Il Museo Guggenheim Bilbao presenta un’importante retrospettiva, la prima in Spagna, alla pittrice Alice Neel. Dalla nudità alla maternità, dalla politica alla controcultura: sono tanti i temi racchiusi nel centinaio di opere che compongono la mostra. Alice Neel: prima le persone è visitabile dal 17 settembre 2021 al 6 febbraio 2022.
«Per me, le persone vengono per prime. Ho cercato di affermare la dignità e l’importanza eterna dell’essere umano» diceva Alice Neel (Pennsylvania, 1900 – New York, 1984) nel 1950. Questa affermazione rimane, a distanza di settant’anni, una valida introduzione alla retrospettiva che il Museo Guggenheim Bilbao dedica alla pittrice statunitense. L’esposizione Alice Neel: prima le persone, la prima in Spagna dedicata all’artista, ripercorre tutta la carriera artistica di Neel attraverso circa un centinaio di opere tra dipinti, disegni e acquerelli.
Veramente tanti, tantissimi i temi espressi in mostra. La nudità, la sessualità, la povertà, la maternità, la controcultura, la politica solo per citarne alcuni. Tutto filtrato dall’occhio straordinariamente sensibile della pittrice, capace di ritrarre scene di perdita e sofferenza, ma anche di forza e resistenza con una franchezza implacabile e un’acuta empatia. Ed è proprio l’attenzione alla vulnerabilità dei soggetti a impregnare la sua opera di un sentimento inconfondibile.
Tale delicatezza emerge fin dalle sue prime opere, come Ragazza francese (1920) o Carlos Enrìquez (1926), e diviene sempre più preponderante all’aggravarsi della materia trattata. Pensiamo per esempio alla registrazione visiva della politica newyorkese degli anni ’30 e ’40, segnata da diseguaglianza sociale ed episodi di brutale antisemitismo. Rilevante in tal senso I nazisti assassinano gli ebrei (1933), in cui ritrae la parata del 1° Maggio del 1936 che attirò una moltitudine di manifestanti – che appaiono capeggiati da alcuni degli artisti correligionari di Neel – allo scopo di denunciare la violenza insita nel pensiero nazista.
Ma il suo sguardo poetico indugia spesso anche sulle miserie quotidiane, le difficoltà che una certa frangia della popolazione è costretta ad affrontare con fatica e dignità. In tal senso è fondamentale, come crogiolo di suggestioni, il quartier di Spanish Harlem dove Neel visse con la famiglia dal 1928 al 1962. Qui l’artista catturò con il pennello l’anima dei suoi vicini, una popolazione etnicamente diversa e svantaggiata che sino ad allora raramente era stata soggetto artistico, come nel caso di Arci, soggetto che dalla tenera età all’adolescenza venne spesso ritratto dall’artista (Georgie Arce No. 2 (1955)).
La miseria umana che spesso l’ha circondata – come accade in Clinica di controllo pediatrico (1928-29), dove ritrae l’ospedale dove partorì la figlia Isabella – viene spesso riscattata nei suoi quadri, dipinti dove la lotta fisica ed emotiva dei soggetti emerge in tutta la carica espressiva. Una bellezza quotidiana affidata all’occhio dell’artista, capace di cogliere anche il valore degli edifici e dei parchi che compongono New York (Central Park, 1959).
La palette spesso ristretta e lo stile espressionista non vengono meno nemmeno all’emergere dell’astrazione, che Neel considerava “antiumanista” e a cui mai si dedicò. Salvo quale sperimentazione con il genere della natura morta, declinato in maniera ironica Giorno del ringraziamento (1965) o pittoricamente virtuosa Natura morta, Rosa di Sharon (1973).
L’impegno a favore dell’emancipazione femminile ha trovato spazio nella pittura di Neel specialmente all’interno di tematiche quali la nudità, il sesso e la maternità. Da una parte, i suoi nudi maschili, eseguiti con ingegno, si confrontano in maniera ludica con le convenzioni dell’erotismo che spesso si vedono nelle rappresentazioni delle donne. Dall’altra, la grande attenzione che rivolge la Neel ai nudi di donne incinte non ha precedenti, specialmente in un periodo in cui la cultura visiva spesso edulcorava o beatificava l’argomento.
La sua linea dipinta traccia con sensibilità i contorni dei sederi grossi, i peni flaccidi, i seni cadenti e la pelle tirata, cogliendo in modo convincente le peculiarità e il potere della forma umana nuda, che si tratti di uomo, donna, bambino, anziano, donna incinta o insieme al partner. Nei quadri di Neel il corpo nudo appare sempre senza scuse e in tutta la sua onestà.
Con la stessa franchezza si è dedicata al tema della maternità. Il suo trattamento del nudo di donne incinte non ha precedenti nella storia dell’arte. A differenza degli stereotipi fantasiosi che appaiono nella cultura popolare e nelle belle Arti, le madri di Neel sono franche e concrete. I suoi dipinti e disegni riflettono con empatia la sfida di avere e crescere i figli. Neel conosce le pressioni fisiche e psicologiche che accompagnano la maternità, specialmente per le madri con ambizioni professionali come lei. È un argomento che tratta dagli inizi della sua carriera, come nel caso di Madre e bambino, La Habana (1926), fino ai suoi ultimi giorni, come in Carmen e Judy (1972),
In una maniera o nell’altra, dunque, la perspicacia psicologica è il tratto distintivo di Alice Neel, celebrata oggi per la qualità introspettiva dei suoi ritratti. Molti dei suoi modelli sono sconosciuti, ma dipinge anche membri della sua famiglia, artisti, attivisti, leader dei diritti civili e celebrità che entrano nella sua orbita in distinti momenti della sua vita. Neel si sente attratta dalle persone che superano i limiti sociali, politici e culturali, e si concentra sulle caratteristiche uniche dei suoi modelli, curando ogni elemento della composizione per risaltare sia le loro personalità che le loro stravaganze.