Spider-Man: Un nuovo universo. Come gli Spidey del multiverso hanno conquistato l’Oscar. In DVD e Blu-Ray dal 10 aprile
Spider-Man: Un nuovo universo ha conquistato la statuetta come miglior film d’animazione durante l’ultima cerimonia dei premi Oscarr® tenutasi lo scorso 24 febbraio al Dolby Theater di Los Angeles. Questa vittoria ha segnato la rottura dell’egemonia Disney-Pixar, che negli anni precedenti aveva facilmente agguantato la statuetta grazie a lungometraggi (stupendi) come Coco (2018), Inside Out (2016) e Up (2010).
Sony Picture Animation ha svolto uno straordinario lavoro di ricerca, sia sulle forme dell’animazione sia sul materiale narrativo a disposizione (Spidey è uno dei più longevi supereroi Marvel, presente già dalla Golden Age degli anni 30 e 40), segnando la strada verso un nuovo universo nel campo dell’animazione digitale. Un nuovo modo di intendere l’animazione 3D in grado di raccontare in modo non canonico uno dei supereroi più amati dell’universo Marvel (tra i suoi molti fan ricordiamo Michael Jackson che tentò di acquistarne il franchise negli anni 90 e Barack Obama che è stato ritratto sulla copertina del numero 583 di Amazing Spider-Man).
Spider-Man: Un nuovo universo ci porta in una continuity differente rispetto a quella canonica – dove si svolgono le vicende di tutti i supereroi Marvel così come li conosciamo – un «nuovo universo» appunto, generato da uno degli innumerevoli What If…? immaginabili, è questo uno degli strumenti narrativi più amati dalla letteratura distopica, Avant-Pop (che ci gioca, lavorando per accumulazione) e neanche a dirlo del fumetto americano. Se il contesto Marvel canonico è stato identificato come Terra-616, quello dove si svolge Spider-Man: Un nuovo universo è noto ai fan come Terra-1610 o Ultimate Marvel: in questa linea temporale Peter Parker viene ucciso in combattimento (ma avremo il tempo di vederlo durante la prima parte, in una intro assai spassosa che darà il ritmo alla narrazione), mentre un ragno fuggito dai laboratori Alchemax – impegnati per conto di Kingpin (disegnato come un personaggio di Dick Tracy), in una serie di attività illegali e sci-fi quali affondare le mani in realtà parallele o creare un enorme Green Goblin che si comporta come Hulk – morde l’adolescente newyorkese Miles Morales (di origini latine e afroamericane) donandogli il senso di ragno e nuovi e straordinari poteri come l’invisibilità.
Gli scellerati esperimenti di Kingpin portano su Terra 1610 altre cinque versioni di Spider-Man, provenienti da altrettanti universi What If: Spider-Gwen che ha assistito alla morte dell’amico Peter Parker, il bolso Peter B. Parker che affronta la morte di zia May e la sua rottura con Mary Jane, Spider-Man Noir (che ha la voce hard boiled di Nicolas Cage), Spider-Ham (un maialino proveniente da un universo à la Looney Toons), e la piccola Peni Parker col suo esoscheletro SP//dr, versione anime dell’eroe newyorkese. Mentre Miles affronta la sua formazione e scopre le delusioni e la confusione priva di codifica dell’adolescenza (il morso del ragno è metafora della pubertà, segnalata dall’animazione con la comparsa di vignette e onomatopee che ne sottolineano il cambiamento), i sei Spider-Man dovranno trovare un modo per fermare Kingpin, Olivia Octopus (versione Ultimate del dottor Octopus) e il ferino Prowler (che ha la voce del sempre intenso Mahershala Ali).
Spider-Man: Un nuovo universo lavora sull’idea della coesistenza e della collaborazione, anche nella diversità più distante: personaggi provenienti da universi paralleli, empatizzano e trovano il modo di collaborare fra loro, idea supportata anche dalla tecnica di animazione con una nuova forma di 3D spurio che si allontana dalla fluidità della CGI per offrire la commistione di più immaginari animati, con particolare riguardo al tratto a mano tipico del fumetto, della Pop e Street art.
Non è un caso se le esplosioni spazio temporali che generano strane installazioni dai colori fluo tra le vie di New York sono apostrofate da una comparsa-passante con un Oh, It’s a Bansky! Tutto il film è lavorato per offrire una dinamica riproposizione del fumetto e della pop-art che qui coesistono in maniera assai felice e ben si accordano con la matrice funky, pop e newyorkese della pellicola. A partire dal logo della Columbia, rivisitato e rielaborato in una miriade di fotogrammi che sembrano delle vere opere d’arte pop, in cui la Torch Lady torna per un nanosecondo a essere la Jane Fonda di Cat Ballou (1965) prima di esplodere in una sequela di lisergiche figure che a stento riusciamo a cogliere.Spider-Man: Un nuovo universo, a differenza dell’attuale cinema d’animazione mainstream, ripiegato sulla citazione autoreferenziale se non sulla lunga scia dei sequel, offre una visione fresca, ponderata e attuale, questo nuovo universo ha molto del nostro momento storico, con la difficile percezione che le minoranze hanno nel contesto offerto dagli Stati Uniti di Trump. Anche su Terra 1610 la Land of Opportunity sembra voler recintare ogni possibilità di crescita, educazione e miglioramento, Miles sembra avvertirne tutto il peso, a partire dalla dualità nella quale è costretto a vivere ma che non ha scelto, con la divisione fra il quartiere dov’è nato e cresciuto e la nuova scuola, assai elitaria, che deve frequentare per non perdere quella che suo padre ritiene un’opportunità irripetibile.
Spider-Man: Un nuovo universo apre un nuovo periodo di sperimentazione e ricerca nell’animazione mainstream e ci auguriamo che gli studi di animazione scelgano strade come questa: meno battute e sempre più creative, strade che possano rappresentare sempre meglio la materia narrativa (tutti gli eroi e le eroine animati che in futuro ci conquisteranno) attraverso nuove e sempre più sorprendenti forme e tecnologie.