È morto nella notte Enzo Mari, uno dei più grandi designer italiani, una coscienza critica e innovativa che rivoluzionò l’idea di design e contribuì a diffondere il concetto di Made in Italy nel mondo
“Mari non è un designer, se non ci fossero i suoi oggetti mi importerebbe poco. Mari invece è la coscienza di tutti noi, è la coscienza dei designers, questo importa.” Così Alessandro Mendini, altro gigante del design, parlava del suo collega. Si perchè la forza di Mari stava tanto nei suoi oggetti quanto nelle idee alla base degli stessi. La sua volontà era quella di creare dei prodotti democratici, accessibili e fruibili da chiunque. La sua carriera era in fase di celebrazione con ben due mostre a Milano, la prima presso la Galleria Milano di via Turati, Falce e Martello. Tre dei modi con cui un artista può contribuire alla lotta di classe è la riproposizione filologica della storica esposizione inaugurata la prima volta nel lontano 1973 nei medesimi luoghi. La seconda e ben più imponente mostra è quella inaugurata qualche giorno fa presso la Triennale di Milano, curata da Hans Ulrich Obrist.
Biografia
Enzo Mari nasce a Cerano (NO) nel 1932. Si forma studiando all’Accademia di Belle Arti di Brera, a Milano, dal 1952 al 1956. Dagli anni Cinquanta svolge l’attività artistica, con mostre personali e collettive in gallerie e musei di arte contemporanea. Si interessa a vari aspetti del design tra cui alcuni la psicologia della visione e alla programmazione nel campo delle ricerche estetiche. Dalla fine degli anni ’50, da vero filologo del linguaggio delle arti visive sceglie di occuparsi anche di design, consapevole della necessità di intervenire sulla cultura di massa verso un progetto globale di qualità. Partecipa individualmente a diverse edizioni della Biennale di Venezia e della Triennale di Milano. Parallelamente inizia l’attività di design, prima nell’ambito della ricerca formale personale, e quindi in collaborazione con numerose industrie, nei settori della grafica, dell’editoria, del prodotto industriale e dell’allestimento mostre. Dal 1963 al 1966 insegna presso la scuola della Società Umanitaria di Milano: fu la prima delle sue esperienze da docente, continuate sino agli anni 2000. Durante quegli anni elaborò una propria teoria sul design e la mise in pratica nei progetti su cui lavorò nei settori del prodotto, della grafica e degli allestimenti. Per quest’opera continua di approfondimento, è stato premiato nel 1967 con un Compasso d’Oro per le sue “ricerche individuali sul design”. Nel 1971 partecipa con un intervento critico alla mostra Italy: the New Domestic Landscape al MOMA di New York. La sua singolare posizione di artista-design è documentata nella molte pubblicazioni dedicate al suo lavoro, come pure negli interventi in importanti istituzioni dedicate al suo lavoro, come pure negli interventi in importanti istituzioni; tra queste l’Associazione per il Disegno Industriale (ADI), di cui è Presidente, dal 1976 al 1979.