Una preziosa sanguigna di Jan Steven van Calcar è l’unica opera nella mostra che la galleria Caiati Old Masters Paintings & Sculptures di Milano presenta il 13 novembre. Un disegno unico, che situa il proprio fascino a cavallo tra arte e scienza.
“Si vive con l’ingegno, tutto il resto apparterrà alla morte”
Pseudo Virgilio, Elegie per Mecenate, I, 38
Nel mezzo di questa tensione fra vita e morte risiede la figura in sanguigna realizzata dall’allievo di Tiziano Jan Steven van Calcar. Viene messa così in crisi l’affermazione di Virgilio in un cortocircuito visivo che pone il disegno, datato 1540 circa, a metà tra arte e scienza, tra sfera filosofica e sfera anatomica della realtà. Ritratto come un Amleto ante litteram è infatti uno scheletro umano: in piedi, rivolto verso destra, incrocia le gambe in una posa disinvolta mentre porta la mano sinistra sotto il mente assumendo il classico atteggiamento del pensatore. È dunque occupato ad utilizzare l’ingegno nell’intenzione di pensare oppure, come suggerisce il suo aspetto, è invece morto?
A dedicargli tutto lo spazio necessario è la galleria Caiati Old Masters Paintings & Sculptures, di Milano. Dal 13 novembre il disegno è unico protagonista di una mostra che approfondirà la storia dell’opera e del suo autore. Jan Steven van Calcar è stato attivo sia sul versante della pittura che su quello strettamente attinente alla storia della Medicina, materia a cui si associano alcune tavole anatomiche da lui disegnate su commissione del medico fiammingo Andries van Wesele (1514-1564), comunemente noto come Andrea Vesalio (o Vesalius), e fatte tradurre in xilografie a corredo del celebre trattato vesaliano De Humani corporis Fabrica libri septem, impresso in editio princeps a Basilea nel 1543 e ristampato nel 1555. Di lui parlò anche Giorgio Vasari nella Vita di Tiziano, il quale definì Calcar “mio amicissimo” e fu “assai lodato dal maestro, e nei ritratti meraviglioso” e “furono di mano di costui (il che gli doverà in tutti i tempi essere d’onore) i disegni dell’anotomie, che fece intagliare e mandar fuori con la sua opera l’eccellentissimo Andrea Vesalio”.
L’opera in esposizione, probabilmente un bozzetto della matrice che andò poi in stampa, assume quindi un importante valore sia storico che artistico. In una posizione umanamente senziente lo scheletro riporta però a lato la didascalia anatomica delle sue caratteristiche, ponendosi in un territorio ambivalente dalle caratteristiche incerte e, per questo, doppiamente interessanti.