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A Milano una delle mostre più belle della stagione: x_minimal da Cassina Projects, una mostra museale sul Minimalismo

Installation view x_minimal, curated by Friederike Nymphius at Cassina Projects, Milano | Photo Roberto Marossi Installation view x_minimal, curated by Friederike Nymphius at Cassina Projects, Milano | Photo Roberto Marossi
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Di sicuro una delle cose più belle viste in una galleria privata (ma non solo qui) di tutta la stagione. Cassina Projects a Milano, Via Mecenate zona est della città, presenta una ricognizione storica ed eterogenea sul Minimalismo. x_minimal (across minimal), a cura di Friederike Nymphius, è un’indagine trasversale sulle tendenze minimaliste a partire dalla fine degli anni 70 fino ad oggi. Ognuno degli artisti in mostra ha sviluppato un linguaggio riconoscibile che lo distingue, rendendo la sua posizione artistica indipendente ed unica. Nonostante le molteplici differenze in termini di media utilizzati, soluzioni formali e background, gli artisti selezionati dialogano ed interagiscono, facendo del minimalismo un terreno comune e condiviso.

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I saggi sul minimalismo iniziano spesso con un discorso sulla sua complessa definizione. La difficoltà nel trovare un nome universalmente accettato ne sottolinea la problematica centrale: racchiudendo teorie e media diversi, non è mai stato possibile identificarlo come un unicum. Lo storico dell’arte americano James Meyer, infatti, propose di inquadrare questo movimento come un “campo pratico” e un “dibattito critico” il cui obiettivo principale è quello di produrre un’arte risponda alle esigenze del suo tempo.

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GLI ARTISTI IN MOSTRA

John M Armleder, Monica Bonvicini, Martin Boyce, Valentin Carron, Andrew Dadson, N. Dash, Philippe Decrauzat, Gardar Eide Einarsson, Manuel Fois, Liam Gillick, Fernanda Gomes, Tarik Kiswanson, Alicja Kwade, Beth Letain, Meuser, Gerold Miller, Olivier Mosset, Francesco de Prezzo, Gerwald Rockenschaub, Francesco João Scavarda, Monika Sosnowska, Blair Thurman, Tatiana Trouvé, Franz Erhard Walther, Heimo Zobernig

Nei primi anni ’60, il minimalismo emerse come un nuovo movimento artistico. Formalmente ridotto, si liberava dal contenuto impiegando materiali moderni e metodi di produzione spesso industriali, con una particolare attenzione alle qualità spaziali dell’opera. Alla fine degli anni ’60, la crescente politicizzazione nella società mise in moto un cambiamento sostanziale nel modo in cui l’arte veniva intesa e concepita. Il minimalismo si caricò di significato e i suoi strumenti si arricchirono di elementi partecipativi. La filosofia, la politica, la scienza e l’indagine critica sulle questioni sociali divennero temi cruciali e cominciarono ad essere affrontati, analizzati e presentati attraverso mezzi e linguaggi specifici.

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Conflitto e mentalità sono diventati di interesse primario per il minimalismo; raramente queste qualità sono state importanti quanto oggi, in un’epoca di irrequietezza generale, improvvisazione e sconvolgimento, nella società come nella politica e nella scienza. Appartenenze, identità e valori tradizionali non sono più riferimenti credibili in quanto devono essere costantemente ripensati. Parole, definizioni e certezze vengono meno, nulla è più dato per scontato. In quest’epoca, segnata dalla perdita di orientamento e da una profonda insicurezza, l’arte offre un importante campo di sperimentazione e di riflessione.

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x_minimal dimostra che il processo di confutazione e ridefinizione delle premesse del minimalismo è ancora in corso, evidenziando una grande diversità di interpretazioni, ricerche ed espressioni. Gli artisti stanno nuovamente utilizzando i suoi parametri come strumento di “dibattito critico” per rimettere in discussione gli standard culturali e per intervenire sul divario che esiste tra ciò che è ora e ciò che sarà dopo. La definizione tradizionale tipicamente utilizzata per descrivere il minimalismo come limitazione ai minimi mezzi è ormai obsoleta e non soddisfa più le esigenze odierne; per questo dovrebbe essere sostituita da termini come attenzione o indagine.

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Ogni epoca pensa e sente in modo diverso, rispondendo alle specifiche esigenze del suo tempo. Per questo motivo, le impostazioni del minimalismo storico non possono essere semplicemente traslate nel presente. Piuttosto, i suoi standard devono essere scomposti, rivisti e reinterpretati in modo che possano portare alla costruzione di nuovi contenuti e nuovi significati. L’arte contemporanea si manifesta in particolare attraverso la sua interazione vitale con il presente.

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La realtà a noi familiare si sta dissolvendo. Produrre un’arte svincolata dal presente quindi non può più essere considerata la risposta. L’interrogativo urgente non deve più far luce su cosa potrebbe essere, ma piuttosto su cosa è. In tempi cosi incerti è molto importante che l’arte manifesti una presa di posizione, oltre a consapevolezza e coscienza.

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