La scultura, ora attribuita definitivamente a Bernini, è stata ritrovata quasi casualmente fra i fondi della Collezione statale di arte di Dresda (Skd)
La storia è intricata, e resa ancor più intrigante dal soggetto dell’opera che ne è protagonista. Un cranio umano a grandezza naturale scolpito in marmo di Carrara, realizzato in modi tanto realistici da poter essere scambiato per un vero teschio umano. Papa Alessandro VII lo commissionò nel 1655 per il suo scrittoio: la vulgata diceva a Gian Lorenzo Bernini, ma poi per secoli la scultura sparì, e non si potè mai avvalorare l’attribuzione. L’opera faceva parte della Collezione Chigi, poi fu acquistata nel 1729 dal principe elettore Augusto il Forte di Sassonia. Ora è stata ritrovata quasi casualmente fra i fondi della Collezione statale di arte di Dresda (Skd), non catalogata come opera dell’artista italiano.
Ora, grazie ad un’attenta ricerca, l’Sdk può confermare la sua attribuzione a Gian Lorenzo Bernini. Oltre ai dati stilistici, a sostenere la paternità ci sono anche indizi storici. Fra i più significativi un ritratto di Papa Alessandro VII, opera di Guido Ubaldo Abbatini, allievo di Bernini. Dove il Pontefice tiene in mano il cranio di marmo. Secondo la ricostruzione, soltanto tre giorni dopo essere stato eletto papa Alessandro VII commissionò al Bernini un sarcofago di piombo, che pose sotto il suo letto. E il marmo teschio che avrebbe dovuto essere sulla scrivania del pontefice.
Il teschio di Bernini, assieme al citato dipinto, prestato dall’Ordine di Malta, è ora protagonista della mostra Bernini, il Papa e la morte, appena inaugurata al Semperbau del palazzo Zwinger a Dresda. Un’esposizione incentrata sulla peste che colpì Roma fra il 1656-1657, con una sezione dedicata all’influenza che Bernini esercitò sull’opera dello scultore di corte di Dresda Balthasar Permoser.