Il ministro per i beni e le attività culturali e il turismo Dario Franceschini preannuncia quel che tutti temevamo, ma in fondo sapevamo inevitabile: con il nuovo dpcm chiuderanno anche i musei.
Era nell’aria da giorni, per certi versi quasi lo aspettavamo come inevitabile, ma ora è quasi ufficiale: i musei in Italia vanno verso una nuova chiusura. Con il nuovo dpcm atteso per la serata di oggi lunedì 2 novembre, sembra improbabile che i musei possano continuare la loro attività. Per quanto la gestione del flusso di visitatori non sia incontrollabile – soprattutto a causa della mancanza di turismo e delle restrizioni già in atto – una loro chiusura garantirebbe un ulteriore diminuzione delle occasioni di contagio.
A confermare uno scenario di questo tipo è stato direttamente il ministro per i beni e le attività culturali e il turismo Dario Franceschini. Ospite di Fabio Fazio a Che Tempo Che Fa, il ministro ha ribadito che per fermare il Coronavirus “bisogna fermare i luoghi in cui si incontrano insieme tante persone”.
I dati del contagio ora sono impegnativi in un modo diverso da febbraio-marzo. Allora guardavamo alle terapie intensive, adesso la crescita dei contagi e dei ricoveri giornalieri ci porta se la curva non si interrompe in una saturazione degli ospedali” ha spiegato Franceschini aggiungendo: “Il museo è una tipologia di luogo diverso: entri uno alla volta, con numeri limitatissimi. Con i passi avanti che faremo però chiuderanno anche i musei. In particolare delle misure più forti verranno adottate nelle regioni che hanno un contagio a 1.5.
Il provvedimento, come accaduto per molte altre realtà, tarpa le ali alla ripartenza estiva e alle (non molte) istituzioni che hanno inaugurato nuove mostre. A questo punto non possiamo che aspettarci un ulteriore contrazione dell’attività espositiva. Se infatti in primavera c’era la prospettiva di un’estate di programmazione, oggi appare più complesso impegnarsi nell’organizzazione di una mostra – con prestiti di opere, impegni assicurativi, investimenti economici – quando lo spettro dell’incertezza è ancora più scuro. Ci aspettano tempi, nel migliore dei casi, di soluzioni interne e valorizzazione delle rispettive collezioni a disposizione dei musei. Uno scenario che al momento sembra però un lusso.
Non rimane che affidarsi a Google e alle varie sedi virtuali che tanti musei e gallerie hanno attivato o implementato durante la prima fase della pandemia.