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Kusama – Infinity: il documentario sull’arte e il genio di Yayoi Kusama

Kusama - Infinity: il documentario sull'arte e il genio di Yayoi Kusama

Kusama - Infinity: il documentario sull'arte e il genio di Yayoi Kusama Il 4 marzo Yayoi Kusama arriva nelle sale italiane con il documentario Kusama – Infinity, che ripercorre la vita dell’artista giapponese tra tragedie e successi. Intervista alla regista

ArtReview Power list 2018 la posiziona sedicesima tra le personalità più influenti del mondo dell’arte contemporanea, e troviamo Yayoi Kusama (1929) sempre presente in questa lista dal 2013. Solamente quest’anno però si è riservata un posto nella top 25, accompagnata da una breve, ma eloquente, frase introduttiva «Much-instragrammed blockbuster artist». Le sue mostre sono assalite da visitatori diventando inevitabilmente sold-out. Ciliegina sulla torta, i risultati d’asta la incoronano come una delle artiste viventi più costose.

La carta del documentario sulla vita di Kusama, si potrebbe maliziosamente affermare, è stata giocata con perfetto tempismo… Commerciale. Ma, a onor del vero, il progetto era già nella mente della regista, Heather Lenz, da oltre un decennio, quando durante i suoi studi in Storia dell’Arte conobbe l’opera di Yayoi – trovando ai tempi ben poco spazio dedicato all’artista giapponese. Qui nasce il seme di Kusama – Infinity, il racconto della vita – difficile – di un’artista che ha saputo trasportare il suo estro su una fortezza costruita con durissima volontà e sacrificio.

Occhi sbarrati, naso camuso, parrucca rossa e vestiti eccentrici. La figura di Kusama è quella di una perfetta acchiappa sguardi; il racconto della vita di Yayoi Kusama è un miscellaneo di traumi. Nata nel Giappone del XX secolo, dove essere una donna intraprendente non era visto di buon occhio (figuriamoci essere un’aspirante artista), tentò la fortuna in quello sfavillante centro artistico che era la New York negli anni ’60. Ma nonostante l’attività artistica frenetica, e molto provocatrice, Kusama non riuscì a procurarsi il rispetto che le spettava. Alla soglia di un crollo nervoso dovette infine tornare in Giappone. Passarono molti anni prima che il suo talento fosse (o volle essere) finalmente compreso.

Il racconto biografico di Yayoi Kusama è a tutti gli effetti un susseguirsi di eventi neri che avrebbero spezzato la volontà dei più: la madre, per citare un esempio, compariva di soppiatto alle spalle dell’arista ancora bambina per sorprenderla nell’atto di disegnare, per poi strappare con violenza qualunque disegno avesse prodotto. Negli Stati Uniti le sue opere rimanevano invendute, ma erano ottimo spunto di “riflessione” per altri artisti che infine raccoglievano i frutti della sua fatica intellettuale. Questi e altri eventi finirono per avere una pesante ricaduta sulla psiche dell’artista, tanto che – quando fu scelta come rappresentante del Giappone alla Biennale di Venezia del 1992 – dovette essere accompagnata dal suo psichiatra.Kusama - Infinity: il documentario sull'arte e il genio di Yayoi Kusama

La pellicola racconta cronologicamente la vita dell’artista avvalorandosi di testimonianze e materiali d’archivio, oltre che della figura e della voce della stessa Kusama. Attraverso le vicende che l’hanno segnata viene anche descritto il senso di isolamento e frustrazione che sessismo e razzismo possono abbattersi sul diverso. La sua poetica dell’infinito e della ripetizione viene sondata e in qualche modo analizzata, lasciando però ampio spazio all’aura di imperscrutabilità che avvolge la sua arte. Aura che, alla luce delle vicende vissute dall’artista, assume un gusto acre, ma non per questo meno attraente; e anzi, usando le parole di Leibniz: «Spesso un po’ di acido, di aspro o di amaro piace più dello zucchero, le ombre mettono in risalto i colori, e anche una dissonanza, opportunamente usata, dà rilievo all’armonia».

Kusama – Infinity arriva nelle sale nel momento giusto. Può dimostrarsi una valida guida per essere introdotti nella mente straripante di Kusama e farsi strada tra le moltissime immagini delle opere della Much-instragrammed, aiutandoci a dare senso a quegli agglomerati di pixel che possono in ogni momento tramutarsi in feticci digitali.

Kusama - Infinity: il documentario sull'arte e il genio di Yayoi Kusama

Intervista a Heather Lenz, regista di Kasuma – Infinity

In che modo la tua laurea in Storia dell’arte ha influenzato il tuo approccio alla produzione di film?
Durante i miei studi d’arte ho realizzato che le donne venivano raramente citate tra libri e nelle lezioni di Storia dell’Arte. Ho scoperto il lavoro di Kusama durante una lezione di scultura e ne rimasi subito molto colpita. Ai tempi esisteva solamente un catalogo di Kusama, dopo averlo letto capii quanto il suo contributo all’arte americana non fosse stato compreso appieno. È così che ho trovato l’ispirazione e la giusta motivazione per creare un film così, per provare a cambiare questa situazione. Ma a quei tempi non avrei mai potuto immaginare che Kusama sarebbe diventata una delle artiste donne viventi più vendute al mondo.

Com’è stato lavorare con Yayoi Kusama nella produzione di Kusama – Infinity?
È stato un piacere conoscere Kusama. Mi ha colpita per i traguardi che ha saputo raggiungere e per la sua tenacia.

Sei sposata con un giapponese. Questo fatto ha contribuito alla tua comprensione della cultura del Paese Sol levante e di Kusama?
Sì, durante la creazione del film mi sono sposata con un giapponese. Casualmente il padre di mio marito fu una delle vittime del bombardamento di Hiroshima. Questo fatto ha influito sulla mia capacità di comprendere l’impatto devastante che traumi del genere possono avere sulle persone e capire così – più a fondo – quelle che sono state le forti esperienze che hanno segnato Kusama. Ma già prima del matrimonio ho avuto un insegnante giapponese che mi ha introdotto alle usanze tipiche del Giappone, per capire ad esempio come e quanto tempo avrei dovuto inchinarmi davanti a Kusama (lo status della persona che saluti influenza la profondità dell’inchino).

In Kusama – Infinity hai dovuto affrontare il tema del sessismo durante gli anni ’60. Qual è la tua opinione riguardo sessismo e gender gap nell’industria cinematografica?
Sono lieta che vi sia maggiore consapevolezza del problema e apprezzo lo sforzo di quei festival cinematografici che si battono per la parità dei sessi, come anche il lavoro di organizzazioni quali Geena Davis Institute on Gender in Media, Women in Film, e Film Fatales. Siamo comunque all’inizio di un lungo processo per risolvere questo problema. Purtroppo è un tema ostico da affrontare e cambiare il sistema non sarà una passeggiata. Coloro che hanno vissuto e vivono dei benefici di questo sistema sono restii a concedere qualcosa. C’è un detto che recita: “Quando sei abituato al privilegio, l’uguaglianza ti sembra oppressione”. Spero che un giorno organizzazioni prestigiose come l’Academy si mostreranno più attente a queste problematiche. Vorrei incoraggiare le persone che si trovano fuori dal sistema a ricordare che a differenza delle Olimpiadi, in cui chi corre più veloce vince la medaglia d’oro, nei premi cinematografici è presente una componente soggettiva e nessuno prende in considerazione le maggiori difficoltà con cui una donna deve spesso fare i conti nella produzione di un film. Sono orgogliosa del fatto che insieme alla mia co-produttrice, Karen Johnson, siamo riuscite a portare la vita di Kusama sul grande schermo, nonostante tutti gli ostacoli che abbiamo dovuto affrontare; soprattutto dato che Kusama è un’anziana “donna straniera”, fatto che ha attirato molte critiche quando ho iniziato a cercare i fondi per il film.Kusama - Infinity: il documentario sull'arte e il genio di Yayoi Kusama

Kusama – Infinity

Regia di Heather Lenz
In sala dal 4 marzo 2019
con Wanted Cinema e Feltrinelli Real Cinema

 

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