Grace Robertson nasce nel 1930 a Manchester, Inghilterra. La passione per la fotografia nasce 19 anni dopo: nel 1949 il padre Fyfe Robertson, famoso reporter per la BBC TV e collaboratore della rivista fotogiornalistica settimanale Picture Post – attiva dal 1938 al 1957 – intuisce il suo interesse e le regala una fotocamera. Da quel momento, l’avrebbe sempre incoraggiata a mostrare il suo punto di vista sulla realtà.
Lo stile intimo di Robertson raccoglie attimi della vita quotidiana, facendo pendant con i primari bisogni sviluppati in quel periodo dai britannici. Gli anni ’50 vedono un pubblico ghiotto di immagini che riflettano i piccoli piaceri. Dopo un lungo e interminabile periodo di guerra, che ha logorato senza alcuna distinzione ogni individuo, sia nel fisico che nella mente, gli inglesi – ma non solo – dimostrano il bisogno di gioire e sorridere della semplicità, nella speranza di un futuro migliore.
Eppure, quegli stessi anni testimoniano un mondo, quello della fotografia, ancora largamente dominato da uomini. In un’intervista per The Guardian, Robertson testimonia la scarsità di scelte professionali per una donna dell’epoca: “C’erano solo tre lavori che la società considerava appropriati – l’insegnante, la segretaria o l’infermiera, qualcosa di temporaneo finché non avessi trovato il tuo uomo”.
Con lo scopo di non voler attirare l’attenzione, sia perché donna sia perché figlia di Fyfe, inizialmente Grace aveva deciso di inviare le sue fotografie alla rivista Picture Post firmandosi con uno pseudonimo maschile, Dick Muir. Un iniziale rifiuto conteneva un prezioso consiglio: il photo editor che le rispose aggiunse “Persevera, ragazzo”.
In breve tempo la giovane fotografa viene accettata e riconosciuta dalla rivista, diventandone una regolare collaboratrice. L’occhio sociale e storico di Robertson, attento alla condizione della donna nel Regno Unito in quegli anni, le consente di sviluppare una particolare preferenza e inclinazione alla rappresentazione del “secondo sesso”.
Il 1951 vede pubblicata la sua prima serie di scatti. A Schoolgirl Does Her Homework (Una studentessa fa i compiti) ha come soggetto la sorella minore, Elizabeth. Nello stesso anno, Picture Post le commissiona la documentazione della tosatura in Snowdonia, Galles, con la serie Shearing in Wales. L’anno seguente accompagna la troupe parigina Bluebell Girls in un tour in Italia. Seguirono Tate Gallery (1952) e Mother’s Day Off (1954). Intraprende anche una serie di fotografie di donne mentre partoriscono: il risultato consta di 1955 immagini, tra le prime di questo genere a essere pubblicate.
Mother’s Day Off, il giorno libero della mamma, divenne la più famosa. L’opera è una raccolta di ricordi di un viaggio in giornata a Margate, assieme a un gruppo di donne della classe operaia, adulte e anziane, che Grace conobbe fortuitamente in un pub di Londra. “La loro energia era incredibile”, ha commentato Robertson per The Guardian; “Queste donne erano delle sopravvissute”. La serie piacque a tal punto che la rivista Life gliene commissionò una nuova versione due anni dopo.
Sentivo di essere un’osservatrice della società. Non ho mai pensato alla mia presenza all’interno di essa. Il mio impulso nel fotografare le donne era scoprire cosa le motivasse
Le fotografie documentaristiche di Robertson non si limitano a una mera registrazione scientifica degli individui e della realtà che abitano, ma hanno il potere di trasportare colui che guarda all’interno della scena stessa, sentendosi parte di essa. D’altronde, circoscrivere il proprio campo d’azione a un’umanità che non condivide i propri sentimenti, significherebbe riportare solo la metà – o forse anche meno – di ciò che siamo e rappresentiamo.
Felicità, dolore, spensieratezza, sofferenza, gioia: Robertson congela nelle sue immagini l’essenza di ciascuno dei suoi soggetti. Ed è proprio qui che risiede la sua cifra stilistica. Le sue fotografie invitano all’empatia, ed esprimono il desiderio di voler catalogare la varietà non solo di individui, ma anche di emozioni che ognuno di noi esprime.
Nel 1955 sposa un collega fotografo del Picture Post, Thurston Hopkins, con cui si lega fino alla morte di quest’ultimo, nel 2014, a 101 anni. Dopo la chiusura della rivista appena menzionata, nel 1957, lavora come libero professionista e insegnante universitaria di fotografia.
Ci ha lasciati nel gennaio 2021, all’età di 90 anni, con alle spalle un’intensa carriera. È l’unica tra i fotografi britannici i cui lavori sono esposti alla National Portrait Gallery di Washington, USA, celebrando le prime donne nel fotogiornalismo. Nel 1999 è insignita dalla regina Elisabetta dell’Ordine dell’Impero Britannico (OBE) per le sue ricerche fotografiche.