Uno studio dell’University of California di San Francisco prova che la percezione dell’espressione del soggetto ritratto sarebbe mutevole, legata allo stato d’animo dell’osservatore
Se Leonardo Da Vinci è da tempo diventato uno degli artisti più “popolari”, quanto a presenza nell’immaginario collettivo alimentato dai media, nel corso degli anni molte ricerche si sono focalizzate sull’enigmatica espressione della Gioconda. La donna ritratta è felice, turbata, inquieta, triste? Nel 2005 ricercatori olandesi utilizzarono software di riconoscimento delle emozioni e algoritmi informatici per indagare “scientificamente” la questione, deducendo che il sorriso della Monna Lisa è all’83% felice, al 9% disgustato, al 6% spaventato, all’1% neutro. Un nuovo studio del 2017 ha riaffermato questi risultati, con un’indagine secondo la quale il 97% dei soggetti coinvolti giudica la Monna Lisa felice. Emerse addirittura una teoria che sosteneva che la Gioconda appare sorridente perché la modella era malata di sifilide. Ora sull’”appassionante” dilemma tornano a pronunciarsi scienziati dell’University of California di San Francisco, secondo i quali la percezione dell’espressione del soggetto ritratto sarebbe mutevole, legata allo stato d’animo dell’osservatore.
“Se vedi la Gioconda al Louvre, vedrai l’enigmatico sorriso”, ha dichiarato al Daily Mail Erika Siegel, uno dei ricercatori”. “Ma se la osservi dopo aver litigato furiosamente con tuo marito, vedrai il dipinto in modo diverso”. Lo studio si basa sulla teoria che il cervello è un organo predittivo, che guarda alle esperienze passate per sapere cosa aspettarsi dal futuro. Ogni persona ha un occhio dominante, quindi cose mostrate solo all’occhio non dominante vengono registrate solamente in modo subconscio. Nell’esperimento della Siegel sono stati mostrati a 43 partecipanti una serie di volti, con due immagini diverse che apparivano davanti a ciascun occhio. Mentre all’occhio dominante veniva mostrato un volto con un’espressione neutra, all’occhio non dominante erano presentate diverse facce felici, arrabbiate o neutre. Quando è stato chiesto in seguito di selezionare tutti i volti e identificare quelli che avevano visto, i soggetti erano più propensi a pensare che le facce neutre – ed è questo il caso della Gioconda – fossero felici quando avevano visto un’altra faccia sorridente con il loro occhio non dominante.