Com’è cambiata la vita degli artisti durante la quarantena? Come sono mutate le loro abitudini, il loro sentire, il loro lavoro?
L’aria sospesa, gli spazi dilatati, i silenzi, il fluire sordo del tempo. L’attesa pervasa di un chiarore surreale e indefinito che scandisce le vite della quarantena. Abbiamo chiesto a una serie di artisti di raccontarci lo scorrere del tempo dalle proprie case, trasformate in temporanei atelier. La vita di un artista ai tempi della pandemia.
I tempi di Giuliano Sale
Come passi la giornata, dove e come dipingi ora?
Dipingo dove ho sempre dipinto, stessi orari, stesso ritmo ecc, nel mio studio, studio e abitazione. Per fortuna, da questo punto di vista, non è cambiato niente, avendo un carattere paragonabile a quello di un gatto non amo troppi cambiamenti improvvisi o lavorare in posti diversi dal solito. Quindi niente, porto avanti il mio lavoro come al solito.
Tempo, Spazio, Suono. Concetti ricalibrati, relativi, riformulati…
Mi viene in mente solo il pensiero angosciante che questo fatto storico stia vivendo nel presente trasformandosi in un momento “normale”, l’accettare di trovarsi in questa situazione, quindi l’abbandono anche del desiderio di uscire, la stanchezza fisica e mentale che assopisce l’istinto di fare cose come andare fuori, vedere la luce, la gente ecc… vivere insomma. Abituarsi alla cattività e vederla come protezione e non più come obbligo e frustrazione.
Leggere, scrivere, riflettere, altro…
Niente, penso anche troppo, certo. Il mio lavoro dedica più tempo al pensare e all’osservare che a quello effettivo dell’agire.
Poi mi sposto furtivamente per comprare le sigarette, ascolto musica, mangio, faccio sesso (non da solo eh), osservo un punto indefinito sul muro che mi è di fronte, bevo, fumo, penso, faccio sesso ancora se mi è permesso, ascolto musica, osservo ancora, nel mentre penso, faccio finta di pensare ancora, mangio ancora, se capita vedo stronzate al pc per passare il tempo, leggo se c’è qualcosa di interessante da leggere, non faccio più sesso perché la risposta sarebbe: “anche basta”, bevo ancora e cerco di dormire che, come prima, ma decisamente più di prima, è una delle cose più complicate per me.
Quindi, un po’ come al solito, ma senza uscire per andare a sedermi nel mio bar di riferimento per il mio negroni d’ordinanza.
Prima cosa che farai quando finisce la quarantena?
Sicuramente andró a mangiare un orecchio di elefante con zucchine pastellate e un litro di rosso della casa da Mari & Monti, il ristorante/pizzeria egiziano a due passi dal mio studio. Ciao Ahmed.