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Riccardo Muti a Genova riceve la laurea honoris causa, ma non dimentica il futuro dei giovani musicisti

Genova sabato 5 ottobre ha avuto un ospite di gran pregio: il Maestro Riccardo Muti. Il motivo della presenza del celeberrimo direttore d’orchestra nel capoluogo ligure è che l’Università di Genova, nel giorno dell’inaugurazione dell’anno accademico 2019-2020, gli ha voluto conferire la laurea honoris causa in Scienze internazionali e della cooperazione.

La cerimonia si è svolta nella Sala del Maggior Consiglio di Palazzo Ducale dalle ore 17, sala pienissima di persone tutte rigorosamente provviste di invito ottenuto attraverso l’Università di Genova od il Conservatorio Paganini, tutti attentissimi e in attesa di quanto avrebbe detto e fatto Muti per l’occasione.

L’attesa è stata lunga in quanto prima c’è stato il lungo discorso inaugurale del rettore Paolo Comanducci che è al suo ultimo periodo di mandato e altri interventi, tra cui quello del professore di Storia delle dottrine politiche Alberto De Santis che ha pronunciato la laudatio. «Muti, non è solo un direttore d’orchestra, ma anche uomo di cultura, che si è molto adoperato in campo internazionale per le buon relazioni tra i popoli. La musica è di per sé linguaggio internazionale in grado di veicolare importanti messaggi, ed il Maestro Muti la adopera anche come strumento di cooperazione con le attività che svolge con organizzazioni internazionali ».

Ma questa non è la prima laurea honoris causa per il famoso direttore d’orchestra che ha iniziato 23 anni fa la sua lunga lista di riconoscimenti. Infatti, nel 1996, ha ricevuto la sua prima in musicologia dall’Università degli Studi di Pavia. Il 24 febbraio 1999 la seconda in Lettere dall’Università Cattolica del Sacro Cuore e di Milano. Il 20 aprile 2005 fa tris con la laurea ad honoris in lettere moderne dall’Università Federico II di Napoli. Non è finita qui. Il 3 marzo 2007 la Facoltà di Lettere e Filosofia di Arezzo dell’Università degli Studi di Siena gliela conferisce in Letteratura e Spettacolo, consegnatagli dal Rettore Silvano Focardi. Ancora, il 4 novembre 2011, Muti ha ricevuto la laurea honoris causa in Storia e critica delle culture musicali dall’Università degli studi di Torino. Nel 2013 L’Orientale di Napoli lo insignisce con la laurea in letterature e culture comparate. Ricordiamo infatti che il Direttore nel 2015 ha fondato la Riccardo Muti Italian Opera Academy, un’accademia internazionale – aperta al pubblico di uditori – con sede a Ravenna dove allievi di direzione d’orchestra, maestri accompagnatori e cantanti d’opera, provenienti da tutto il mondo, vengono selezionati da una commissione e possono perfezionare le proprie conoscenze sotto la sua guida.

Ma torniamo al pomeriggio di sabato. Arrivato finalmente il momento della consegna della laurea, Muti come nel suo stile, ha detto di non essersi preparato alcun discorso di circostanza, nè tantomeno una Lectio Magistralis come canonicamente viene intesa. Come lectio magistralis il celebre direttore ha preferito offrire al pubblico ed ai cattedrati una dimostrazione del suo lavoro coi giovani strumentisti dirigendo l’orchestra del Conservatorio di Genova Niccolò Paganini nella Marcia Funebre, un movimento della sinfonia Eroica di Beethoven.

Emozionatissimi naturalmente tutti i ragazzi dell’orchestra, studenti diplomati e non del Conservatorio genovese, che erano attentissimi ad ogni appunto fatto dal maestro. Muti non si è lasciato sfuggire nulla di quelle che erano le ingenuità degli allievi che come ha affermato sono ancora troppo giovani per interiorizzare completamente quello che la musica nasconde fra una nota e l’altra. La parte più preziosa del tutto. Ma indubbiamente hanno dimostrato di saper rispondere immediatamente alle richieste di chi tiene la bacchetta in mano con grande consapevolezza e carisma.

“Credo che i ragazzi sappiano esprimere il senso del dolore universale che si trova in Beethoven, anche se non lo possono avere dentro di loro perché il loro percorso di vita è ancora troppo breve” ha detto Muti “e questo brano così meraviglioso e triste, oggi lo voglio dedicare per ricordare i due poliziotti uccisi a Trieste”

Alla fine però il Direttore non si è dimenticato di far leva su quello che sostiene e per cui si batte da anni: “Mi addolora constatare che nel nostro paese, culla dell’arte e della musica, ci siano intere regioni che non hanno un teatro lirico e un’orchestra. Ci sarà speranza per il nostro Paese solo quando ritorneremo ad aprire sale per i concerti delle orchestre sinfoniche e teatri d’opera. Va bene che in Italia ci siano tanti Conservatori, ma dopo gli studi gli studenti dove vanno? Questi ragazzi hanno bisogno di trovare un’occupazione, e sarebbe un crimine se non lo trovassero”.

Speriamo che prima o poi le parole di questa figura insigne, fiore all’occhiello del nostro Pease, siano ascoltate.

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