La Truffa dei Logan, il “nuovo” film di Steven Soderbergh. In sala dal 31 maggio.
Star dietro a Steven Soderbergh non è sempre facile, regista, autore e produttore prolifico, saltella spesso dal cinema alla tv, passando anche per il teatro.
Nel cinema poi, ha l’abitudine di cambiare con disilvoltura rotta, zompettando da produzioni e cast stellari –Oceans 11 (e 12 e 13) con gli attori amici di sempre: Julia Roberts (Oscar come migliore attrice proprio in un film di Soderbergh, Erin Brockovich), George Clooney (anche in Out of Sight, Intrigo a Berlino e Solaris), Matt Damon (che ritornerà in Unsane), Brad Pitt etc, etc. – a piccole pellicole indipendenti –Full Frontal (sempre con Julia Roberts) e Bubble (per una volta senza star, anzi proprio con attori non professionisti)-, da progetti blockbuster –Magic Mike con Channing Tatum, Alex Alex Pettyfer, Matthew McConaughey e Joe Manganiello; un film per batter cassa mostrando addominali di marmo a strafottere senza lasciare al pubblico l’idea di aver visto una scemenza totale (a ben pensarci una doppia truffa, e ci vuole talento)- ad altri dal gusto più cinephile – Intrigo a Berlino (omaggio al noir americano degli anni ’30 e ’40) e Solaris (“omaggio” alla fantascienza filosofica di Tarkovskij). Una filmografia, la sua, non esente da scult ovviamente, gli saremo sempre grati, ad esempio, per il cervello di Gwyneth Paltrow in bella vista, così come è apparso in Contagion.Anche la TV non è stata disdegnata: Behind the Candelabra, film per il piccolo schermo (ma presentato in concorso a Cannes) del 2013 con Michael Douglas e Matt Damon, si aggiudica 3 Emmy e 2 Golden Globe; il serial The Knick, con Clive Owen, ha incontrato meno fortuna ed è stato chiuso dopo due stagioni, ma resta un esempio di bellissima TV.
In tutto ciò, va ricordato, Soderbergh ha debuttato sul grande schermo vincendo subito il premio più ambito da tutti i cineasti, la Palma d’Oro. Correva l’anno 1989, lui aveva 26 anni (il regista più giovane ad accaparrarsi l’ambito trofeo) e il film era Sesso, bugie e videotape.
Dopo quattro anni di lontananza dal grande schermo, Side Effetcs (piccolo grande scult del 2013) il suo ultimo lavoro le sale, Soderbergh è tornato.
La Truffa dei Logan (Logan Lucky) è stato distribuito negli Stati Uniti nell’agosto del 2017, nel frattempo è già uscito in DVD per il mercato internazionale, e adesso arriva, con una brutta locandina, anche da noi (in sala dal 31 maggio).
E come lo collochiamo nell’universo cinematografico di Soderbergh? Boh. A causa della poca libertà lasciata al regista dagli studios il film è realizzato e distribuito con la sua casa di produzione, la Fingerprint Releasing (in associazione a Bleecker Street). Il regista in questo modo ha gestito direttamente la vendita dei diretti di distribuzione, sia quella cinematografica per il mercato estero sia quella post-cinematografica, ovvero per TV e streaming (HBO, Amazon Prime, Netflix, etc). Tutto senza passare da Hollywood, rea di spendere troppo in marketing.
La Truffa dei Logan insomma è stato il biglietto da visita presentato da Soderbergh per proporre un suo nuovo modello di produzione cinematografica.
Esperimento riuscito? Non proprio. Al botteghino americano la pellicola non ha brillato, proprio a causa della scarsa pubblicità. Gli ingredienti per il successo c’erano tutti: un cast di star benvolute dal pubblico (Channing Tatum, Driver, Daniel Craig e Hilary Swank) e l’appeal della commedia leggera e avventurosa in cui torna il tema della rapina impossibile alla Ocean’s, stavolta, però, lontano dal glamour dei casinò.
Carolina del Nord. Nel tentativo di risollevare le sorti della famiglia, i fratelli Jimmy (Channing Tatum) e Clyde Logan (Adam Driver) si organizzano per mettere a segno una rapina alla Charlotte Motor Speedway, durante la leggendaria gara di auto Coca-Cola 600 e per attuare l’ambizioso piano ricorrono all’aiuto dell’esperto in esplosioni Joe Bang (Daniel Craig, qui insolitamente impegnato in un ruolo comico – perfettamente azzeccato).
Una volta conclusa la rapina arriva però l’agente FBI Sarah Grayson (Hilary Swank) che inizia a ficcare il naso sulla scena del crimine…
In quest’America tutti country, che va da John Denver (con la sua Take Me Home, Country Roads che fa da leitmotiv) a LeAnn Rimes (che appare in carne e ossa in un gustosissimo cameo), questi rapinatori improvvisati, un po’ cialtroni e un po’ eroi sgangherati, ricordano quel mondo fatto di Dodge Charger e whisky che era Hazzard; Channing Tatum e Adam Driver novelli Bo e Luke Duke, nella parte della “cugina Daisy” Riley Keough, con tanto di hot pants e unghie laccate.
Con molto ritmo e una fotografia sgargiante si muovono questi personaggi improbabili, a tratti irresistibili nella loro (apparente) dolente apatia, in situazioni slapstick che sembrano prese in prestito dal lato brillante del cinema dei Coen (Burn After Reading, Ave, Cesare! The Ladykillers, Fratello, dove sei?): perfettamente assurdo l’episodio in cui un gruppo di galeotti tiene sotto assedio la prigione della contea chiedendo di avere, per la resa, The Winds of Winter il 6° dei romanzi della saga di Games Of Thrones, con il direttore della prigione che cerca di spiegar loro il pantano della situazione editoriale in cui versa la serie leggendo Wikipedia.
Un Soderbergh brillante che, come al suo solito, si trova a suo agio nell’allestire una commedia solo all’apparenza banale, piena di invenzioni e dal tocco autoriale.
>> La prossima sfida di Soderbergh? Un horror girato solo con un iPhone: Unsane, presentato fuori concorso alla 68ª edizione del Festival di Berlino. Budget 1,5 milioni di dollari. Al momenti incassati, al box office mondiale, 11 milioni. Uscita italiana prevista per il 14 giugno.