Un inizio anno con il botto, quello di Pandolfini. La storica casa d’aste italiana (con sedi a Firenze, Milano e Roma) ha inaugurato i primi mesi del 2021 con percentuali di vendita altissime e un guadagno di 6 milioni di euro. Un risultato più che positivo, che lascia ben sperare per i mesi che verranno.
Anche se probabilmente il ritorno alla normalità è ben lungi dall’essere alle porte, si può dire che l’incertezza dei primi mesi di pandemia è -almeno in parte- diminuita, permettendo una parziale programmazione delle attività. In una situazione del genere, sono sicuramente la flessibilità e la capacità di adattamento le qualità che vengono premiate. Virtù che Pandolfini ha ampiamente dimostrato di possedere. Unica casa d’aste italiana ad aver subito deciso di rimandare all’inizio del 2021 le aste programmate per fine 2020, Pandolfini ha dimostrato di sapere prendere decisioni difficili in vista di una programmazione strategica lungimirante. Scelte i cui risultati si sono subito dimostrati all’altezza delle sfide contingenti, riuscendo a distinguere la maison dai propri competitors.
Come in tutti gli altri campi, ruolo essenziale è stato (e continua a essere) quello giocato dalla tecnologia, diventato ormai mezzo imprescindibile nel mondo dell’arte, delle case d’aste in particolare. Proprio in quest’ottica sono state create PANDOLFINI LIVE e PANDOLFINI TEMPO, le due piattaforme che, nel giro di pochi giorni, hanno permesso di trasformare l’offerta fisica in digitale. L’immediato sviluppo di questi strumenti ha fatto sì che non ci fossero momenti di latenza neanche con l’introduzione delle nuove restrizioni di novembre. La qualità di queste soluzioni si può misurare dal numero di download che l’app di Pandolfini ha registrato dall’inizio della pandemia (+ 52%), così come dalla crescita dei lotti venduti online, pari al 72%.
Ma a parte l’indubbia innovazione tecnologica, ciò che ha permesso un così veloce adattamento alla “nuova realtà” è stata la grande disponibilità di opere proposte, frutto di un costante lavoro di ricerca e acquisizione a monte delle vendite.
Ulteriore conferma del successo della strategia adottata da Pandolfini è stata l’asta di archeologia svoltasi lo scorso 23 febbraio e chiusasi con risultati eccezionali per una categoria normalmente più difficile da approcciare per via della ferrea legislazione che regola il commercio dei beni interessati. Nonostante queste premesse, l’incanto ha registrato un numero di vendite eccezionale, pari all’86% dei 230 lotti offerti, e un risultato che ha superato le stime pre asta del 165%, percentuale pari a più di 700.000 euro.
Pezzi forti della sessione sono stati un’Afrodite pudica del II secolo d.C., aggiudicata per €118.750, e un torso raffigurante lo stesso soggetto, venduto per €12.500. Due pezzi che, ancora una volta, dimostrano l’interesse del pubblico per i marmi antichi. Sempre a questa categoria afferiscono infatti la testa di Scipione da €27.500 e il Bustino di Serapide (aggiudicato a €27.500 contro una stima di €11-18.000).
Successo anche per i marmi romani, tra cui una stele di Pretoriano del 230-250 d.C. venduta a €16.250 e una testa di Dioniso, completa di corona di foglie battute, da €12.500.
Dopo un salto in Egitto con un’antica maschera funeraria andata all’incanto per €10.000, più del doppio della sua stima iniziale, si passa al mondo etrusco con la vendita di uno specchio in bronzo assegnato per la stessa cifra.
Ultime ma non ultime, le ceramiche, categoria in cui emergono i €16.250 pagati per un meraviglioso cratere a mascheroni apulo a figure rosse.