Biscayne Bay si illumina di blu elettrico misto viola. Sono le luci che emanano dalle terrazze lounge bar di Art Miami sulla baia, alla sua ventinovesima edizione (5-9 dicembre 2018). Consueto capannone sulla One Herald Plaza in Downtown, accanto alla sorella minore Context (di un gusto trash rivoltante, a livello di Scope, ma non peggio di Red Dot e Spectrum a Wynwood. Lì c’è da mettersi le mani nei capelli). Molti dubbi e poche certezze (che provengono quasi tutte da New York) dopo aver visitato la fiera. I prezzi sono lievitati per entrambe le fiere, la qualità è diminuita. E si nota. Parecchio. Restano salde le gallerie di valore di questi anni, che infatti rimenzioniamo favorevolmente anche per questa edizione nella nostra top stand. Un minimo di selezione dovrebbe essere d’obbligo. Se no fra qualche anno Art Miami diventerà una propaggine di Context o simile. Comunque, la voce grossa la fa, come ovvio che sia, l’astrattismo americano. Pop poco e male, urban art con alti e bassi, figurazione interessante quando non scade nel raccapricciante (copie di copie, citazioni uscite male, tecniche scadenti) come spesso accade anche qua, con molti lustrini in più. Nota positiva: una mostra di lavori degli studenti della New York Accademy of Arts, curata da Brooke Shields (sì, lei, l’attrice) insieme a David Kratz, direttore della scuola. Il resto, almeno il 70 percento, è quasi inqualificabile. Ma il gusto da queste parti è questo, e va bene così. No way.
Le cose da non perdere quest’anno a ART MIAMI 2018
1) La Composition 43 di Hans Hofmann del 1942 da Vallarino Fine Art (NY) è il miglior pezzo della fiera. Prezzo: 325 mila dollari. In mostra opere importanti dell’espressionismo astratto (secondario) americano. A fianco, altro scrigno booth con piacevolissima sorpresa: la ricerca Assoluta di Francois Aubrun (L’Absolue Peinture) nell’eterno neutro bianco della sua opera.
2) Il maestoso Larry Poons del 1972 in sfondo rosa da Yares (Santa Fe/New York). All’interno astratto, monocromo e minimalismo
3) Una parete di carte di Kline e una selezione curata di figurazione: Bartlett, Hickam, Thiebaud. Allan Stone di New York una garanzia.
4) Chamberlain, Lewitt, Prince, Rondinone. Lo stand di Vivian Horan quest’anno in arancione e turchese si nota. Positivamente
5) Mark Borghi (NY). Ottima ricerca e proposta curatoriale. Non sbaglia mai
6) Stesso discorso per la Wellside Gallery di Seul. Elegante e raffinatissima, sempre tra le migliori proposte della fiera
7) Lo stand (con il bellissimo De Kooning) di Spanierman (New York/Miami)
8) Johannes Heisig e Max Ernst da Die Galerie (Francoforte)
9) Osborne Samuel (Londra). Opere preziose formato minion per un ricercato allestimento, vedi Chadwick e Moore (ma anche Kentridge e Sam Francis)
10) Street Art come si deve, per un indovinato allestimento. Rero, Miaz Brothers, JonOne, Mark Jenkins da Fabien Castanier (Miami)
Extra top ten, una menzione per Adam Denzler, oramai da qualche anno fisso nelle migliori fiere internazionali (Opera Gallery, Miami)
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