Instagram è la piattaforma social del momento, è una fototeca di pubblico dominio, un enorme contenitore di immagini e ora come non mai rappresenta un’àncora di salvezza per il popolo della quarantena. Documenta la condizione comune in cui tutto il mondo verte, tra voli sospesi e progetti in attesa di essere sviluppati. Una condizione di stasi e di incertezza condivisa. Se il pubblico non può più andare alle mostre, nelle gallerie, negli studi d’artista per confortare il proprio spirito, sono questi che vanno dal pubblico.
Bonaventure Soh Bejeng Ndikung, ad esempio, pubblica quotidianamente la copertina di un LP di musica africana degli anni ’70 e ’80. Mentre Cauleen Smith posta i suoi ipotetici cortometraggi. Organizzazioni come il Bronx Documentary Center, sta contribuendo ad aiutare la propria comunità duramente colpita dall’emergenza sociale attuale. C’è anche chi durante la sua fuga in bici raccoglie e salva dalla strada gattini.
È il caso di un tizio scozzese che durante il suo viaggio in bicicletta per il mondo si è imbattuto in un gatto in Bosnia e l’ha portato con se (attualmente i due si trovano in Ungheria). Infine Bodega Cats è la pagina Instagram che a New York va per la maggiore. Il New York Times invece, per allietare questa quarantena, sta pubblicando ogni settimana i propri account preferiti.
I lavori su carta di Kara Walker avrebbero dovuto essere esposti questa primavera alla galleria Sikkema Jenkins di Chelsea. Alcuni audaci dipinti fra cui quello che mostra la macabra suite in cui si trovano Barack Obama e Donald J. Trump e schizzi dei suoi ultimi 10 anni di lavoro, offrono una visione affascinante del modo in cui questa artista pensa e lavora. La Walker, di tutta risposta a questa pandemia che non le ha permesso di inaugurare la mostra di Chelsea, è anche molto attiva su Instagram e sulla piattaforma pubblica i suoi schizzi, consigli su alcuni libri da leggere e fotografie.
Olalekan Jeyifous, l’architetto diventato artista, sta arrivando ovunque coi suoi murales, le mostre collettive e alcune commissioni pubbliche. Insieme ad Amanda Williams sta realizzando il monumento a Shirley Chisholm (la politica, accademica e attivista statunitense, nonché prima donna nera eletta al Congresso degli Stati Uniti) ai margini di Prospect Park, e parteciperà al grande spettacolo del MoMA su architettura e oscurità, dal titolo “Reconstructions” (Ricostruzioni). Il tratto distintivo di Jeyifous sono disegni digitali di una città futura in cui coesistono sia numerosi spazi verdi che gli esseri umani (il contrario di un mondo distopico). Su Instagram posta gli edifici che circondano la sua casa di Brooklyn alterati nelle forme e nei colori.
Phyllis Galembo propone un progetto particolarmente a tema, in un momento di corsa folle alle introvabili e preziose mascherine. Durante i suoi numerosi viaggi dal Delta del Niger al Messico (e molti altri luoghi) ha documentato con la sua macchina fotografica le feste in maschera delle popolazioni locali con cui è entrato in contatto.
Laylah Amatullah Barrayn è la fotoreporter impegnata -fra i vari progetti- a Saint-Louiss, in Senegal e fondatrice, con Adama Delphine Fawundu, del progetto Mfon, la rete di donne fotografe della diaspora africana. Attualmente la Barrayn opera a Brooklyn nel quartiere Bedford-Stuyvesant (cuore della cultura afroamericana e ambientazione dei film “Fa la cosa giusta” di Spike Lee e “Tutti odiano Chris”) nel quale vive.
Alex Webb e Rebecca Norris Webb utilizzano Instagram come strumento evocativo di vecchi progetti fotografici presso Oaxaca (stato del Messico meridionale), Mumbai o l’Avana, i luoghi esplorati da Alex Webb e i paesaggi malinconici del Sud Dakota invece, caro a Rebecca Webb nonché suo luogo natale. La Webb accompagna le sue fotografie con poesie di scrittori che in questo periodo si trovano a meditare sulla attuale condizione mondiale, donando conforto ai lettori.