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Intervista a Beatrice Buscaroli


INTERVISTA ALLA CURATRICE DEL PADIGLIONE ITALIA,

BEATRICE BUSCAROLI

 

Schieramenti pro e contro si erano creati ancora prima di dichiarare i nomi degli artisti del Padiglione Italia alla prossima Biennale veneziana. Criticati, apprezzati e discussi: comunque sempre all’ordine del giorno e al centro dell’attenzione. Sono Luca Beatrice e Beatrice Buscaroli: B&B. Per la prima volta i due curatori del padiglione intraprendono un road show in giro per l’Italia, anticipando ciò che si potrà vedere alla mostra Collaudi. Omaggio a F.T. Marientti: “Vogliamo arrivare direttamente al pubblico, confrontarci vis à vis con gli artisti, con gli operatori, senza intermediazioni più o meno di parte. Siamo sicuri di aver lavorato bene, naturalmente secondo le nostre sensibilità, e di essere riusciti a proporre in “Collaudi” una visione certo non esaustiva ma altrettanto certamente interessante e non interessata della giovane arte italiana. Critiche, suggerimenti suggestioni sono ben accette perché, se non cambieranno ovviamente le scelte fatte, ci saranno comunque utili nel nostro percorso di critici. Crediamo di aver le idee ben chiare ma non siamo così presuntuosi da pensare, come fanno altri, di essere i depositari dell’unica, assoluta, inamovibile verità. Nessuno di noi due pensa di avere in tasca la verità assoluta, ma certezze fondate, queste si”. Il road show partirà il prossimo 17 aprile nel corso del Festival dell’Arte Contemporanea di Faenza, con il vicedirettore del Resto del Carlino, Pierluigi Masini. Successivamente i due curatori incontreranno il pubblico il prossimo 22 aprile al Museo Pecci di Prato con il direttore Marco Bazzini. Infine il 7 maggio B&B saranno ospitati dalla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, con la presenza di Guido Curto, direttore dell’Accademia Albertina di Torino. Abbiamo parlato con Beatrice Buscaroli del Padiglione Italiae delle critiche che hanno caratterizzato questo periodo post nomination degli artisti in mostra. 

 

Come la spinta creativa e vibrante del Futurismo è giunta ai nostri giorni? All’unica Avanguardia storica del nostro paese è dedicata la mostra del Padiglione della prossima Biennale veneziana. Qual è l’aspetto più attuale del Futurismo?
La mostra è dedicata alla figura di Filippo Tommaso Marinetti e al Futurismo, che ritengo intenso promotore, inventore, talent-scout, scopritore di talenti… I riflessi nel contemporaneo riconducibili al Futurismo sono tantissimi: nel campo dell’arte, in particolare sono il rinnovamento dei linguaggi, la possibilità di sperimentare continuamente, la implicita giovinezza, l’energia… In ogni caso ha lasciato un segno fortissimo.

 

Qual è l’immagine dell’arte italiana nel mondo che emerge da questa impostazione del Padiglione?
Emerge un’immagine di un paese che non ha nulla da invidiare agli altri, almeno in questo campo.

 

Quale sarà il punto di forza di questa edizione e del Padiglione Italiano?
La possibilità di radunare venti buoni artisti, esporli in uno spazio bellissimo con una logica e una sorta di percorso, e di metterli a confronto con gli altri artisti del mondo.

 

Gli artisti selezionati rappresentano la generazione italiana dei 30 – 50 enni: come sono stati selezionati? Quali saranno gli aspetti innovativi di questa edizione?
Sono stati selezionati da noi curatori, sono in gran parte artisti con cui abbiamo già lavorato, hanno buoni curriculum anche museali. Gli aspetti innovativi sono il nome “Padiglione Italia” che ha sostituto il precedente Padiglione italiano che viene restituito all’Italia e il doppio dello spazio concesso al nostro paese. 

 

Abbiamo già assistito alle reazioni da parte della critica italiana. Se da un lato ci sono state opinioni positive come quella di Silvia Evangelisti, d’altro lato personaggi come Francesco Bonami non hanno apprezzato, per diversi motivi, il taglio con cui è stato impostato il vostro lavoro. Mi piacerebbe avere qualche affermazione in merito alle critiche, sia positive, che negative.
Non critico le critiche, perdo soltanto tempo. Molte non le leggo neppure. Le critiche sui nomi danno la misura dell’ignoranza di questo nostro paese di schiavi. Era tutto prevedibile: che la “Repubblica” ci avrebbe attaccato da subito e per tutta la durata del nostro incarico ce lo ha predetto uno dei responsabili dell’ufficio stampa del ministero nel settembre 2008, quando sia io che Luca Beatrice non avevamo neppure pensato ai nomi. Mi sembrano veramente schiavi del loro Minculpop!

 

Cosa si aspetta dalla critica a livello internazionale?
Penso che loro le opere le guardino e non compulsino ossessivamente solo gli elenchi di nomi…

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