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Tutto su Visio 2019. La migliore videoarte si confronta sulla condizione post-internet: una ricognizione generazionale

Installation view, KATHARSIS, 2019, 24’37’’. Video installazione a tre canali. Courtesy l’artista ph. Federica Di Giovanni
Miguel Azuaga, KATHARSIS, 2019, 24’37’’.Video installazione a tre canali. Courtesy l’artista
ph. Federica Di Giovanni

Visio. Moving images after Post-Internet a cura di Leonardo Bigazzi è un’esposizione multi-prospettica dove l’insieme degli artisti selezionati compone un immaginario composito e variegato, fatto di approcci, punti di vista e narrazioni che si differenziano anche di molto l’uno dall’altro, facendo emerge una pluralità attitudinale complessa e per nulla scontata. A Palazzo Strozzi fino al 1° dicembre.

Il centro nevralgico della mostra è una visione laterale del concetto Post-Internet, non interpretato come tendenza artistica e visione estetica ma come condizione culturale assodata in cui gli stessi artisti sono consapevoli di trovarsi totalmente immersi. Così le opere in esposte hanno un andamento ondivago, tra speculazioni tecno-distopiche, immersioni esistenziali, riflessioni su memoria, rapporti umani, colonizzazione culturale, sfruttamento ambientale, animale ed economico. Jacopo Rinaldi (1988, Italia) con All the world’s memory sovrappone tramite editing audio e video il film-documentario sulla Biblioteca Nazionale di Francia di Alain Resnis, Toute la Mémoire du Monde, con delle cilps dei Google Data Centers; mostrando il passaggio dalla carta stampata ai dati digitali e quello ben più grave della custodia del sapere umano, da un’istituzione universale, libera e statale a un multinazionale privata.

MEIN BLICK (MY VIEW), 2017. Installazione di realtà virtuale: video 10’7’’, sedia da ufficio, Gaming PC, Visore VR, punchball stand.  Courtesy l’artista  ph. Federica Di Giovanni
Patrick Alan Banfield, MEIN BLICK (MY VIEW), 2017. Installazione di realtà virtuale: video 10’7’’, sedia da ufficio, Gaming PC, Visore VR, punchball stand. Courtesy l’artista. ph. Federica Di Giovanni

Con My View, vincitore del VISIO Young Talent Acquisition Prize, Patrick Alan Banfield (1984, Gran Bretagna) tramite un’installazione di realtà virtuale immerge fisicamente lo spettatore all’interno della sovrapproduzione filmica dell’artista stesso, intensificando l’esperienza quotidiana di bombardamento visivo, tessendo, allo stesso tempo, una relazione intima in quello che è a tutti gli effetti un flusso di coscienza digitale. Enar de Dios Rodríguez (1986, Spagna) con Fortress Europe crea all’interno dello spazio espositivo un’esperienza fruitiva di frontiera, dove lo spettatore è sottoposto inconsapevolmente a delle dinamiche di respingimento: un finto biglietto di ingresso reca la scritta “Any limitation of space begins with the imposition of an entrace”, e di fatti la classica uscita della Strozzina è preclusa tramite un nastro su cui sono stampati i loghi di diverse aziende finanziati dall’Unione Europea impegnate a “difenderne” i confini. Completa l’installazione un video, riprodotto su di un tipico monitor di sicurezza dove vengono trasmesse le campagne  marketing promozionali delle aziende stesse.

FORTRESS EUROPE, 2018.  Installazione: video 4’04’’, dissuasori. Courtesy l’artista.   ph. Federica Di Giovanni
Enar de Dios Rodríguez, FORTRESS EUROPE, 2018. Installazione: video 4’04’’, dissuasori. Courtesy l’artista. ph. Federica Di Giovanni

Affine a quest’opera è il lavoro di Miguel Azuaga (1991, Polonia) in cui l’intervista realizzata dell’artista nel nord del Marocco a una giornalista nigeriana viene decostruita e commentata da membri della comunità accademia e omosessuale di Berlino nella totale assenza dell’intervistato e dell’intervistatore. Ma l’esplorazione video in Visio. Moving images after Post-Internet riflette anche sul concetto della memoria, dell’assenza, della transitorietà con le opere di Eva Giolo (1991, Belgio) Gil, di Inas Halabi (1988, Palestina) Mnenosyne, di Polina Kanis (1985, Russia) The Pool e di Rebecca Jane Arthur (1984, Gran Bretagna) Ready-Mades with Interest, oltre che sulla spettacolazione e quotidianità della violenza come in Buildups di Adam Kaplam (1987, Israele). Lo sfruttamento del mondo animale è al centro dell’opera Play Down di Agnieszka Mastalerz (1991, Polonia) dove emerge l’artificialità violenta con cui vengono sfruttati gli stalloni, mentre nel lavoro Waste Land inc. di Igor Simić (1988, Serbia) il mondo collassato sotto le catastrofi naturali causate dall’uomo è utilizzato dai pochi ricchi che si sono salvati rifugiandosi in un altro pianeta come campo da golf. Gli effetti post-traumatici della guerra sono al centro di parte della ricerca di Valentina Knežević (1989, Croazia) che nell’opera Voiceover mostra un ex-soldato diventato ballerino mentre rivive le sue esperienze come militare attraverso la danza.

Installation view, THE POOL, 2015, 9’37’’. Courtesy l’artista ph. Federica Di Giovanni
Polina Kanis, THE POOL, 2015, 9’37’’.Courtesy l’artista. ph. Federica Di Giovanni

Visio. Moving images after Post-Internet

Rebecca Jane Arthur, Miguel Azuaga, Patrick Alan Banfield, Enar de Dios Rodríguez, Eva Giolo, Inas Halabi, Polina Kanis, Adam Kaplan, Valentina Knežević, Agnieszka Mastalerz, Jacopo Rinaldi, Igor Simić

a cura di Leonardo Bigazzi
12 novembre – 1 dicembre
Palazzo Strozzi
Ingresso Libero
www.palazzostrozzi.org/mostre/visio-moving-images-after-post-internet/
info@palazzostrozzi.org

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