Un lungo articolo del Corriere della Sera ricostruisce l’intricata vicenda Modigliani. Comunicando che la procura ha depositato il decreto di citazione diretta a giudizio per tutti i personaggi coinvolti
La vicenda era già nota anche in molti dettagli, ma ora se ne torna a parlare perché pare che la procura abbia depositato il decreto di citazione diretta a giudizio per tutti i personaggi coinvolti. Che si porteranno dietro stuoli di periti, storici dell’arte, esperti di varia estrazione, pronti a incrociare le spade con dirigenti del Ministero, docenti universitari, Ris dei carabinieri, addirittura con l’Fbi e il Consiglio nazionale delle ricerche. Di cosa parliamo? Del “pasticciaccio brutto” scoppiato attorno alla mostra di Amedeo Modigliani tenutasi nel 2017 a Palazzo Ducale di Genova, nell’ambito della quale 21 opere vennero sequestrate a luglio per i forti sospetti sulla loro autenticità. A dare notizia del nuovo passo in avanti dell’inchiesta è il Corriere della Sera, che ricorda come “dal sequestro è scaturita la più imponente indagine mai fatta al mondo su Modigliani, che ipotizza l’accusa di truffa, falso e contraffazione. A processo andranno in sei: Joseph Guttmann, mercante d’arte ungherese e titolare della Global Art Exhebitions di New York, che a Genova ha portato 11 opere poi sequestrate; Rudy Chiappini, il curatore della mostra; Massimo Vitta Zelman, presidente di MondoMostre Skira, organizzatore dell’evento; Nicolò Sponzilli e Rosa Fasan, direttore mostre e dipendente di Skira, e Pietro Pedrazzini, proprietario del ritratto di Chaime Soutine prestato per l’esposizione a Genova”.
La più imponente indagine mai fatta: e il quotidiano prende spunto da questa novità processuale per ricostruirne le fasi, fra pareri degli esperti delle difese e giudizi contrastanti dei periti convocati dal tribunale. Il ritratto di Celine Howard, una delle opere al centro della vicenda, secondo quanto scritto dal Corriere “è falso, la firma di incerta, sgranata, pasticciata, ripassata due volte…”, per il consulente dell’accusa, mentre è “opera autentica, documentata fin dalla creazione”, per quello della difesa. Stessa scena per Maria, olio su cartone coperto da 28 milioni di dollari di polizza: “Pessimo tentativo di copiare il dipinto del maestro”, contro “opera autentica, provenienza certa, mai una contestazione”. Chi sono i periti dell’accusa scesi in campo? Sono “ben cinque consulenti della procura, con diverse specializzazioni, che hanno prodotto quattro distinti documenti per il procuratore aggiunto Paolo D’Ovidio”, informa l’articolo. “Si tratta di Maria Stella Margozzi, storica dell’arte dal 1993 al Ministero dei Beni Culturali, di Marie-Pierre Etchevarry e Tiziana Mazzoni, esperte scientifiche, della grafologa Ilaria Gozzi che ha una certezza: ‘La firma è falsa su almeno undici opere’; e di Isabella Quattrocchi che collabora con le procure di mezza Italia e ha bocciato con durezza molti dipinti; e ci sono i carabinieri della Sezione di chimica del Ris di Roma, chiamati a esprimere un parere sui materiali concludendo che ‘13 opere non sono coerenti con il periodo storico al quale sono state attribuite’, e cioè al periodo di attività di Modigliani, morto nel 1920 (in 7 casi invece non sono emerse anomalie)”.
Tutto ruota attorno alle opere d’arte sotto accusa, 20 (una è stata dissequestrata e riconsegnata). Secondo gli inquirenti – come scrive il Corriere – “esiste un sistema di diffusione di opere false nel mercato. Lo strumento, la partecipazione a mostre e l’inserimento del ‘falso’ a una determinata collezione, in modo da essere accreditata agli occhi della comunità scientifica. Quante più mostre e quanto più prestigiose saranno, tanto più l’opera sarà autentica e preziosa. Con un chiaro e indebito vantaggio del proprietario, conclude il reparto di Tutela del Patrimonio culturale del Comando dei carabinieri che ha firmato il documento finale, pilastro dell’inchiesta genovese. Un esempio? ‘Dal 1995 a oggi Guttmann è riuscito a far crescere il valore del Nudo di Celine Howard da 250 mila dollari a 42 milioni di euro”. E le difese? Non stanno certo a guardare: “sul ritratto di Hanka Zborowska, certificato dallo Stato, la signora Giuseppina Antognini, che ha ereditato l’opera dal marito Francesco Pasquinelli, ha messo in campo l’avvocato Luca Troyer e i professori Paolo Baldacci e Mattia Piatti che si sono appoggiati ai ricercatori specializzati del Cnr di Firenze e Perugia”, precisa l’articolo. “E sempre un professore, Valerio Terraroli, docente di storia della critica dell’arte all’università di Pavia, ha lavorato sulla vicenda per conto di Vitta Zelman di MondoMostre Skira, difeso dagli avvocati Gregorio Gitti e Fabrizio Sardella. ‘La selezione delle opere da esporre è stata effettuata su documentazioni pubblicate, note e pienamente attendibili, tali da fornire al curatore la ragionevole certezza della loro autenticità – ha concluso Terraroli – A conferma del rigore metodologico è stata fatta la scelta di non esporre ulteriori 23 opere reperite nel corso della ricerca per la mostra, proprio a causa di carenza di sufficienti requisiti documentari”.