Ben trovati con una nuova intervista, qui al Motel Nicolella. Questi mesi di pandemia ci stanno allontanando dai musei e dalle esposizioni in presenza, ma come molti di voi immagineranno alcuni lavori non si possono fermare. Uno di questi, molto particolare e curioso, è quello del restauratore, del conservatore, che negli ultimi anni ha dovuto aggiornarsi moltissimo per venire incontro alle esigenze dell’arte contemporanea, dalla Urban alla Crypto art.
Stefania Negro è un conservatore e consulente d’arte, e conduce la sua attività a contatto con i materiali contemporanei aggiornandosi costantemente nella metodologia applicata alla conservazione, all’analisi e procedimenti dell’arte del XX/XXI secolo. E’ Restauratore di Dipinti Murali del MiBACT, Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo, e tra i numerosi interventi svolti ha partecipato al progetto di conservazione e restauro del Ciclo di Affreschi del ‘500 Lombardo di Bernardino Luini presso la Chiesa di San Maurizio al Monastero Maggiore di Milano.
Tra le collaborazioni più significative che svolge cito quelle con il Centro Conservazione e Restauro La Venaria Reale di Torino per il Laboratorio Dipinti e per La Galleria Nazionale d’arte Moderna e Contemporanea di Roma sulla conservazione programmata dell’opera di Pino Pascali. E’ infine consulente conservatore per il servizio Art Advisory, settore Arte Contemporanea, di Azimut Capital Management SGR S.p.A. sulla valutazione dello stato di conservazione del patrimonio artistico del collezionista.
Cerchiamo allora di capire con lei come si conserva un’opera d’arte, un affresco, un graffito, oppure un lavoro di crypto art.
Ciao Stefania, tu sei una conservatrice di opere d’arte contemporanea e in particolare, dopo la lunga esperienza ai Musei Vaticani, ti occupi di pittura muraria e affreschi. Mi racconti intanto come si restaura un affresco, come lo si conserva al meglio?
La conservazione delle pitture murarie è articolata attraverso la commissioni di studio, tavoli di lavoro congiunti, controlli e misure eseguite in corso, verifiche e manutenzione da operare nel tempo con l’obiettivo di conseguire risultati affidabili e duraturi e che, si offre oggi, come modello di metodo.
Le strategie adoperate sono utili ad abbassare la soglia di rischio e innalzare il livello di qualità del patrimonio artistico, prevenendo o rallentando i processi di degrado dei materiali di cui è costituita l’ opera d’arte; tutte le sinergie sono al servizio delle interrelazioni che legano l’opera d’arte al suo contesto ambientale adottando piani programmatici di cura e manutenzione ordinaria. Il primo passo diventa quindi la campagna di ricognizione delle pitture attraverso la spolveratura integrale e il controllo dello stato di conservazione mediante mappatura sistematica con lo strumento AutoCAD. L’istallazione dei sensori per rilevare i dati scientifici del monitoraggio sull’ambiente è il passo successivo per poter eseguire uno STUDIO MICROCLIMATICO, e uno STUDIO CHIMICO, per caratterizzare e comprendere i meccanismi di degrado e di stabilizzare nel tempo l’opera, elaborando un protocollo e raccomandazioni conservative. L’avvio di un intervento pilota di restauro avviene, eventualmente, se lo stato delle pitture lo necessitano.
Come mai il Cenacolo di Leonardo è molto più complesso da trattare, ad esempio, della Cappella Sistina?
Leonardo dipinse l’Ultima Cena con una tecnica definita a “secco” con pigmenti stesi su uno strato preparatorio di colore bianco, utilizzato per livellare la superficie e non su intonaco bagnato “ a fresco”. I pigmenti utilizzati, quindi, sono sovrammessi all’intonaco rendendo la pittura vulnerabile e fragile. Questa scelta tecnica e le condizioni ambientali hanno provocato cadute di colore fin dai prima anni dalla sua realizzazione.
La Cappella Sistina eseguita con tecnica ad Affresco, tecnica che prevede l’utilizzo dei pigmenti sulle stesure di porzione di intonaco “fresco” giornaliere dette “Giornate” e “Pontate” in concomitanza dei piani del ponteggio (visibili con lo studio e analisi a luce radente), favorendo il processo chimico di carbonatazione, nel quale, la pittura, viene incorporata all’intonaco. Questa
tecnica permette una durata nel tempo ottima in condizioni ambientali stabili.
Negli anni il tuo interesse ti ha portato ad affrontare la tematica della conservazione sulle opere outdoor, come i graffiti. Che problematiche hanno?
Le gallerie a cielo aperto presentano ovviamente criticità legate al luogo in cui si trovano, all’inquinamento e allo stato di conservazione delle murature in cui vengono realizzate le opere, non pensate per accogliere pitture. La natura della pittura “a secco”, è poi come detto, un altro elemento di criticità anche se la chimica degli aggrappanti contemporanei stesi come base pittorica e le proprietà chimiche dei colori utilizzati, aiutano in parte la conservazione. Il monitoraggio programmato attraverso una mappatura sistematica Digitale dello stato di conservazione delle pitture aiuta a comprendere lo stato delle opere e di riscontrarne eventuali segni di degrado nel tempo. La metodologia di conservazione preventiva è per alcuni versi simile a quella utilizzata per le pitture murali tradizionali e si articola anch’essa attraverso tavoli di lavoro congiunti. Gli interventi eventuali di restauro presuppongono, un cantiere pilota preliminare per eseguire le analisi scientifiche, e/o per l’eventuale messa in sicurezza dell’opera. Se l’artista si rende disponibile all’intervista diretta, essa diventa strumento molto importante per conoscere a fondo l’opera, i materiali costituenti, le tecniche artistiche di esecuzione per poter salvaguardare e tutelare al meglio la pittura nel tempo.
Ci racconti del nuovo progetto del Comune di Milano e arte pubblica per il quartiere NoLo?
Il Comune di Milano ha recentemente aperto lo Sportello “Muri Liberi”. Un ufficio comunale, il primo in Italia, totalmente dedicato all’arte negli spazi pubblici in diverse aree della città, che permette agli artisti selezionati di esprimersi. L’obbiettivo del progetto è di rigenerazione urbana e di coesione sociale attraverso l’Urban Art e la Street Art, un esempio/modello è il quartiere Ortica e attualmente anche il quartiere NOLO è diventato attivo.
Chiudiamo con un input nuovo: le opere immateriali. Quali sono i problemi relativi alla loro autenticazione e conservazione?
La conservazione delle opere immateriali è un tema importante da studiare e da sviluppare, a mio avviso, gli archivi digitali specifici devono avere la capacità di differenziarsi per la tutela delle opere e tutela degli artisti, per esempio l’arte performativa necessita di documentazione Video e Audio e insieme all’arte digitale necessiterebbero di firma dell’autore digitale certificata attraverso un Algoritmo. Discorso a parte per la Crypto Art, realizzata in file certificati NFT e le blokchain che li registrano. L’intervista diretta all’artista, se possibile, resta uno strumento utile per conoscere l’intento dell’autore e tutelarne il suo lavoro.