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Valorizzare (finalmente) la Collezione d’arte della Società Umanitaria di Milano. La missione di Andrea Tinterri, intervista

Società Umanitaria di Milano, veduta dall'alto dei chiostri Società Umanitaria di Milano, veduta dall'alto dei chiostri
Società Umanitaria di Milano, veduta dall'alto dei chiostri
Società Umanitaria di Milano, veduta dall’alto dei chiostri

Da maggio di quest’anno la Società Umanitaria di Milano ha un direttore della propria collezione d’arte, accumulata in centoventicinque anni di attività. Una breve chiacchierata con Andrea Tinterri.

Da maggio di quest’anno ha assunto il ruolo il direttore della collezione d’arte dell’Umanitaria di Milano. Perché la necessità di questo ruolo?

È vero, almeno negli ultimi anni non c’è mai stato un direttore della collezione d’arte, quindi sto lavorando su “tabula rasa” con qualcosa da formare ogni giorno sulla base della ricerca. Il progetto nasce un anno fa da un’intuizione di Luigi Attilio Brianzi, componente del collegio dei delegati dell’Umanitaria e appassionato d’arte, che ha sottoposto al presidente Alberto Jannuzzelli e al direttivo dell’Umanitaria la possibilità di valorizzare il suo patrimonio, catalogarlo e capire realmente l’entità e il valore artistico dei lasciti e delle acquisizioni accumulate nel tempo. Sono stato contattato e abbiamo iniziato a ragionare sulle possibili strategie e modalità con cui affrontare il lavoro. La Società ha voglia di farsi conoscere anche attraverso questo importante patrimonio e soprattutto fare i conti con la propria storia.

E quindi gli obiettivi quali sono?

Abbiamo iniziato una prima fase di catalogazione. Alcune opere, mi riferisco soprattutto a quelle su carta, saranno sottoposte a restauro in modo che possano trovare una nuova collocazione e diventare anche finalmente fruibili al pubblico. Tutto questo in vista di un catalogo generale della collezione che vorrei ricostruisse una storia, un archivio, o comunque passaggi di un’esperienza importante per la città di Milano e non solo.

Società Umanitaria di Milano, veduta del chiostro delle memorie
Società Umanitaria di Milano, veduta del chiostro delle memorie

La collezione verrà integrata con nuove opere, nuove collaborazioni?

Tra gli obiettivi c’è anche quello. Vorrei che la collezione fosse uno spazio in evoluzione, cercherò di coinvolgere nuovi artisti. L’Umanitaria è stata ed è un luogo che la città di Milano conosce e riconosce come spazio di formazione e cultura. Credo che la collezione rientri in questa storia; un modo di guardare alla città, al proprio territorio e al Paese.

Quante opere e quali artisti fanno parte della collezione?

Le opere appartengono principalmente al Novecento italiano. Solo per ricordarne alcuni: Lucio Del Pezzo, Elio Marchegiani, Giò Pomodoro, Alik Cavaliere, Sergio Dangelo, Concetto Pozzati….

Della collezione fanno parte sia opere dell’Umanitaria, sia quelle della collezione della Fondazione D’Ars.Il nucleo principale non è molto vasto, ma come ho sottolineato precedentemente, ricostruisceimportanti tratti della storia culturale dell’Umanitaria, sia quella della Fondazione D’Ars, realtà che, soprattutto con la propria rivista, ha contribuito notevolmente al dibattito sull’arte contemporanea.

Sono già state definite le tempistiche per il catalogo generale?

Non ancora, siamo nella prima fase di catalogazione e inoltre prima di procedere alla pubblicazione vorrei che entrassero a far parte della collezione nuove opere, nuove prospettive. Abbiamo appena iniziato a lavorare e, quindi, non ci siamo dati scadenze precise. Importante è aver iniziato e, sono convinto, siamo partiti con il piede giusto.

Società Umanitaria di Milano, veduta del chiostro dei pesci
Società Umanitaria di Milano, veduta del chiostro dei pesci

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