Viaggio sentimentale è la mostra antologica che racconta la vita e l’opera di Giosetta Fioroni. Dal 6 aprile al 26 agosto nella nuova ala del Museo del Novecento di Milano sarà possibile ripercorrere le svariate tappe del percorso creativo di un’artista eclettica.
O sarebbe forse meglio togliere l’apostrofo e lasciare che sia un artista, che sia l’artista a diventare messaggero di una scintilla trascendente, senza troppo interessarsi al genere, senza troppo badare al superfluo. Perché in fondo lei stessa si definiva “un artista senza apostrofo, perché l’arte parla dell’altrove e non ha genere”. E Giosetta Fioroni, nata a Roma nel 1932, un artista lo è stata e lo è veramente.
Poco interessata alle colpevoli rivendicazioni femministe degli anni ’60, si è da sempre confrontata con gli artisti uomini alla pari, non mettendo mai in dubbio le proprie qualità. Forse è per questo che non sfigurava al Caffè Rosati, luogo di ritrovo simbolo per la Scuola di Piazza del Popolo. Il movimento artistico raccoglieva artisti come Mario Schifano, Tano Festa, Franco Angeli e successivamente anche Pino Pascali e Jannis Kounellis. L’eco dell’informale americano imponeva il suo riverbero tra quei ragazzi che in una confusa nube d’angoscia cercavano un modo per esprimersi. E li, tra di loro, di fianco a loro, Giosetta Fioroni.
Gonna take a sentimental journey
Gonna set my heart at ease
Gonna make a sentimental journey
To renew old memories(Doris Day, Sentimental Journey)
Sembra un’ottima posizione ripartire dal Caffè Rosati, per scivolare nei ricordi e trascinare su qualche cimelio di quegli anni. È indiscutibile infatti che la matrice intima e sentimentalista abbia caratterizzato la produzione artistica di Giosetta fin dall’infanzia (il padre era scultore e la madre marionettista appassionata di teatro), senza abbandonarla né tra le sedie del Rosati, né poi in quella che sarà la sua carriera. Aveva iniziato lì, tra la forte spinta all’informale e la necessità di esprimersi con un linguaggio più chiaro, a disseminare lungo la strada i simboli, le pietre segnaletiche di un’esistenza creativa: le sue opere. Così gradualmente quegli anni formativi, nati su un terreno astratto-informale, si indirizzano verso una svolta figurativa, dove la rappresentazione dei sentimenti fosse più lucida e presente. Elementi domestici come il cuore, la lampadina o l’orologio entrano nei quadri della Fioroni, che li intende come “il tentativo di riunire sulla tela le immagini stesse che sono alle origini del desiderio di esprimersi”.
La necessità di parlare dell’animo umano e di raggiungere con la sua voce quante più anime possibile, la porta negli anni ‘60 ad adottare un linguaggio pop che il vento americano aveva suggerito. Ma, tolto il desiderio di esprimersi in modo da coinvolgere un pubblico eterogeneo, Fioroni (di certo gradirebbe l’omissione dell’articolo) si impegnò a dare vita ad un movimento pop italiano che rinunciasse all’inflazionata indagine sul consumismo, ma guardasse piuttosto a quel tessuto sentimentale comune, che ognuno di noi si trova ad esperire. Nascono così le Diapositive di sentimenti, definizione data dal compagno e scrittore Goffredo Parise. Sono immagini scaturite dalla memoria, proiettate su un muro grazie ad una diapositiva e poi dipinte da Giosetta. Sono apparizioni accennate ma evocative, provenienti da lontano e cristallizzate in una dimensione astratta. Il colore/non-colore argento diventa cifra stilistica e distintiva di questi racconti del passato. Tesi fra la purezza del candore e il movimento del colore, gli Argenti si fanno ora pura suggestione (come nei Quadri di Luce raffiguranti Venezia) oppure anticamera di un’atmosfera fiabesca che ispirerà la produzione successiva dell’artista.
Got my bag
Got my reservation
Spent each dime
I could afford
Like a child
In wild anticipation
Long to hear that
All aboard!(Doris Day, Sentimental Journey)
Giosetta Fioroni nel 1970 lascia Roma per la campagna veneta, dove vivrà per un lungo periodo con Goffredo Parise. In seguito alle letture de Il ramo d’oro di Frazer e Le radici storiche dei racconti di fate di Propp, l’artista si cala nella pittura di una magica quotidianità. Elfi, spiriti e boschi si fanno attori di una riflessione sul tempo, sul piacere delle piccole cose e del sottile intrecciarsi delle relazioni fra le persone. La prospettiva intima di queste opere riporta ai Teatrini come alla celebre Spia ottica del 1968. Si tratta del tentativo di universalizzare un sentimento che per quanto percepito individualmente, accomuna in realtà ognuno di noi. È il prodigio del quotidiano che ci proietta a protagonisti della nostra storia. Le fiabe sono il mezzo per raccontarci di un incanto non distante da noi, ma che al contrario ci pervade anche fra le strette mura domestiche. Una donna che fuma di un’angosciosa speranza nella Spia ottica non è distante dalla principessa che nella torre più alta aspetta il suo principe.
Non solo immagini corrette e piacevoli, l’universo di Giosetta Fioroni può essere anche scuro e perverso: dopo le fate, ecco i mostri. La serie dell’Atlante di Medicina Legale (1974) è uno schedario d’incidenti mortali a causa di pratiche di autoerotismo, travestimento, feticismo e omicidio. Alle immagini delle vittime, l’artista accompagna un testo personale, nel quale racconta brevemente il destino amaro a cui questi individui rifiutati dalla società sono andati incontro.
Seven
That’s the time we leave
At seven
I’ll be waitin’ up for
Heaven
Countin’ every mile
Of railroad track
That takes me back(Doris Day, Sentimental Journey)
Nel 1986 Goffredo Parise muore e per Giosetta saranno anni segnati profondamente dalla sua scomparsa. Se per molto tempo l’artista aveva preferito porsi in secondo piano per favorire l’emergere di un collettivo spersonalizzato ma universale, ora si ripropone al centro della propria indagine artistica. Prima riappropriandosi della pienezza del colore e del gusto di una pittura piena e materica, poi continuando con i cicli di acquerelli che culminano nel 2005 con Movimenti Remoti. Si tratta di una serie di 16 grandi disegni che prendono spunto dal manoscritto omonimo di Parise del 1948, andato perduto e pubblicato solo nel 2007. Si tratta di un movimento leggero e quasi distratto in un immaginario sedimentato in lunghi anni di esperienze e ricordi, dove le memorie emergono libere di suggerire ed alludere, senza spiegare ma trasmettendo tutti i sentimenti che lo spettro del reale può offrire. Necessità di tornare a sé pienamente rappresentata nella scultura Giosetta con Giosetta a nove anni, dove gli estremi di giovinezza e maturità si tengono per mano camminando lungo un percorso introspettivo, segnato da molti mutamenti e rientri inaspettati. Il piacere del cambiamento è celebrato nella figura di un trasformista dei nostri tempi, Marilyn Manson. Siamo all’ultima produzione della Fioroni, che non rinuncia a rinnovarsi e stupire. Il grande quadro riprende il volto del celebre cantante e ne esalta l’anticonformismo, mentre sulla parte opposta War esemplifica l’arrendevolezza nei confronti dello status quo. Tra questi, il Ramo d’oro del 2014 è l’ultimo grande dipinto dell’artista, che riporta al mistero e al fascino del mondo fiabesco.
È con lo stesso incanto che il viaggio termina, ma è subito pronto a ricominciare. Il percorso circolare ci riporta dove tutto è cominciato e rinnova eterne emozioni e irrisolte domande.
Never thought
My heart could be so yearny
Why did I decide to roam?
Gotta take that sentimental journey
Sentimental jourourney homeSentimental journey…
Il sito ufficiale del museo per ulteriori informazioni.