Mamma Mia! Ci risiamo, al cinema dal 6 settembre il sequel del musical con le canzoni degli ABBA. La recensione (con spoiler)
Sono passati dieci anni, era il 2008 quando al cinema sbarcava Mamma Mia!, l’adattamento per il grande schermo per il musical con le musiche degli ABBA, e i tempi pare fossero maturi per un sequel. Arriva così al cinema, dal 6 settembre, Mamma Mia! Ci risiamo (Here we go again, in originale, come il refrain della più iconica delle canzoni del gruppo svedese – troppo difficile). Mai titolo è suonato più ferale (ci risiamo!).
A precederlo un gran battage pubblicitario. Confermato il cast all stars con aggiunte illustri come Andy García e Lily James, ma soprattutto Cher. L’icona delle icone, all’anagrafe 72 anni, è stata chiamata a interpretare la nonna della protagonista, Amanda Seyfried, in pratica la madre di Meryl Streep, che di anni ne ha 69: la magia di Hollywood.
Mamma Mia! Ci risiamo riprende il taglio del film precedente declinando però il tutto in peggio. Esaurite le canzoni più famose degli ABBA e le idee, Ol Parker (il marito di Thandie Newton) scrive (soggetto e sceneggiatura) e dirige un film con cui riesce a buttare alle ortiche un cast da sogno (vanno ricordate soprattutto Julie Walters e Christine Baranski, inspiegabilmente ancora senza un Oscar).SPOILER. Lo diciamo per non urtare la sensibilità dei più manichei tra gli spettatori. Ma la sceneggiatura ha alcune brutture che non possono non essere sottolineate. Si è puntato molto ad esempio su come il cast fosse stato riconfermato, Meryl Streep compresa. Peccato però che a 5 minuti dall’inizio del film scopriamo che il suo personaggio, Donna, è da poco morto, quindi Meryl la vediamo giusto 5 minuti in una visione ultraterrena o al massimo in foto (no, non per modo di dire).
Per ovviare alla mancanza di Meryl, Ol Parker si è inventato un bel salto nel passato per rivivere i giorni dell’arrivo di Donna in Grecia e del concepimento di Sophie (Amanda Seyfried). Un po’ seguiamo Sophie oggi impegnata nell’inaugurazione nell’albergo lasciato in eredità dalla defunta madre e un po’ le avventure della giovane Donna con le amiche di sempre, Rosie e Tania, e i suoi tre spasimanti (l’incerta paternità di Sophie era uno dei perni attorno a cui ruotava il primo film). Su tutto aleggia la figura di una nonna materna lontana, per nulla materna, diva a Las Vegas. Ovviamente è Cher, che arriva sul finale per… Cantare una canzone, ovviamente (Fernando, già vista tra l’altro nella clip promozionale diffusa settimane addietro – nemmeno il gusto del colpo di scena). Non aggiungendo nulla alla narrazione.
La notizia positiva è che Cher, probabilmente in seguito a questa esperienza, ha deciso di incidere un intero album di cover degli ABBA, di prossima uscita.
Fa poi sorridere la scelta di Lily James, dai lineamenti angelici e aggraziati, per interpretare la controparte giovanile di Meryl Streep, che da giovane veniva scartata ai provini perché ritenuta troppo brutta. Nonostante questo ha costruito una carriera tra le più invidiate, ma evidentemente non è stata sufficiente per cambiare le regole della magica Hollywood. Tra l’altro Lily ha gli occhi castani, Meryl azzurri.
Ad incorniciare tutto questo pressapochismo scenari da cartolina, che danno più l’idea del presepe che del Paradiso terrestre, con (nota per i più attenti agli aspetti tecnici) Chroma Key di scarsa qualità (per giunta).