Com’è cambiata la vita degli artisti durante la quarantena? Come sono mutate le loro abitudini, il loro sentire, il loro lavoro?
L’aria sospesa, gli spazi dilatati, i silenzi, il fluire sordo del tempo. L’attesa pervasa di un chiarore surreale e indefinito che scandisce le vite della quarantena. Abbiamo chiesto a una serie di artisti di raccontarci lo scorrere del tempo dalle proprie case, trasformate in temporanei atelier. La vita di un artista ai tempi della pandemia.
I tempi di Luisa Rabbia
Come passi la giornata, dove e come dipingi ora?
Passo le giornate nel mio studio di Brooklyn, che raggiungo a piedi in 15 minuti da casa il che è pressapoco quello che facevo anche prima della quarantena, con la sola differenza che devo calibrare meno il tempo in studio con tutte le cose che una città come New York ovviamente offre costantemente. Le tematiche del mio lavoro, la connessione fra uno e l’altro, fra il dentro e il fuori, fra il micro e il macro, fra il prima e il dopo, mi sembrano adattarsi cosi bene con le riflessioni di questi giorni.
Continuo a lavorare sulla mia prossima personale da Peter Blum a NYC che è ancora in programma per l’autunno e sul progetto Homemade per Magazzino Italian Art Foundation che mi ha invitato insieme ad altri 7 artisti italiani a condividere l’evoluzione di un’opera durante la quarantena. Gli altri artisti invitati sono Beatrice Scaccia, Maria D. Rapicavoli, Alessandro Teoldi, Francesco Simeti, Andrea Mastrovito, Danilo Correale e Davide Balliano; ci troviamo su Zoom per incontri pressapoco settimanali per conoscerci meglio e scambiarci riflessioni, mentre ogni due settimane Magazzino presenta sulle proprie piattaforme social l’evoluzione del progetto di ognuno di noi.
Tempo, Spazio, Suono. Concetti ricalibrati, relativi, riformulati…
Anche in questi giorni il tempo non mi basta mai e passa sempre troppo in fretta. In particolare, consapevole più che mai della precarietà della vita, ogni minuto è diventato ancora più prezioso e non lo voglio sprecare per cose che non considero importanti. Il mio spazio preferito è sempre lo studio, dove creo in solitudine.
Lavoro in silenzio cercando un dialogo interiore che credo assolutamente fondamentale, non solo per la crescita della persona e della creatività, ma anche come preparazione a qualsiasi relazione con l’altro.
Leggere, scrivere, riflettere, altro…
Oltre ad andare in studio leggo Marcel Proust, mi mancano meno di 200 pagine per terminare Alla ricerca del tempo perduto. Condivido una parte che ho recentemente sottolineato: ”Ero arrivato cosi alla conclusione che non siamo affatto liberi di fronte all’opera d’arte, che non la facciamo affatto a nostro piacimento, ma in quanto ci preesiste, e poiché e’ ad un tempo necessaria e nascosta, dobbiamo – come faremmo per una legge della natura – scoprirla.
Ma non era in fondo questa scoperta che l’arte poteva farci compiere, la scoperta di ciò che dovrebbe esserci più prezioso e ci rimane, di solito, per sempre ignoto: la nostra vera vita, la realtà quale l’abbiamo sentita, e che è talmente diversa da come credevamo che la felicità ci pervade quando un caso ci consegna l’autentico ricordo?” Il tempo ritrovato, pag. 560, Ed. Mondadori.
Prima cosa che farai quando finisce la quarantena?
Andrò a nuotare e poi al Met, finalmente a fruire l’arte dal vero.