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Il fuoco, ferocia illuminata e devastatrice: una mostra lo racconta, a Lecce

Cháron ferocia illuminata_ks 2021 ph Grazia Amelia Bellitta
Cháron ferocia illuminata_ks 2021 ph Grazia Amelia Bellitta

Cui prodest?-  a chi giova?- così si legge sulle due targhe in ottone poste sul pavimento, completamente ricoperto dal legno di ulivo cippato e, in parte carbonizzato, nel box di Kunstschau a Lecce,  che ospita Chárōn – ferocia illuminata, progetto di Marta Di Donna, Francesca Mussi, e Vincenzo Zancana, a cura di Chiara Bevilacqua.

Come eco di memoria ondivaga, il progetto esplora e indaga il fenomeno crescente degli incendi boschivi, la sua relazione con gli interventi antropici e il suo impatto conseguente con altri fenomeni già innescati nel critico scenario di transizione ambientale. Chárōn, come il traghettatore dello Stige virgiliano e dell’Acheronte dantesco, indica attraverso opere ambientali, le rive degli inferni superni, le superfici terrestri dove le fiamme avanzano, da anni, in misura allarmante. Tra i territori maggiormente coinvolti la Puglia e la devastazione del fuoco, che non brucia solo gli ulivi infetti dalla xyllela e, per questo, infestanti, ma carbonizza la terra, avanzando rapidamente e “ridisegnando” un paesaggio più prossimo alla desertificazione.

L’analisi di Chárōn, svoltasi con rilevazioni dirette nei siti salentini maggiormente coinvolti da questi fenomeni, si concentra sulla modulazione di un’esperienza che il visitatore si trova a fare “ entrando” nella loro opera immersiva. Attraversando una pellicola di plastica rossa, che aumenta sensibilmente la temperatura percepita all’interno, ci si immerge nell’installazione, muovendo i propri passi su ciò che resta dei corpi legnosi degli ulivi, verso un’immagine parietale: un albero arso, in un campo devastato dall’incenerimento.  L’elemento naturale, ridotto dalle fiamme a scultura cinerea, diventa sintesi iconica del presente e simbolo delle contraddizioni dei fenomeni a carattere antropico. ll nutrimento ricavato dalle risorse naturali ha subito l’inversione di senso tale che la natura, ormai compromessa, mostra ostilità e, in perfetto contrappasso dantesco, infesta un territorio dove l’uomo, guidato dal suo cieco sentimento di controllo e predazione dominante di tutto ciò che lo circonda, interviene distruggendo.

Cháron ferocia illuminata_ks 2021 ph Grazia Amelia Bellitta
Cháron ferocia illuminata_ks 2021 ph Grazia Amelia Bellitta
Cháron ferocia illuminata_ks 2021 ph Grazia Amelia Bellitta

L’analisi che il progetto conduce, già dal 2018, con il primo intervento realizzato presso Spazio Serra a Milano, utilizza il valore cognitivo dell’immagine e della materia per far riconoscere fenomeni di non facile scrittura. La sintesi complessiva che l’installazione di Chárōn genera è un’immagine plastica capace di adattarsi alle impressioni della realtà in modo netto e di giocare come articolazione del pensiero. Come oggetto mentale che fa le veci della realtà, gli artisti elaborano il loro immaginario ragionato per indicare e scoperchiare parametri di conoscenza, scevri da giudizio ma reclamanti attenzione.

Dal paesaggio ricavano non una teoria ma una consapevolezza di trasformazione, se pur brutale, ricalcando la morfologia, in un’operazione prossima a quella rizomatica, come quella della ramificazione di un albero, postulata da G. Deleuze e F. Guattari in “Mille Piani. Capitalismo e schizofrenia”, del tutto opposta alla mappatura cartografica carica di una pulsione organizzante e, per questo, colonialista.

la logica dell’albero è una logica del calco e della riproduzione (…) “ implica tentare altra operazione, inversa ma non simmetrica

Cháron ferocia illuminata_ks 2021 ph Grazia Amelia Bellitta

E’ al paesaggio che bisogna guardare, trovando il coraggio di osservarlo senza interferenze ulteriori drammatizzanti, derive dell’innato tentativo umano di antropomorfizzare, plasmando secondo dettami umani ed emotivi, tutto ciò che lo circonda ed è vivente.  Accertato il polinomio morte-lutto-bestialità oblio, il detour visivo di Chárōn coincide con quello del suo omonimo traghettatore di anime, in silenzio procede accompagnando inquietudini e incertezze, come incerto appare il destino di un territorio carbonizzato che diviene facile preda d’acquisto da parte di logiche e interessi economici completamente fuori da legalità o idee di patrimonio collettivo.

“cui prodest scelus, is fecit” il delitto l’ha commesso colui al quale esso giova” (Medea, Seneca vv. 500-501)

Kunstschau_Contemporary place via G. Toma 72, Lecce

Info: + 39 320 5749854 | info.kunstschau@gmail.com

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