IN ARRIVO A MILANO: L’altra individualità. Pittura e figurazione nell’epoca dell’evanescenza, una mostra che propone una mappatura della nuova pittura figurativa italiana, concentrandosi sulla generazione nata tra la fine degli anni Settanta e gli inizi degli anni Novanta. Una selezione di 23 artisti che, pur nelle loro differenze, guardano alla pittura senza cedere all’informale, riportando al centro dell’attenzione la figura come qualcosa di ritrovato, restituito dopo una lunga assenza. La mostra inaugurerà il 29 ottobre 2020 da State Of Milano (Via Seneca 4, zona Porta Romana), a cura di Domenico Russo Andrea Tinterri e Luca Zuccala.
Parola a Davide Serpetti
Cosa significa, oggi, lavorare sulla pittura?
Significa concepire delle immagini che necessitano di un tempo lungo di assimilazione. Penso alle mie opere come a delle icone.
Quali sono i riferimenti culturali che influenzano e definiscono la tua ricerca?
Ce ne sono tanti, che di volta in volta si alternano. Penso a quasi tutta la scena pittorica inglese del secondo dopoguerra con Hockney come riferimento, poi Medardo Rosso, Kantarovsky, Modigliani, Alex Katz… Ultimamente sto guardando con attenzione ai ritratti di Gorky e ad alcuni dipinti di Pauline Boty.
Qual è, dal tuo punto di osservazione, lo stato dell’arte contemporanea italiana (hai tutto il diritto di scavalcare il confine geografico)?
Mi limito a parlare della nostra scena pittorica. Delle generazioni di pittori italiani nati dal 60 in poi, all’estero, è arrivato poco o niente. Se stando a NY, Bruxelles o Londra, chiedete a qualcuno di nominare un pittore italiano recente, non ti sanno rispondere. Penso che attualmente manchi una lente di ingrandimento “internazionale” e mainstream nei confronti di qualche pittore italiano meritevole.