Solo il potenziamento di una delle tante sedi o un braccio di ferro tra poteri e interessi? C’è qualcosa di nebuloso nella vicenda del possibile investimento della Rai a Milano, con l’apertura (previo lavori milionari) della nuova sede del Portello.
La notizia è trapelata in modo anomalo, considerato che si tratta di un’azienda pubblica pressoché equiparabile ad un ministero: un documento per il varo della nuova sede milanese al Portello, nell’ex polo della Fiera, è stato approvato dai vertici Rai in uscita (il rinnovo del CdA è imminente). Oltre l’annuncio formale, il documento ha iniziato a circolare e con esso le cifre dell’operazione. Si parla di 135 milioni di euro, fra ristrutturazioni e messa in opera, da investire fino al 2052 per una struttura in affitto che sostituirebbe entrambe le sedi milanesi, Corso Sempione e via Mecenate; quest’ultima (benché anch’essa in affitto) è stata oggetto di lavori quattro anni fa per due milioni di euro. Le cifre record del progetto milanese hanno fatto balzare sulla sedia gran parte del Parlamento; in prima linea il Pd romano che teme veder indebolire ulteriormente la leadership della sede Rai capitolina.
Al netto del questione politica (che risale al 2014, quando Milano e i partiti filo-nordisti rivendicavano una più forte partecipazione nelle produzioni dell’azienda pubblica), sorgono domande sulle prospettive organizzative, sull’impronta culturale e produttiva e, non ultima, sugli investimenti di denaro pubblico conseguenti all’operazione, ammesso che vada in porto. Dove punta la prua della nave Rai? A parte vaghe rivendicazioni di carattere campanilistico, degne di un Paese post-bellico, non si è levata nessuna voce, né dalla dirigenza, né dalla politica, né, anche solo fuori dalle righe, da eminenti personaggi legati professionalmente all’azienda, che spieghino a quale necessità economica o culturale corrisponda un piano di questo tipo.
Viale Mazzini e la bonifica dall’amianto
Nel frattempo, la sede romana di Viale Mazzini, uno dei pochi edifici italiani in stile brutalista, realizzata nel 1966 dall’architetto Francesco Berarducci (Roma, 1924 – 1992), attende da più di vent’anni la bonifica dall’amianto. Un lavoro parziale era stato operato solo all’ultimo piano, quello occupato dalla dirigenza. Lo smantellamento totale del minerale cancerogeno costerebbe circa quaranta milioni di euro, compreso il trasferimento temporaneo dei lavoratori in un’altra sede. Ma con tanti dipendenti ora in smart working, è difficile prevedere se la bonifica dello storico Palazzo rientri fra le priorità dell’azienda. Anche la sede Rai di Corso Sempione a Milano ha un valore achitettonico di tutto rispetto, essendo stata progettata nel 1939, in stile razionalista, da Giò Ponti per la sede dell’EIAR, la radio nazionale antenata della Rai. Che fine farebbe questo edificio di pregio una volta dismesso? Qualcuno parla di ridimensionamento della sede, altri di vendita per affrontare le spese del nuovo polo.
Il Prix Italia 2021 a Milano
Per quel che riguarda contenuti e prospettive immediate, nei giorni scorsi è stata annunciata la settantatreesima edizione del Prix Italia, concorso dell’audiovisivo organizzato dalla Rai, che quest’anno si svolge a Milano dal 14 al 18 giugno. Sul sito ufficiale (tutto in inglese), il Prix Italia Staff dà il benvenuto scrivendo che è stata una vera fortuna riuscire a portare a termine la scorsa edizione del concorso a Roma, ma che ci sono importanti novità: nel 2021 Prix Italia si svolge a Milano e in giugno, mese favorevole agli eventi all’aperto compatibili con la pandemia. Titolo della nuova edizione, “Rebuilding Culture and Entertainment. Media’s Role for a New Start”. La cerimonia di apertura è prevista al Teatro alla Scala, alla presenza del sindaco di Milano Sala, del presidente della Rai Marcello Foa, della presidente del Senato Alberti Casellati, della direttrice artistica del Teatro alla Scala, Dominique Meyer, del ministro per la Cultura Franceschini, del presidente della Regione Lombardia Fontana, del presidente del Prix Italia Graham Ellis (britannico, responsabile delle produzioni BBC) e della segretaria generale del Prix Italia, la giornalista di Rai2 Annalisa Bruchi. Attraverso i comunicati stampa Rai apprendiamo che c’è il ritorno in concorso, dopo una lunga assenza, di Mediaset e di Radio24 del Sole24 ore; nonché un deciso aumento delle produzioni britanniche e francesi in gara. Prove generali di avvicinamento (anche fisico) della Rai all’Europa?