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Insula dell’Ara Coeli a Roma: una tipica abitazione di epoca romana

Insula dell’Ara Coeli a Roma

Insula dell’Ara Coeli a Roma

Insula dell’Ara Coeli a Roma: ecco come si presentava la forma più comune di abitazione in età imperiale

Proprio accanto alla scalinata del Campidoglio e a ridosso del Vittoriano, passano quasi inosservati i resti di una grande Insula detta – per la vicinanza con la basilica – dell’Ara Coeli. Si tratta di una delle case d’affitto di epoca romana, la forma più comune di abitazione in età imperiale: alti caseggiati con appartamenti disposti su più piani, spesso con locande, magazzini, attività commerciali e botteghe al piano terreno.

L’edificio dell’Ara Coeli era costituito sicuramente da quattro piani, ancora oggi conservati, ma nulla esclude che ve ne poteva essere almeno un altro. Al piano terreno vi erano le botteghe – forse utilizzate come tabernae – che si aprivano su un cortile, circondato da un portico a pilastri. Al di sopra vi era un mezzanino con pavimento a mosaico bianco e nero, destinato probabilmente ad abitazione dei negozianti stessi. Oggi l’ingresso delle botteghe si trova 9 metri sotto l’attuale piano stradale. Una balconata su mensole in travertino segnava il passaggio invece agli appartamenti dei piani superiori, detti cenacula, collegati da una scala interna. Gli ambienti degli appartamenti, illuminati da finestre rettangolari, diventavano sempre più piccoli e angusti man mano che si saliva ai piani superiori.

Insula dell’Ara Coeli a Roma

All’esterno le facciate di questi caseggiati dovevano in linea di massima presentarsi con un aspetto gradevole anche grazie alla presenza di balconi, portici e logge; ma all’interno la vita risultava abbastanza scomoda e con condizioni igienico-sanitarie estremamente precarie, anche per l’assenza di servizi igienici.

L’esigenza di costruire alloggi per la popolazione in continuo aumento divenne una priorità a Roma e la carenza di terreni edificabili indusse a costruire edifici con sviluppo in altezza. Ottaviano emanò opportuni provvedimenti che regolavano, per motivi di sicurezza, l’altezza delle insulae fissandola a 21 metri, poi ridotta a 16 da Traiano. La speculazione edilizia portò comunque spesso ad aggirare questi provvedimenti, costruendo edifici di almeno 5 piani.

Numerose quindi dovevano essere le famiglie che vivevano in questo tipo di abitazioni tanto che si è calcolato che un’insula potesse ospitare fino a 380 inquilini, un vero e proprio dormitorio, come confermano anche le lamentele degli scrittori latini. Giovenale per esempio si lamenta spesso dei 200 scalini che doveva percorrere per salire alla propria abitazione: era consuetudine infatti che i piani superiori fossero destinati ai più poveri, che vivevano quindi costipati in stanzette buie e fatiscenti. Non è poi difficile immaginare la folla chiassosa e vivace che doveva popolare questi caseggiati e percorrere le vie del circondario: “i carri vanno su e giù e le mandrie che si fermano e fanno un fragore che toglierebbe il sonno a Druso o a una vacca marina”, così scrive ancora lo stesso autore.

Vivere in un’insula voleva anche dire dover affrontare due gravi pericoli, crolli e incendi. Questo perché i caseggiati erano costruiti in muratura solo nelle strutture portanti, mentre tutto il resto era in legno: il peso, il carico e la quantità di persone che qui viveva potevano quindi causare spesso crolli e pesanti danneggiamenti. E numerosi sappiamo essere stati gli incendi, visto che il fuoco era praticamente sempre acceso per illuminare o riscaldare gli ambienti, ma anche per cucinare e questo ovviamente in tutti gli appartamenti.

Insula dell’Ara Coeli a Roma

L’insula, che si appoggia direttamente alla roccia del Campidoglio, risale al II secolo d.C. e fu completamente rimessa in luce nel corso dei lavori di isolamento del colle effettuati negli anni ’30 del secolo scorso, risparmiandola quindi dalle pesanti demolizioni che hanno riguardato l’intera area. L’insula infatti era stata inglobata nella Chiesa di Santa Rita che fu invece smontata e ricostruita poco più avanti, tra il Teatro Marcello e piazza Campitelli, dove ancora oggi possiamo vederla. Fu durante questi lavori che emersero il campanile romanico dell’XI secolo con due bifore e l’arcosolio con affresco del 1300/1400 con la Deposizione di Cristo tra la Madonna e San Giovanni, l’Agnello mistico e i Simboli dei quattro Evangelisti, appartenenti all’antica Chiesa di San Biagio de Mercatello, in seguito trasformata appunto nella Chiesa di Santa Rita.

Approfondimento a cura di L’Asino d’Oro Associazione Culturale  che organizza visite guidate e passeggiate per andare alla scoperta di Roma con archeologi e guide turistiche abilitate della Provincia.

 

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