Visione e corporeità. Presso la sede svizzera della celebre galleria Hauser&Wirth inaugura Seeing Touch, un collettiva il cui fil rouge è l’utilizzo di una fisicità che spesso va oltre il dato visuale. Fino al 15 novembre a St. Moritz.
Diversissimi per generazione, stili e tecniche, gli artisti coinvolti dalla curatrice Giorgia von Albertini nella mostra inaugurata lo scorso 25 settembre da Hauser&Wirth -da Louise Bourgeois a Sylvie Fleury– hanno in comune un riferimento alla sfera tattile nella propria pratica artistica.
Ispirata a un saggio di Helen Molesworth che indaga la qualità tattile delle opere create dall’artista francese in confronto a quella dei suoi ready-made (“Duchamp: By Hand, Even”, 2005), Seeing Touch riunisce una serie di opere che mirano a coinvolgere fisicamente lo spettatore che voglia fruirle.
Se tra gli autori più giovani (Anna Maria Maiolino, Berlinde De Bruyckere, Martin Soto Climent, Not Vital) ricorrono spesso riferimenti alla storia dell’arte -vuoi come citazione, vuoi come ironica presa in giro-, in molti casi l’utilizzo di materiali non ortodossi fa si che il confine tra oggetto, scultura e pittura si faccia confuso. È questo il caso di Piero Manzoni, la cui scelta di abbandonare una pittura fatta di colori per dedicarsi totalmente ai celeberrimi Achromes segna un rifiuto di qualsiasi canone a favore della pura matericità.
L’utilizzo di detriti è tratto comune a più artisti. Così come Dieter Roth li usa per riflettere suoi processi di costruzione e decontrazione, Phyllida Barlow crea sculture “di scarto” per evocare una perpetua transitorietà.
Pipilotti Rist, famosa per le sue video-opere sperimentali, in questo caso riprende il suo primo film (Pepperminta, 2009) stampandone alcuni fotogrammi su legno, di cui sfrutta le proprietà organiche per dar vita ai frame.
Altra tendenza è quella di giocare su un’astrazione delle forme fisiche che stimoli una risposta viscerale da parte dell’organismo che osserva. Le sculture di Alina Szapocznikow, i disegni meccanici di Eva Hesse e le riflessioni sulla fragilità della forma umana portate avanti da Simone Fattal cercano di partire dal dato corporeo per raggiungere un più profondo livello di conoscenza.
L’esplorazione di ciò che sta sotto il dato visivo apre le porte di un mondo che agisce tramite impulsi tattili, fisici ed emotivi, in cui vedere non è più un atto meccanico ma un processo psicologico ed emozionale.
Informazioni utili
Seeing Touch
25 settembre – 15 novembre 2020
Hauser & Wirth St. Moritz