A Mestre otto artisti alla prova con video creati per un ledwall posto a decine di metri dal suolo sulla HTM Tower, l’edificio più alto del veneziano
Dove siamo è il primo progetto del 2021 ideato da Marina Bastianello, poliedrica gallerista affiancata dal giovane curatore Alessio Vigni. Un progetto che supera il concetto di street art per addentrarsi nel solco di una volontà più precisa: portare l’arte in strada, o meglio, persino sopra la sua linea d’orizzonte per tradursi in varco digitale sul mondo. Nel momento storico in cui la chiusura dei luoghi d’arte pubblica ed istituzionale non sembra trovare un equilibrio. Ecco che, perciò, Dove siamo porta in scena, o meglio, in video su un ledwall a decine di metri dal suolo, le opere di otto artisti rappresentati dalla Marina Bastianello Gallery. Sono Matteo Attruia, Agostino Bergamaschi, Paolo Brambilla, Boris Contarin, Antonio Guiotto, Francesco Piva, Paolo Pretolani e Penzo+Fiore, mediante il cui lavoro, la riflessione genera una pressoché infinita lettura, meglio una possibilità di interpretazione in grado di scardinare i limiti delle geometrie urbane, i confini delle sovrastrutture imposte dal passato e dal presente. Abbiamo incontrato Marina Bastianello per conoscere qualche dettaglio ulteriore circa Dove siamo che, dal 13 febbraio, svelerà la sua duplice matrice, ‘atterrando’ in un certo qual modo, nuovamente alle nostre altezze e abitando gli spazi della galleria all’interno dell’avveniristico palazzo del Museo M9.
Dove siamo è il titolo, dubitoso e perturbante, per la sua paradossale ovvietà ignota, della prima mostra del 2021 della Sua galleria. Un progetto ambizioso ma anche fuori dal comune, fatto non certo nuovo alla Sua ricerca. A cura di Alessio Vigni, Dove siamo è una collettiva digitale su un ledwall posto sulla HTM Tower di Mestre, l’edificio più alto del veneziano. In che modo l’idea ha preso forma e sostanza dalla sua epifania concettuale?
Il progetto è nato dall’incontro con il giovane curatore Alessio Vigni, con il quale stavamo cercando un nuovo modo per portare l’arte letteralmente sulla strada, superando così le attuali restrizioni adottate per il contenimento della pandemia. Ampliare le possibilità di fruizione dell’arte contemporanea: quello che è sempre stato tra gli scopi della marina bastianello gallery, oggi acquista così un nuovo significato, e così la galleria, in un momento di costante incertezza sulle possibilità di apertura degli spazi espositivi al pubblico, si apre ancora di più all’esterno e propone una nuova modalità di fruire le opere dei suoi artisti.Il ledwall, sul quale verrà presentata la prima parte della mostra, quella digitale, in loop per tutto l’arco della giornata, sia di giorno che di notte, sarà considerato una vera e propria finestra digitale, un prolungamento della galleria, tramite il quale si proverà a ripristinare un dialogo diretto ed esplicito tra opera d’arte e fruitore andando ad occupare gli spazi della vita quotidiana con forza e visibilità.
Dove siamo è un binomio che, sin dalla lettura, accompagna il fruitore a portare avanti una riflessione. È un quesito? È una affermazione? Ad aprire il solco di speculazione filosofica sono gli 8 artisti chiamati ad intervenire su questa indagine. In che maniera il loro sguardo ha saputo tradurre quanto Lei e il curatore immaginavate come scardinamento di quella ‘finestra virtuale’ sul mondo?
Il titolo scelto, Dove siamo, è un’espressione che riferisce un preciso ragionamento, poiché può essere sia domanda retorica, sia affermazione. In un momento come questo, in cui la cultura e il mondo artistico sono stati costretti a una apparente stasi da precise scelte politiche e sociali, è necessario che gli artisti ribadiscano la loro presenza e la loro posizione nel mondo: “Ecco, qui è dove siamo”. “Dov’è l’arte?”, “Dove sono gli artisti?”: la mostra vuole sia dare una risposta, che porre un interrogativo in questa fase storica in cui l’arte e tutti i suoi attori sembrano avere un ruolo secondario anche rispetto a tutte le altre attività creative e dello spettacolo. Dove siamo vuole testimoniare che il circuito dell’arte non si è spento, ma è vivo e continua a parlare alle persone. Vuole essere il tentativo di mostrare e dimostrare la potenza dell’arte e della cultura e lo fa occupando gli spazi e le dimensioni che solitamente vengono destinati a scopi commerciali.
Oggi parlare di ‘street art’ confonde, spesso facendo dimenticare la radice ontologica di questo linguaggio. Tuttavia, Dove siamo, in videoproiezione h 24 fino al prossimo 20 marzo sulla torre, è come un occhio sulla città ma anche uno spiraglio da cui scorgere ciò che, dal basso, non riusciamo a vedere e distinguere. Il corto circuito attuato, come crede possa interagire con la quotidianità collettiva?
È il tentativo di avvicinare le persone all’arte contemporanea, cercando di utilizzare uno spazio inusuale, ma che sia capace di incuriosire il passante nelle sue varie attività durante la giornata.Con questa mostra collettiva abbiamo voluto sfruttare le possibilità del mondo digitale per parlare al mondo reale: la tecnologia, infatti, può essere uno strumento fondamentale, ma non deve chiudersi in sé stessa. L’innovazione che abbiamo introdotto con Dove siamo è stata quella di non parlare al web, ma rivolgerci direttamente al mondo reale, utilizzando un linguaggio non comune all’Arte, ma utilizzato dal mondo pubblicitario.
A metà febbraio, tuttavia, Dove siamo giungerà nella sua galleria, lasciando lo spazio urbano per ritrovare uno spazio vicino e apparentemente tangibile, ‘a misura d’uomo’. Cosa accadrà, pertanto, quando Dove siamo sarà alla Marina Bastianello Gallery? Cosa dovrà aspettarsi chi aveva stabilito un legame con il ledwall e cosa, invece, chi scoprirà la mostra per la prima volta?
È la prima mostra collettiva costituita da due opening, in due momenti e in due luoghi diversi: il primo digitale sulla HTM Tower (dal 30 gennaio 24/24) e il secondo fisico all’interno degli spazi della marina bastianello gallery (dal 13 febbraio al 20 marzo 2021, opening sabato 13 febbraio dalle ore 16.00 alle 18.30).La prima parte è costituita dalla video-mostra che viene trasmessa in loop, sia di giorno che di notte, sul ledwall della Hybride Tower di Mestre.La seconda parta è la mostra collettiva allestita negli spazi della marina bastianello gallery, in cui troveranno spazio le declinazioni fisiche delle opere video trasmesse sul ledwall. In questo modo, sarà possibile osservare come uno stesso artista abbia lavorato in modo diverso nel passaggio tra l’aspetto digitale e quello materiale. In base al supporto e all’ambiente espositivo il lavoro degli otto artisti si modifica, provocando un grande cambiamento a che a livello di fruizione. All’interno della mostra fisica il visitatore cambierà il suo approccio nell’interazione con l’opera d’arte, a cui verrà fornito tutti gli strumenti e i riferimenti necessari per mettere in relazione l’opera video e l’opera fisica dello stesso artista.
L’intero progetto pone in correlazione il mondo digitale ed il mondo reale, ormai, spesso, indistinguibili. Lei, come gallerista cosa ha scorto in questo mutamento virato verso il digitale e portato ad un sostanziale aumento nel 2020? L’Arte, nella sua poliedrica identità, ha necessità di cambiare ancora, di rivedere i propri schemi o l’ennesima rivoluzione digitale sta mostrando qualcosa di impensato?
L’aspetto digitale non sostituirà mai quello fisico e materiale, è necessaria tuttavia una continua ricerca e innovazione, soprattutto da parte di realtà come le gallerie. Arte contemporanea significa avere il coraggio di confrontarsi con i tempi in cui viviamo, ma allo stesso tempo è necessario avere un pizzico di “fantascienza”, per cercare di anticipare quello che verrà. Nella mia galleria lavoriamo ogni giorno in questo senso, in una realtà di forte sperimentazione con artisti desiderosi di mettersi continuamente in gioco.
Dove siamo pone lo spettatore al centro di una ideale agorà del nostro tempo, spingendolo ad interrogarsi, a ricercare, attraverso il gioco serio dell’arte, i semi filosofici del nostro vivere, in una tensione sì estetica, sì intellettuale, ma anche, più semplicemente e magnificamente, quotidiana. Se sia una domanda, una risposta, una attestazione, un dubbio o un desiderio non sta al pubblico decifrarlo, immaginarlo o scoprirlo perché, ne siamo certi, nel frattempo, Marina Bastianello starà già pensando ad osare ulteriormente, a chiedere al proprio sguardo e alla propria immaginazione di non fermarsi.
Gli otto artisti riflettono tale spirito, osando, a loro volta, proporsi e porsi come specchio di una porta verso un altrove altrimenti inspiegabile, di una diarchia che appartiene a tutti noi, troppo distratti a non renderci conto di tutto. Nella corsa sfrenata verso un non si sa cosa che abbiamo scelto di rendere itinerario delle nostre vite, ecco che Dove siamo si dichiara non un punto fermo o d’arrivo, piuttosto, un punto d’orizzonte altero e evocativo, certamente perturbante, ma anche meravigliosamente affascinante, ove cercare, trovare, interrogare un ignoto che, traducendosi secondo le trame e le grammatiche dell’arte, è in grado di riservare ancora molte sorprese, in quella ormai mitica dimensione limbica tra reale e digitale.
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