Il Göteborg Film Festival asseconda i tempi in maniera originale e convincente. Oltre alle proiezioni in streaming, i 60 film partecipanti sono visibili in un’esclusiva anteprima sull’Isola di Hamneskär. Qui la sola Lisa Enroth, selezionata tra 12,000 candidati, potrà godere nella più totale solitudine della kermesse svedese.
Wim Wenders diceva che “i grandi film iniziano quando usciamo dal cinema“. Seguendo alla lettera questa affermazione, non possiamo che seguire con estremo interesse il Göteborg Film Festival, che si sta svolgendo proprio in questi giorni (29 gennaio – 8 febbraio) in Svezia. Un grande evento cinematografico – dal 1979 raccoglie migliaia di visitatori ogni anno – che come ogni cosa, in questi tempi di pandemia, è costretto a modificare i propri stilemi se non vuole rinunciare ad esistere.
Servizio streaming per la visione dei 60 film in concorso? Certo, ma non solo. Il Festival di Göteborg pesca dal cilindro la trovata geniale, una vera azione artistica che eleva il contenitore a contenuto. Una soluzione semplice, essenziale, che aggiunge un altro folle capitolo all’estro della kermesse nordica.
Una visione solitaria lunga una settimana, da godere su un isola deserta nel mezzo del mare. Si chiama Hamneskär e appare come un nido di scogli tormentato dalle onde, dove le continue burrasche cercano continuamente di raggiungere l’unica costruzione presente: un faro. Questo – riconvertito in hotel dall’agenzia di design svedese Stylt – è la casa-cinema che sta ospitando Lisa Enroth, unica fortunata spettatrice di questa inusuale edizione del Göteborg Film Festival. Un’inedita esperienza cinematografica, che la fortunata infermiera di Skövde, Svezia, è tenuta a documentare, quotidianamente, tramite video.
In primo luogo l’iniziativa consente al Festival di tenersi in presenza, nonostante la ristrettissima platea che può parteciparvi; a questo si aggiunge il valore promozionale di tale spunto, che di sta attirando l’interesse dei media e degli appassionati; infine non è da trascurare il suo risvolto concettuale, teso ad esaminare l’impatto dell’isolamento sull’uomo e il ruolo che la visione di un film può avere su di lui. La solidità mentale, difatti, è stato uno dei criteri con cui lo staff del Festival ha valutato le 12,000 candidature pervenute.
Essere amanti del cinema, accettare di registrare un video-blog giornaliero ed essere emotivamente e psicologicamente in grado di trascorrere una settimana in questo tipo di isolamento. Niente telefono. Niente amici. Niente famiglia. Nessuno. Solo tu. E 60 film in anteprima.
Il direttore della rassegna Jonas Holmberg
La scelta è dunque ricaduta su Lisa Enroth, grande appassionata di cinema e membra di un club cinefilo nella sua città natale. Una ventata d’aria fresca, in senso letterale e figurato, per l’infermiera che ha passato questi difficili mesi chiusa in ospedale a combattere il virus.
Tra i film che sta assaporando nella tempestosa solitudine del faro, nominato Pater Noster, c’è anche l’italiano Molecole, il documentario di Andrea Segre girato a Venezia durante il primo lockdown. In concorso nella sezione principale, invece, troviamo Another Round di Thomas Vinterberg (Denmark), Tigers di Ronnie Sandahl (Sweden), Persona Non Grata di Lisa Jespersen (Denmark), Gritt di Itonje Søimer Guttormsen (Norway), Pleasure di Ninja Thyberg (Sweden), Sweat di Magnus von Horn (Sweden/Poland) e Tove di Zaida Bergroth (Finland).