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Michelangelo a colori: a Palazzo Barberini le geniali invenzioni del Buonarroti

Le principali iconografie della storia figurativa rielaborate da Michelangelo e riprese dai suoi seguaci diretti: Marcello Venusti, Lelio Orsi, Marco Pino, Jacopino del Conte

Marcello Venusti L’Orazione nell’orto , 1560 - 70 olio su tavola, cm 53x71 Spoleto, The Marignoli di Montecorona Foundation Marcello Venusti L’Orazione nell’orto , 1560 - 70 olio su tavola, cm 53x71 Spoleto, The Marignoli di Montecorona Foundation

 

Marcello Venusti L’Orazione nell’orto , 1560 - 70 olio su tavola, cm 53x71 Spoleto, The Marignoli di Montecorona Foundation
Marcello Venusti
L’Orazione nell’orto ,
1560-70
olio su tavola, cm 53×71
Spoleto, The Marignoli di Montecorona Foundation

Siamo nel 1564, all’indomani della morte di uno dei più grandi artisti di tutti i tempi, Michelangelo Buonarroti. Tra i committenti e i vari collezionisti si scatena un’autentica lotta per accaparrarsi le invenzioni pittoriche del  genio del Rinascimento. Non opere autografe. Invenzioni, prototipi, riprodotti dai suoi diretti seguaci.

Probabilmente vi sorprenderà  scoprire alle soglie del 2020, una pagina sconosciuta ai più della produzione artistica di Michelangelo. La piccola e preziosa mostra allestita in una sala di Palazzo Barberini, permette infatti di scoprire un particolare settore della sua vicenda artistica, meno famoso ma indubbiamente pervaso della consueta genialità del poliedrico – e forse inarrivabile – artista.

Riproduzione_Michelangelo Buonarroti Crocifisso con due angeli dolenti 370x270 mm Londra, The British Museum, Department of Print and Drawings
Riproduzione_Michelangelo Buonarroti
Crocifisso con due angeli dolenti
370×270 mm
Londra, The British Museum, Department of Print and Drawings

Le invenzioni di cui parliamo, sono dei disegni – o meglio dei ‘cartonetti‘ come vengono definiti nei documenti ufficiali – che Michelangelo usava donare ai suoi committenti e ai suoi amici ma soprattutto, ai suoi diretti seguaci. L’artista non aveva una vera scuola però aveva degli artisti al lui vicini ai quali forniva queste invenzioni. E tra questi primeggiano Marcello Venusti, Lelio Orsi, Marco Pino e Jacopino del Conte.

Non bisogna assolutamente confondere questi cartonetti con degli studi preparatori di successive opere pittoriche. Sono delle vere e proprie invenzioni,  prototipi grafici che Michelangelo ha affidato ai suoi diretti seguaci affinché li traducessero in pittura. Michelangelo interviene sulle iconografie basilari della storia figurativa di quel momento (Annunciazione, Crocifissione ecc.)  ma ne  rielabora il tema in maniera sofisticata, intellettualistica, intervenendo proprio sulla storia. Osservate, ad esempio,  l’Annunciazione nel cartonetto ora conservato alla Pierpont Morgan Library di New York. I panneggi scultorei della Madonna, come se fosse una statua,  ne sottolineano la tipica muscolatura presente nelle opere del Maestro dove l’anatomia umana gioca un ruolo di prim’ordine. E poi l’invenzione geniale di una scultura bronzea di Mosè alle sue spalle. che affonda le dita dentro le tavole della legge per segnare il passaggio tra l’Antico e il Nuovo Testamento.

Riproduzione_Michelangelo Buonarroti L’Annunciazione 383 x 297 mm New York, Pierpont Morgan Library
Riproduzione_Michelangelo Buonarroti
L’Annunciazione 383 x 297 mm
New York, Pierpont Morgan Library

All’indomani della morte di Michelangelo queste opere erano considerate a tutti gli effetti delle opere del Maestro. Come ha sottolineato infatti  Francesca Parrilla,  che cura la mostra insieme a Massimo Prirondin:

“La cosa importante che voglio sottolineare è che tutti i dipinti qui in mostra negli inventari vengono definiti di Michelangelo. In realtà non è affatto importante l’autografia,  l’importante era l’invenzione. Se l’invenzione era di Michelangelo il dipinto era automaticamente di Michelangelo ecco perchè in tutto l’inventario viene citato sempre il suo nome”,

Vi chiederete a questo punto perché Michelangelo non si sia occupato personalmente di dipingere le sue invenzioni, a tal punto che nei suoi ultimi anni, il suo rapporto con la pittura sembra passare prevalentemente attraverso il suo seguace preferito, Marcello Venusti . Il punto è che il genio degli affreschi della Cappella Sistina, in realtà non si reputava un pittore. Come  ha sottolineato Yuri Primarossa, che si è occupato del coordinamento scientifico della mostra:

Michelangelo non si definiva un pittore. Le opere su cavalletto di Michelangelo sono rarissime e molte delle quali controverse dal punto di vista dell’autografia. Era essenzialmente uno scultore e un architetto, magnificamente prestato alla pittura per le grandi committenze pontificie.

La mostra prende in esame le principali iconografie religiose del tempo rielaborate da Michelangelo: Annunciazione, L’Orazione nell’orto, Le Crocifissioni, La Deposizione.Opere che non solo rappresentano, come abbiamo già anticipato, una traduzione pittorica di invenzioni michelangiolesche ma si sono rivelate  preziosissime in quanto costituiscono l’unica testimonianza giunta ai nostri giorni di originali che non possediamo più. E’ questo il caso della Deposizione dell’Accademia di San Luca,  e anche dell’Annunciazione di Venusti della Galleria Corsini, entrambe presenti in mostra. Per quanto riguarda quest’ultima, si tratta della riproduzione in piccolo della pala d’altare che lo stesso pittore aveva realizzato su disegno di Michelangelo per la cappella nella chiesa di Santa Maria della Pace a Roma. Una pala che non esiste più e sulla quale la critica ha formulato le più svariate – e fantasiose – ipotesi.

Marcello Venusti L’Annunciazione, 1550 circa olio su tavola, cm 45x30 Roma, Gallerie Nazionali Barberini Corsini
Marcello Venusti
L’Annunciazione, 1550 circa
olio su tavola, cm 45×30
Roma, Gallerie Nazionali Barberini Corsini

Si è pensato perfino a una censura della Controriforma dovuta a questa versione così sofisticata dell’Annunciazione di Michelangelo della quale abbiamo accennato all’inizio dell’articolo. In realtà gli eventi sono stati molto più semplici e se vogliamo, banali. A scoprirlo, e questo è sicuramente un dettaglio che impreziosisce la mostra e il catalogo – è stata proprio la curatrice della mostra, Francesca Parrilla. Dai documenti esaminati infatti, sembra che l’opera sia stata danneggiata dalle frequenti inondazioni del Tevere  che colpirono la chiesa, soprattutto tra la fine del Cinquecento e l’inizio di quello successivo. La pala in cattive condizioni fu trasferita nel palazzo dei principe Cesi ad Acquasparta e da lì se ne persero le tracce. Questo fa capire come sia importante la tavola conservata presso le Galleria Corsini, unica testimonianza della perduta pala Cesi.

La ricostruzione di una parte della critica che pensava ad una censura della Pala Cesi non è però del tutto priva di fondamento storico, nel senso che a quel tempo, il clima della Controriforma minacciava davvero determinate opere. Pensava proprio a questo  Alessandro Farnese Junior quando nel 1549  – forse per l’intercessione dello stesso Michelangelo – incaricò Venusti di realizzare una copia dipinta -una miniatura ovviamente- del Giudizio Universale per garantirne la testimonianza alle generazioni future (l’opera è conservata al Museo di Capodimonte di Napoli) . Il capolavoro infatti, era minacciato dal clima austero della Controriforma e c’era anche chi ne chiedeva la distruzione. Roba da far venire i brividi, ma andiamo oltre.

Marcello Venusti Deposizione di Cristo , 1550 -1570 olio su tela, cm 103x78 Roma, Accademia Nazionale di San Luca
Marcello Venusti
Deposizione di Cristo , 1550 -1570
olio su tela, cm 103×78
Roma, Accademia Nazionale di San Luca

Per quanto riguarda l’allestimento della mostra, accanto ai dipinti dei seguaci di Michelangelo, sono state sistemate le riproduzioni ( facsimile) dei vari cartonetti del Buonarroti, in modo da coglierne le varie interpretazioni. Non si tratta infatti di semplici copie ‘colorate’ delle invenzioni michelangiolesche. Pensiamo ad esempio alle composizioni di Venusti. Come riporta Francesca Perrilla nel catalogo che accompagna la mostra:

L’etichetta di ‘copista’ che gli è stata assegnata dalla critica, se da un lato ha oscurato la sua fase autonoma, durata più di un ventennio, dall’altro gli valse negli anni della Controriforma il riferimento a principale divulgatore dei modelli michelangioleschi, da lui tradotti in un lessico più consono all’acceso clima tridentino. Tuttavia, il legame con le opere di Michelangelo non fu esclusivo ma mitigato da una sentita venerazione per Raffaello, percepibile nella raffinata sensibilità coloristica e nella dolcezza delle espressioni dei volti che raffigurò nelle sue opere.

Accanto all’Annunciazione di Marcello Venusti, spicca quella di Lelio Orsi, un artista che, come ha spiegato il curatore Massimo Pirondini ” prende spunto da Michelangelo ma poi prende una strada tutta sua, lo reinterpreta in questa opera che ha fatto letteralmente il giro del mondo”. Leggendo nel catalogo è impossibile non sorprendersi dei numerosi spostamenti dell’opera  (olio su tavola, attualmente al Museo Gonzaga di Novellara)  partita da Modena per Roma nel 1618: è tra i quadri che il cardinale Alessandro d’Este si fa spedire per arredare la sua residenza nella capitale pontificia. Pensate, tornerà al punto di partenza dopo quattro secoli di peregrinazioni. Una storia articolata anche dal punto di vista delle attribuzioni. Inizialmente infatti, era stata erroneamente assegnata a Marcello Venusti. Un’attribuzione confutata correttamente da Zeri in favore di Lelio Orsi.

Lelio Orsi
L’Annunciazione , XVI secolo
olio su tavola,cm 35×26
Novellara, Museo Gonzaga

Tra le varie opere in allestimento, spiccano, per la straordinaria qualità cromatica,  le due Orazioni nell’Orto di Marcello Venusti. Esposte per la prima volta insieme, testimoniano uno dei disegni più importanti realizzati da Michelangelo. Sembra che alla sua morte, il nipote Leonardo, suo unico erede, lo regalò a Cosimo I dei Medici: ecco perché il cartonetto è attualmente conservato nel Gabinetto degli Uffizi di Firenze.

Marcello Venusti L’Orazione nell’orto , 1545-60 olio su tavola , cm 53x76 Roma, Gallerie Nazionali Barberini Corsini
Marcello Venusti
L’Orazione nell’orto , 1545-60
olio su tavola , cm 53×76
Roma, Gallerie Nazionali
Barberini Corsini

Marcello li realizzò subito dopo la morte di Michelangelo e la particolarità, come abbiamo anticipato, sta nell’evidenza cromatica, la differenza della rappresentazione che viene messa a punto con una gradazione diversa di colori che praticamente manifestano due momenti diversi della giornata: l’alba e il tramonto. Una versione ha i colori più tenui che risentono dell’influenza di un altro gigante, Raffaello. L’altra invece, sorprende per il taglio sperimentale di colori acidi, violenti. Il fatto che El Greco soggiornasse in quel periodo a Palazzo Farnese, probabilmente non è una coincidenza. La composizione, si sviluppa in senso orizzontale e narrativo. Alla base delle figure, l’anatomia dei corpi, che Michelangelo metteva sempre al centro di tutto.

Altra opera che cattura l’attenzione dei visitatori è la versione della Deposizone di Cristo di Jaocopino Del Conte, conservata proprio a Palazzo Barberini. La sguardo di Nicodemo è rivolto infatti verso lo spettatore  e lo coinvolge nella scena.

Jacopino del Conte Deposizione di Cristo, seconda metà del XVI sec. olio su tavola,cm 180x129 Roma, Gallerie Nazionali Barberini Corsini
Jacopino del Conte
Deposizione di Cristo,
seconda metà del XVI sec.
olio su tavola,cm 180×129
Roma, Gallerie Nazionali Barberini Corsini

E poi il Cristo vivo sulla Croce di Marco Pino. Tra i meriti riconosciuti dalla critica a Michelangelo, risulta anche quello della ‘riscoperta’ dell’immagine di Cristo vivo sulla croce, colto dalla soltiudine. Il prototipo realizzato dal Maestro per la marchesa Vittoria Colonna è stato quello che ha avuto più successo e versioni. In questa di Marco Pino, molto suggestiva ed esposta per la prima volta al pubblico, dal buio scuro si staglia il corpo sofferente del Cristo, una rappresentazione diversa da quella muscolosa ideata da Michelangelo. Una prova ulteriore di quanto ogni artista sviluppasse la sua personale rappresentazione delle geniali invenzioni del Maestro.

Marco Pino
Cristo vivo sulla croce,
1570 -1580
olio su tavola, cm 65×45
Collezione privata

Informazioni:

Michelangelo a colori. Marcello Venusti, Lelio Orsi, Marco Pino, Jacopino del Conte
Mostra a cura di Francesca Parrilla e Massimo Pirondini, coordinamento scientifico Yuri Primarosa
Gallerie Nazionali di Arte Antica – Palazzo Barberini – fino al 6 gennaio 2020

Orari: martedì/domenica 8.30 – 19.00. La biglietteria chiude alle 18.00

Biglietto Barberini Corsini: ntero 12 € – Ridotto 2 € (per i giovani dai 18 ai 25 anni) – Il biglietto è valido dal momento della timbratura per 10 giorni in entrambe le sedi del Museo: Palazzo Barberini e Galleria Corsini.

Info:http://www.barberinicorsini.org/

Prossime  visite guidate gratuite con la co-curatrice Francesca Perrilla:  il  30 novembre e il  14 dicembre, alle ore 17.00.
E’ previsto inoltre un ciclo di laboratori didattici dal titolo Nella bottega dell’artista, a cura e delle Associazioni culturali Zebrart e “Senza titolo” e del Dipartimento educazione e ricerca del museo. I laboratori, dedicati ai bambini dai 5 ai 10 anni, si terranno ogni domenica alle 11.30 (escluse le prime domeniche del mese) per 10 domeniche, a partire dal 13 ottobre e fino al 29 dicembre. Le attività condurranno i piccoli partecipanti alla scoperta della mostra e dei capolavori della collezione permanente, con un focus particolare sull’eredità artistica del maestro e sulle differenti tecniche artistiche. Dopo la visita alla mostra, i bambini, in laboratorio, potranno immergersi nella vita di una bottega tra colori, bozzetti e modellini. Ogni partecipante si confronterà con gli artisti del passato per elaborare un personale studio del corpo con disegni di dettagli e prove di colore. Attività su prenotazione all’indirizzo: didattica@barberinicorsini.org. Appuntamento davanti alla biglietteria. Tutte le attività sono gratuite. Per due accompagnatori è prevista una riduzione sul costo del biglietto a 6 euro.

 

 

 

 

 

 

 

 

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