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Yves Klein a Genova

“Io sono contro la linea e tutte le sue conseguenze: contorni, forme, composizioni. I dipinti, figurativi o astratti che siano, mi fanno pensare a finestre di prigione le cui linee ne sono, esattamente, le sbarre”. Sono parole di Yves Klein (Nizza, 1928), l’artista per cui è lo spazio a manifestare la sua presenza nelle tele, non il pittore a catturarlo: un’inversione di ruoli che caratterizza nel modo più assoluto l’arte di Klein, e che pone in primo piano l’azione, il “momento” in cui avviene la creazione del’opera, l’atto performativo come attimo che celebra la vita stessa: “per me la pittura oggi non è più in funzione dell’occhio, essa è in funzione della sola cosa in noi che non ci appartiene: la nostra Vita”. Un cambiamento totale della concezione stessa dell’opera d’arte, e una mostra a Genova a Palazzo Ducale, dal 6 giugno al 26 agosto, a cura di Bruno Corà e Sergio Maifredi, che accompagna attraverso tutta l’opera del pittore francese, con una particolare attenzione all’influenza del Judo nella vita e nell’arte di Klein. Sale dedicate al suo studio dell’arte marziale e all’esperienza dell’artista in Giappone (al ritorno in Francia pubblicherà il primo manuale conosciuto in Europa sullo studio dei Kata, 1954), studio che si approfondisce nel corso degli anni, e i cui sviluppi sono ben spiegati dalla mostra: il lavoro di Klein parte e si concentra sul corpo, attraverso cui anche realizzare l’opera. L’arte è un veicolo di energia, ed ecco quindi le Antropometrie: Klein celebra dei veri e propri rituali in cui una o più modelle applicano sulla propria pelle il Blu Klein (il colore da lui inventato e brevettato dopo una lunga ricerca, “io non soltanto sono il proprietario del blu, io sono proprietario del ‘Colore’, essendo esso la terminologia degli atti legali nello spazio”) e attraverso delle azioni, lo trasferiscono sulla tela. La Antropometrie, insomma, sono “momenti” di rito e di teatro ottenuti attraverso il corpo delle modelle e da lui “supervisionati”, a volte accompagnati da un’orchestra. In mostra anche i progetti che Klein realizzò per il Teatro dell’Opera di Gelsenkirchen, in Germania: grandi opere monocrome (1959) che s’inseriscono in quello che Klein immagina come un teatro totale, che sia proiezione della vita stessa, liberazione dell’attimo. Un’arte, quella di Klein, che si concentra sull’importanza del momento, sul valore dell’istante: vendere la propria “sensibilità”-estro” artistico firmando dei fogli bianchi, e poi gettare nella Senna sia i soldi che il foglio firmato. O lanciarsi nel vuoto creando un “attimo” performativo attraverso l’uso del proprio corpo. Un’arte immateriale, per cui resta solo la testimonianza e la documentazioe. E una mostra, a Genova, che riesce a caturare il senso profondo del lavoro di Klein: che non sta nell’opera, ma nella realizzazione della stessa. L’approfondimento proposto a Palazzo Ducale include, oltre a diversi video, documenti e schizzi, anche una sala intera (la seicentesca Cappella dell’Appartamento del Doge) sul cui pavimento è steso il “Pigmento Puro” IKB (International Klein Blue), oltre a divrse edizioni numerate di “Dimanche”, il giornale di un solo giorno che Klein pubblicò nel 1960 in occasione del Festival delle Arti d’Avanguardia, e varie lettere, documenti e schizzi dell’artista. Infine sono presenti anche alcune opere dei genitori di Klein e di Rotraut, compagna d’arte e poi moglie di Klein.

SCHEDA TECNICA

“Yves Klein, Judo e Teatro, Corpo e Visioni”
un progetto di Sergio Maifredi
a cura di Bruno Corà e Sergio Maifredi
6 giugno-26 agosto 2012
Genova, Palazzo Ducale
Appartamento del Doge
Orari: 11-19 dal martedì alla domenica, lunedì chiuso
Biglietti: 6 intero, 5 ridotti
Info: 010-5574065/64, www.palazzoducale.genova.it

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