Scusate, mi è scappata un po’ la frizione, l’appellativo presuntuossima è un banale espediente per la rima. Presuntuosella, come Pimpinella la sbruffoncella , un pochetto questa blasonata Fiera lo è. Ad onor del vero lo sono un po’ tutte queste manifestazioni, la stramaledetta “comunicazzzione” impone sempre di strombazzare mirabolanti visioni filosofiche e percettive, nonché nuove trasgressive frontiere, tipo Abstract Sex – special project in town che suggerisce inedite relazioni tra oggetti, corpi e macchinari, in un’epoca in cui la definizione stessa di essere umano è sempre più negoziabile e bla bla….
L’ottimo ufficio stampa propone ben 39 pagine di cartella impaginate con una sofisticata grafica che, però, rischia di perdere di vista l’essenziale. Manca, per esempio, un banale elenco degli artisti presentati abbinato alle galleria espositrici. Bon, pignoleria a parte, veniamo alla ciccia. Quello che maggiormente mi ha dato da pensare, aldilà della Fiera vera e propria, e ha generato in me l’effetto Pimpinella, sono le date dell’evento, 1-3 Novembre.
Il primo weekend di novembre coincide con due importanti ricorrenze religiose, Ognissanti e la commemorazione dei defunti. Non so se sia arroganza o supponenza, oppure il semplice e naturale non considerare un problema la sovrapposizione delle date, dando per scontato che ormai al mondo, e in particolare quello che fa riferimento al contemporary, i sentimenti legati a quelle commemorazioni non parlano più. Parlano forse di più le giornate del calendario dedicate al naturismo, alla nutella, alle zone umide sino alla ricorrenza del sesso orale.
Heinrich Heine ci narrava degli Dèi pagani in esilio scacciati dal cristianesimo, ora è la volta del cristianesimo ad essere confinato ai margini dal nullismo modernista. La cacciata del Sacro porta, da un lato, l’adorazione del vitello d’oro, dall’all’altro, all’Antropocentrismo, altro che il tanto strombazzato Antropocene.
Vabbè, così va il mondo, un bel fine settimana lungo è una buona occasione per un giro cultural-gastronomico e magari una capatina allo special project di Franco Curletto che con il suo taglio ti fa un bel caschetto. Un felice Happy End a giusto coronamento della tre giorni.
Un’ultima malinconica notazione. Torino è una bella ed elegante città fané. I luoghi dove prima si assemblavano le vetture sono divenuti le mete dello struscio postindustriale nell’illusione di sostituire il vuoto lasciato dai macchinari con il pieno delle zucche, inteso come teste. Ma se le zucche sono vuote, di cosa si riempie lo spazio? Di Air de Turin, dove Lingotto fa rima con gianduiotto. Quelli di Gobino sono favolosi!
Happy week-end a tutti
L.d.R.