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Fondazione Prada riapre con il fiabesco mondo di Who the Bær. L’indagine sul desiderio umano di Simon Fujiwara

Simon Fujiwara Drawing image for “Who the Bær”, 2020 Artwork: Simon Fujiwara / Photo: Bas Princen Courtesy the artist
Simon Fujiwara
Drawing image for “Who the Bær”, 2020
Artwork: Simon Fujiwara / Photo: Bas Princen
Courtesy the artist

Fondazione Prada riapre la propria sede di Milano dal 2 marzo 2021 con la nuova mostra “Who the Bær” di Simon Fujiwara. Il lavoro dell’artista londinese (1982; vive e lavora a Berlino) è un’indagine personale del desiderio umano che sta alla base delle attrazioni turistiche, delle icone storiche, delle celebrities, dell’edutainment e del neocapitalismo.

Collocata in questo territorio attraente e al contempo inquietante, l’opera di Fujiwara rivela il paradosso della duplice ricerca dell’invenzione e dell’autenticità nella cultura che consumiamo quotidianamente. Nelle sue mostre recenti che includono una ricostruzione in scala reale della Anne Frank House (“Hope House”, 2017), una campagna di rebranding della sua insegnante di arte del liceo (“Joanne”, 2016–2018) e l’esperienza di un parco tematico che ci immerge nel mondo di YouTube (“Empathy I”, 2018) si rintracciano visioni distorte del mondo reale attraverso l’immaginario fantastico, e talvolta angosciante, dell’artista stesso.

Simon Fujiwara Sculptures for “Who the Bær”, 2020 Courtesy the artist; Dvir Gallery, Tel Aviv/ Brussels; GioMARCONI, Milan; Taro Nasu, Tokyo; Esther Schipper, Berlin Photos © Jörg von Bruchhausen
Simon Fujiwara
Sculptures for “Who the Bær”, 2020
Courtesy the artist; Dvir Gallery, Tel Aviv/ Brussels; GioMARCONI, Milan; Taro Nasu, Tokyo;
Esther Schipper, Berlin
Photos © Jörg von Bruchhausen

Per questo progetto site-specific in corso fino al 27 settembre 2021 e concepito per il piano terra del Podium di Fondazione Prada, Simon Fujiwara introduce il pubblico nel mondo fiabesco di Who the Bær, un originale personaggio dei cartoni animati che abita un universo fantastico creato dall’artista. Who the Bær – o semplicemente “Who” – è un* ors* senza un chiaro carattere. Sembra non aver ancora sviluppato una forte personalità o istinti propri.

Non ha una storia, un genere definito o persino una sessualità, sa solo di essere un’immagine e tenta di definirsi in un mondo di altre immagini. Who the Bær si trova in un ambiente piatto, online, visuale, ma pieno di infinite possibilità. Who può trasformarsi o adattarsi in qualsiasi immagine che incontra, assumendo gli attributi e le identità di chi vi è raffigurato: esseri umani, animali o anche oggetti. In questo senso l’universo fantastico di Who the Bær è un mondo di libertà: Who può essere chiunque desideri essere, Who può trascendere il tempo e lo spazio, Who può essere sia soggetto che oggetto. Who the Bær
potrebbe persino non essere mai in grado di superare la sua unica vera sfida: diventare qualcosa di più di una semplice immagine.

Simon Fujiwara Drawing images for “Who the Bær”, 2020 Courtesy the artist; Dvir Gallery, Tel Aviv/ Brussels; GioMARCONI, Milan; Taro Nasu, Tokyo; Esther Schipper, Berlin Image attribution: Albrecht Dürer, Adam and Eve, 1507, online gallery Museo del Prado, Madrid Photos © André Carvalho and Tugba Carvalho – CHROMA
Simon Fujiwara
Drawing images for “Who the Bær”, 2020
Courtesy the artist; Dvir Gallery, Tel Aviv/ Brussels; GioMARCONI, Milan; Taro Nasu, Tokyo;
Esther Schipper, Berlin
Image attribution: Albrecht Dürer, Adam and Eve, 1507, online gallery Museo del Prado,
Madrid
Photos © André Carvalho and Tugba Carvalho – CHROMA

Nella sua mostra Fujiwara racconta al pubblico un percorso di formazione o una favola postmoderna, costellata da numerosi eventi felici o traumatici. Dai focus group alle sessioni di terapia, dalla chirurgia plastica ai viaggi globali, dalle fantasie sessuali ai sogni distopici, l’artista ritrae il processo evolutivo di un personaggio fittizio a partire dalla prospettiva con cui questo interpreta e si appropria del “mondo reale” delle immagini, distorcendo tutto ciò che vede nella logica assurda del suo personale universo.

Le fantastiche avventure di Who the Bær sono presentate alla Fondazione Prada all’interno di un grande labirinto realizzato quasi interamente in cartone, materiali riciclabili ed elementi creati a mano. Percorrendo l’installazione che in pianta riproduce un* ors*, il pubblico assiste alla nascita del personaggio dei cartoni animati Who the Bær da un segno grafico elementare, prima di immergersi in una serie di avventure che seguono Who nel proprio mondo fiabesco. Attraverso un racconto fatto di disegni, collage, sculture e animazioni, i visitatori sono testimoni della sua perenne ricerca di un sé autentico.

Simon Fujiwara Drawing image for “Who the Bær”, 2020 Courtesy the artist; Dvir Gallery, Tel Aviv/ Brussels; GioMARCONI, Milan; Taro Nasu, Tokyo; Esther Schipper, Berlin Photos © André Carvalho and Tugba Carvalho – CHROMA
Simon Fujiwara
Drawing image for “Who the Bær”, 2020
Courtesy the artist; Dvir Gallery, Tel Aviv/ Brussels; GioMARCONI, Milan; Taro Nasu, Tokyo;
Esther Schipper, Berlin
Photos © André Carvalho and Tugba Carvalho – CHROMA

Ispirato dalla tradizione delle fiabe così come dai moderni film d’animazione, Fujiwara usa i meccanismi dell’invenzione per esplorare alcuni dei piaceri e dei traumi che affrontiamo in quanto parte di una società posseduta dalle immagini e dallo spettacolo.

La mostra “Who the Bær” è accompagnata da una pubblicazione della collana dei Quaderni di Fondazione Prada. Concepita come un libro di favole illustrato, include una conversazione con l’artista. Le avventure di Who the Bær possono essere seguite attraverso il suo account Instagram ufficiale @whothebaer

Gli spazi espositivi saranno accessibili al pubblico dal martedì al venerdì dalle 14 alle 20.

Simon Fujiwara Sculptures for “Who the Bær”, 2020 Courtesy the artist; Dvir Gallery, Tel Aviv/ Brussels; GioMARCONI, Milan; Taro Nasu, Tokyo; Esther Schipper, Berlin Photos © Jörg von Bruchhausen
Simon Fujiwara
Sculptures for “Who the Bær”, 2020
Courtesy the artist; Dvir Gallery, Tel Aviv/ Brussels; GioMARCONI, Milan; Taro Nasu, Tokyo;
Esther Schipper, Berlin
Photos © Jörg von Bruchhausen

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