una programmazione ricca di mostre di alta caratura scientifica e grande impatto sociale”. Sicché marzo, mese tradizionalmente dedicato alla donna, punta su due monografiche che legano idealmente Seicento e Novecento – rispettivamente, quella sulla pittrice bolognese Elisabetta Sirani (a cura di Roberta Aliventi e Laura Da Rin Bettina, agli Uffizi) e quella su Maria Lai (curata da Elena Pontiggia nell’Andito degli Angiolini a Pitti) – e uno sconfinamento nell’Oratorio di Santa Caterina delle Ruote a Bagno a Ripoli, con un focus su artiste e musiciste tra Cinque e Seicento, primo dei cinque progetti “extra moenia” che porteranno i capolavori dei musei fiorentini in giro per il mondo.
Tutti a Pitti e dintorni tra maggio e giugno: disallestita la panoramica sul Settecento (omaggio ai 250 anni dalla morte del Canaletto, fino al 15 aprile), arriverà dal Getty Museum l’Alabardiere di Pontormo, esposto, insieme ad altre opere della maturità, accanto alla Visitazione di Carmignano, qui per la prima volta direttamente a confronto con il relativo studio a matita nera degli Uffizi, quadrettato per il riporto sulla tavola. Più “leggero” l’appuntamento di giugno, quando il Museo della Moda e del Costume aprirà le… portiere a In viaggio con stile: Guidare le automobili, lasciarsi guidare dalle mode, in cui le fotografie storiche dell’Archivio Locchi saranno abbinate agli abiti più adatti a muoversi “on the road”. Frattanto, gli Uffizi non staranno a guardare e, nell’Aula Magliabechiana (dove attualmente dialogano Spagna e Italia in Culture a confronto nell’Europa del Cinquecento), con una corposa sezione al Museo del Bargello, Giovanni Curatola farà il punto sullo scambio tra Firenze e l’Oriente musulmano, attraverso testimonianze d’arte islamica raccolte dai collezionisti della città gigliata, dai Medici all’Ottocento: tappeti, tessuti, materiali lignei, ceramici e vitrei, metalli, avori, pietre dure e manoscritti.
A… cavallo dell’estate, il clima propizio inviterà al Giardino di Boboli, sia per la retrospettiva dedicata a uno dei maggiori scultori tedeschi del ‘900, Fritz König (ideata dallo stesso Schmidt, con un gruppo di lavori di piccolo e medio formato nella Galleria delle Statue e delle Pitture degli Uffizi), sia per A cavallo del tempo. L’arte di cavalcare dall’Antichità al Medioevo, alla Limonaia Grande, che ripercorre il millenario rapporto fra uomo e animale attraverso oggetti provenienti dai principali Musei archeologici italiani ed esteri e cronologicamente compresi tra il X secolo a.C. e il XV secolo, quali statue, urne, rilievi, vasi, terrecotte, finimenti. Per l’autunno, l’asso nella manica si chiama Leonardo da Vinci, alla Magliabechiana con il Codice Leicester, reso fruibile in originale grazie ad una tecnologia avveniristica: si tratta, in ogni caso, di un preludio alle celebrazioni del genio, previste l’anno venturo per il cinquecentenario della morte. Stesso museo – ma in sala Detti – per Giorgio Vasari e gli artisti emiliani e romagnoli. Un rapporto controverso, in occasione dei 450 anni dalla pubblicazione delle Vite. Il 25 novembre, la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne costituirà un momento di riflessione Intorno al Ratto di Polissena. Pio Fedi scultore classico negli anni di Firenze Capitale, che prende le mosse dalla monumentale statua sotto la Loggia dei Lanzi.
Pitti, dal canto suo, affronterà i primi freddi ribadendo la sua natura di scrigno di arti applicate: Fragili tesori dei principi. Le vie della porcellana tra Vienna e Firenze; Il carro d’oro, racconto della sfarzosa mascherata organizzata dal principe Giovan Battista Borghese per il carnevale romano del 1664, documentata dall’enorme dipinto di Giovanni Paolo Schor, collaboratore di Pietro da Cortona e Gian Lorenzo Bernini, destinato in permanenza al Museo delle Carrozze, di prossima apertura nel Rondò di Bacco; Trame fiorentine. Arazzi medicei per la storia della città, con tre realizzazioni della manifattura medicea raffiguranti La consacrazione del Battistero, I Goti assediano Fiesole e la Lega tra Firenze e Fiesole.
Anita Pepe