Tra cattedrali temporanee e definite intenzioni di restauro, la cenere inizia a diradarsi attorno a Notre-Dame.
Una serra, una cupola di cristallo, un vetro colorato, una fiamma ricoperta di foglie d’oro. Dopo l’incendio che più di tre mesi fa ha devastato Notre-Dame le soluzioni per ricostruirla si sono succedute fantasiose. Il dibattito sulla giusta strada da seguire nel riabilitare la cattedrale – cercare di attenersi il più possibile alla tradizione oppure sfruttare la tragica occasione per apportare una svolta modernistica ad un edificio storico – si è inevitabilmente acceso e ha stimolato gli architetti di tutto mondo. Come forse era prevedibile, ma fino ad ora non ufficiale, il parlamento francese ha optato per un progetto che seguirà fedelmente il solco distrutto della chiesa incendiata. Una scelta conservatrice, che intende riportare Notre-Dame il più possibile simile a quella che abbiamo sempre conosciuto.
Una vera e propria legge quella con cui il parlamento francese ha dato avvio alle procedure di ricostruzione. È stata istituita una nuova agenzia con poteri vasti e di ampio respiro, incaricata di coordinare e gestire l’intera operazione; raccogliere fondi tramite sottoscrizioni nazionali e internazionali; gestire tutti i lavori nelle immediate vicinanze della cattedrale; stabilire programmi di formazione per i restauratori; attuare programmi di informazione per educare il pubblico sul processo di conservazione e istituire un consiglio scientifico per fornire consulenza sulle scelte chiave che dovranno essere fatte.
A seguito dell’incendio, le somme impegnate da privati, aziende ed enti pubblici hanno raggiunto la cifra di 1 miliardo €. Le tre famiglie più ricche di Francia, guidate da François Pinault (Bouygues, Christie’s, Gucci, Sanofi), Bernard Arnault (LVMH, Christian Dior) e Françoise Bettencourt-Meyers (L ‘Oreal) hanno promesso 500 milioni €, mentre Patrick Pouyanné, CEO del colosso petrolifero francese Total, ha promesso € 100 milioni.
Mentre finora sono stati effettuati solo lavori urgenti di consolidamento e protezione, la domanda chiave rimane: chi realizzerà davvero questa enorme operazione di ricostruzione e restauro? Numerose imprese specializzate sono attualmente impiegate, molte trasferite da altri siti di restauro, ma nessuna di esse è in grado di gestire la complessità della ricostruzione di Notre-Dame. Queste sono solitamente impegnate in progetti di restauro relativamente piccoli, mentre in questo caso urge una figura in grado di agire come appaltatore generale per fornire un coordinamento generale. Il problema è che nessuna delle grandi ditte di costruzioni in Francia possiede le competenze necessarie nel campo del restauro. Si dovrà quindi fare affidamento su ditte specializzate.
Nel frattempo da uno studio britannico arriva la prima proposta concreta per la costruzione di uno spazio temporaneo che possa accogliere i fedeli durante i lavori di ricostruzione. L’idea è di intervenire con una struttura flessibile – completamente ignifuga e in futuro smontabile e riutilizzabile – sul sagrato di Notre-Dame. Un edificio tutto luce e trasparenza, così che la visione della cattedrale in rifacimento possa entrare nella struttura provvisoria. Ancora nulla di ufficiale, ma ormai la sensazione è che le ceneri di quel 15 aprile stiano iniziando a diradarsi.