Danza con me di e con Roberto Bolle è uno spettacolo che catalizza sempre tanti ascoltatori e che riscuote indubbiamente molto successo.
Ed anche per quest’anno gli ascolti tv hanno premiato il danzatore 43enne che ha conquistato il 21.3% di share e il primo posto nei trend topic di Twitter. E con ragione perchè in effetti lo show di quest’anno è stato senza dubbio il migliore rispetto ai precedenti, raffinato e nel contempo accessibile a tutti. Il programma si è aperto con un primo piano degli occhi del ballerino e poi via via la camera si è aperta su tutto il corpo di lui che dopo aver fatto stratching è corso verso un pubblico virtuale di un teatro virtuale. La prima esibizione è stata quella alla sbarra delle allieve dell’Accademia che francamente non ha rilevato una gran precisione del gruppo, che per fortuna si è riscattato poi con l’esecuzione del Valzer della Neve dallo Schiaccianoci più in là. A seguire Pif (anche quest’anno ad affiancare Roberto) ha presentato Alessandra Ferri. Un ritorno molto atteso, ma che ha lasciato qualche perplessità.
Del resto quando una danzatrice decide di lasciare le scene forse è meglio mantenga i suoi propositi piuttosto che tornare dopo 11 anni non essendo, come è plausibile, in quella forma che ricordiamo tutti. Simpatico lo sketch con Fabio de Luigi in cui Bolle e la giovane Agnese Di Clemente facevano vedere all’attore come si lavora con una partner nella danza. Buono il duetto con la Manni sulla canzone di Cesare Cremonini, ma senza dubbio di più alta qualità il passo a due Qualia con Melissa Hamilton, presentato da Stefano Accorsi (di cui non era ben chiaro il ruolo). Avevamo già ammirato la Hamilton nella scorsa edizione e non possiamo che confermare bravura e talento della prima solista del Royal Ballet, perfetta nei movimenti e soprattutto accattivante da un punto di vista espressivo. Dopo il consueto Gran Passo a Due di Christian Spuck, Bolle ha duettato con un braccio robotico . Anche su questo pezzo c’erano grandi aspettative, ma quello che abbiamo visto era poco e non dava la sensazione chiara di quanto il ballerino fosse in collegamento coi sensori della macchina e quindi quanto complicata sia stata la realizzazione della cosa. Nella seconda parte dello show si è visto duettare Bolle con Cremonini e, dispiace dirlo, ma Cremonini in disinvoltura e charme ha battuto Bolle, che in questo caso non doveva cimentarsi in grand jetè e tour all’air!
Nel famoso brano di Singin’ in the Rain, il musical americano del 1952, Cremonini si è dimostrato molto più a suo agio di quanto non lo fosse Bolle. Luca e Paolo non hanno convinto molto parlando di ponti e di Bolle “rock star” come Paganini, per noi le rock star sono altre. Ma sono stati più simpatici quando hanno ridotto il povero Roberto nel mostro di Frankenstein provando anche a farlo cantare. Il ballerino è stato alla scherzo con classe tirando fuori anche una voce inaspettata. Simpatici i 4 Moschettieri del Re: Favino, Mastandrea, Rubini e Rocco Papaleo che hanno un po’ interrotto la tematica della danza . Ma quando si è tornati all’argomento principale della serata lo si è fatto alla grande, infatti è stata presentata la coreografia di Neumaier per Bejart “Opus 100” in cui Bolle duettava con Alexander Riabko, primo ballerino della compagnia di Neumaier. Anche quest’anno non è mancata la presenza di Polina Semionova che con Bolle hanno eseguito un brano di Bigonzetti “Cantata”. Meno interessanti l’assolo di Bolle sull’ultimo capriccio di Paganini e quello su Dorian Gray in cui interagiva coi suoi alter ego virtuali.
Lo spettacolo si chiude molto tardi, dopo mezza notte, con un duetto di mani, ma è un falso allarme, dopo la pubblicità c’è ancora un brano danzato, quello tanto aspettato da Ilenia Pastorelli che per tutto la serata non aspettava che essere presa fra le braccia di Bolle. Fermo restando che si dà sempre grande merito a Bolle per portare la danza in TV e farla uscire dai teatri, ci sono comunque ancora molte cose da affinare nel programma. Intanto bisognerebbe accorciarlo un po’ e soprattutto dargli un ritmo più serrato perchè continua ad avere tempi lenti e didascalici che dopo un po’inevitabilmente annoiano.